Accanto alla celeberrima tomba di sant'Antonio, nella sua basilica padovana, troviamo un altro confratello elevato alla gloria degli altari: si tratta del Beato Luca Belludi, socio del Santo portoghese, cioè compagno di cammino, suo biografo e successore. Riposa accanto al più famoso taumaturgo: gli sta accanto oggi come gli stava accanto durante la vita.
A Padova è molto venerato dagli studenti di tutti i livelli, avendo fama di essere il patrono locale della "gioventù studiosa". Di lui sappiamo pochissimo, ma in calce alla preghiera della Novena - che qui vi trascrivo da un libriccino del 1964 - vi aggiungo le note biografiche di questo beato francescano. La sua festa ricorre il 17 febbraio.
Novena (8-16 febbraio) in
preparazione alla festa del beato Luca belludi (17 febbraio)
Nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo. Amen.
1. - Signore, tu hai detto: «Voi non rallegratevi perché gli spiriti
maligni vi sono soggetti; rallegratevi invece perché i vostri nomi sono scritti
nei cieli» (Lc l0,20). Fa’ che io apprenda dal tuo insegnamento, o mio Dio, e
dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca, a curarmi prima di tutto e
sopra tutto di piacere a te, di esserti intimamente unito, affinché il mio nome
sia scritto nel Libro della vita, tra i tuoi eletti. Che importa compiere le
opere anche più grandiose, se poi perdessi l’anima!
Tre Gloria al Padre.
2. - Signore, tu hai detto: «Non
chi mi dice: - Signore! Signore! - entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la
volontà del Padre che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: -Signore,
Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo
cacciato i demoni? E nel tuo nome non abbiamo compiuto molti prodigi? -. Ma allora
io dichiarerò ad essi: - Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che
commettete l’iniquità!» (Mt 7, 21-23). Fa’ che io apprenda dal tuo
insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca,
che il più grande miracolo è di compiere in ogni attimo e in ogni circostanza,
con umiltà e amore, con ardimento e costanza, la tua adorabile volontà.
Soltanto nella tua volontà è la nostra pace.
Tre Gloria al Padre.
3. - Signore, tu hai detto: «Badate
di non praticare la vostra giustizia agli occhi degli uomini, per esser
guardati da loro; altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è
nei cieli» (Mt 6,1). Fa’ che io apprenda dal tuo insegnamento, o mio Dio, e
dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca, l’importanza essenziale della
retta intenzione, che deve guidarmi in tutte le mie azioni di cristiano.
Concedimi di osservare la tua legge d’amore senza l’assillo d’esser veduto,
approvato, elogiato dal prossimo. Che io non cerchi mai, come ricompensa del
bene che ho la grazia di compiere, il plauso delle creature, ma unicamente la
paterna compiacenza e l’intima approvazione del mio Padre celeste.
Tre Gloria al Padre.
4. - Signore, tu hai detto: «Quando
fai l’elemosina, non farla strombazzando a modo degli ipocriti, per aver gloria
dagli uomini. In verità vi dico: - Hanno già ricevuto la loro ricompensa! -.
Invece, quando fai l’elemosina; non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la
tua destra, affinché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede
nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,2-4). Fa’ che io apprenda dal tuo
insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca,
com’è terribile e invadente la vanità, che s’insinua anche nelle cose più
sante. Allontana da me ogni ostentazione e ogni stolta compiacenza. Rendimi
delicato e discreto quando l’amore fraterno m’inclina ad alleviare le necessità
materiali e spirituali del mio prossimo.
Tre Gloria al Padre.
5. - Signore, tu hai detto: «Quando
pregate, non imitate gli ipocriti, i quali, mentre sono in preghiera, amano di
essere veduti dagli uomini. In verità vi dico: - Hanno già ricevuto la loro
ricompensa!". Tu, invece, ritirati, quando preghi, nella tua stanza,
chiudi l’uscio e prega il Padre tuo che è presente nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,5-6). Fa’ che io apprenda dal
tuo insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca,
che s’innalza fino al tuo trono soltanto la preghiera sincera e pudica, non
inquinata dalla bramosia di apparire dinanzi agli altri diverso da quel che
sono in realtà. Che io mi circondi, anche nella preghiera pubblica, di riserbo
e umiltà, cuore a cuore col Padre mio celeste, che è il Dio nascosto.
