S.Elisabetta si prende cura di una ammalata - vetrata nella chiesa della Santa a Marburg (DE) |
Per la festa di Santa Elisabetta d'Ungheria (o di Turingia) - grande donna francescana; da regina che era si fece povera, infermiera dei poveri, e mendicante per loro - il Messale dell'Ordine Serafico propone un'antifona di comunione peculiare, presente nella liturgia romana solo durante la celebrazione del "Mandatum" del Giovedì Santo, la "lavanda dei piedi", di cui costituisce la V antifona (nel Graduale preconciliare era la VI). Si tratta del testamento di Gesù, che lega l'amore reciproco concreto al riconoscimento dell'essere suoi discepoli (Gv 13,35):
«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli,
se vi amerete gli uni gli altri»,
dice il Signore.
In hoc cognóscent omnes quia discípuli mei estis:
si dilectiónem habuéritis ad ínvicem.
Dixit Iesus discípulis suis.
Dixit Iesus discípulis suis.
Questo tratto della spiritualità cristiana è fatto proprio da Santa Elisabetta, che spese tutta se stessa e i suoi averi per amare fattivamente e con umiltà il prossimo, soprattutto gli ammalati e gli abbandonati, lavando e rifocillando quanti erano incapaci di provvedere a se stessi. E per questo fu riconosciuta una vera discepola di Gesù, canonizzata ad appena 4 anni dalla morte, nel 1235, dallo stesso Papa (Gregorio IX) che aveva canonizzato san Francesco e sant'Antonio di Padova. Con loro costituisce una terna di santità francescana delle origini, esempio che ha plasmato la spiritualità minoritica (religiosa e laicale) fino ad oggi.
Ascoltiamo l'antifona, semplice ed efficace, come fu la vita di carità di Santa Elisabetta. Sotto il video, trovate lo spartito:
L'antica tomba di S.Elisabetta: circondata da poveri e storpi che chiedono la sua intercessione |
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