Tre Gloria al Padre.
6. - Signore, tu hai detto: «Pregando
poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a
forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali
cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (Mt 6,7-8). Fa’ che io
apprenda dal tuo insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele,
il Beato Luca, ad essere consapevole della santità della preghiera, che non
devo profanare con superstizioni, con formule recitate senz’anima, per
abitudine. Rendimi degno di pregarti, o Signore! E concedimi di non essere
egoista mentre elevo a te le mie lodi e ti espongo le mie necessità. Ch’io ti
invochi non solo per me, ma porti nella orazione l’eco di tutte le sofferenze
della Chiesa e dell’umanità, implorando la tua grazia su tutti, specie i più
abbandonati, i più lontani e quelli che mi fanno del male.
Tre Gloria al Padre.
7. - Signore, tu hai detto: «Quando
digiunate, non prendete un aspetto lugubre, come gli ipocriti, i quali mostrano
un volto disfatto perché gli uomini s’accorgano del loro digiuno. In verità vi
dico - Hanno già ricevuto la loro ricompensa! -. Tu, invece, quando digiuni,
profùmati la testa e làvati il viso, per non far vedere agli uomini che stai
digiunando, ma al Padre tuo che è presente nel segreto; e il Padre tuo, che
vede nel segreto, ti ricompenserà» (Lc 6,16-18). Fa’ che io apprenda dal
tuo insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca,
a compiere il bene con spontaneità e naturalezza, perché le opere buone non
degenerino in strumento di vana affermazione di me stesso; Che per colpa di una
malintesa severità e sostenutezza io non abbia a dare alla religione un aspetto
antipatico, repulsivo, perché tu vuoi che ti serviamo nella gioia. Ogni mia
azione sia disinteressata e limpida, così da riflettere la tua Bellezza e Bontà
infinita, e non mai la mia povera umanità.
Tre Gloria al Padre.
8. - Signore, tu hai detto: «Non
accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri
scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né
ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il
tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,19-21). Fa’ che io apprenda dal
tuo insegnamento, o mio Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca,
a improntare ogni mio pensiero, sentimento e azione di spirito soprannaturale. Come
fugace e ingannevole è ogni bene di questo mondo: denaro, beni, amicizie,
onori, potenza, piaceri... Tutte le cose di quaggiù rapidamente e irrevocabilmente
sfioriscono. Mio tesoro sia domare le passioni, superare i cattivi esempi del
mondo e le seduzioni di Satana, vivendo soltanto in te, con te, per te! Tutto è
perduto tranne quello che depongo nel tuo Cuore!
Tre Gloria al Padre.
9. - Signore, tu hai detto: «La
luce del corpo è l’occhio. Dunque, se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo
sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà
oscurato. E se la luce che è in te diventa oscurità, quanto grande sarà la
tenebra!» (Mt 6,22-23). Fa’ che io apprenda dal tuo insegnamento, o mio
Dio, e dall’esempio del tuo servo fedele, il Beato Luca, a sentire e amare
sempre più la bellezza delle virtù evangeliche. Come l’occhio sano vede bene e
l’occhio malato vede male, cosi è della mia vita. Se ho cuore retto, benevolo,
paziente, unito a Dio, ogni cosà acquista luminosità e quiete, anche in mezzo
alle immancabili prove. Ma se il mio cuore è guasto d’egoismo, di finzione, d’invidia,
disprezzo e ambizione, allora tutto in me e intorno a me è tenebra e
inquietudine. O Signore, medico divino, guarisci lo sguardo della mia anima!
Tre Gloria al Padre.
V. Prega per noi, o Beato
Luca.
R. Affinché siamo fatti
degni delle promesse di Cristo.
Preghiera
O Dio, che hai dato al tuo confessore sant’Antonio come compagno e
perfetto imitatore, il beato Luca, fa’ che, per intercessione di entrambi,
seguiamo i loro esempi in modo da meritare, come loro, la tua ricompensa.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
PROFILO BIOGRAFICO DEL BEATO LUCA BELLUDI
Cappella del Beato Luca - Basilica S.Antonio |
Ben poco ci è dato di conoscere intorno a questa nobile e attraente
figura di francescano.
Emulando l’umiltà del suo grande maestro S. Antonio, frate Luca
circondò di un alone di silenzio e di dimenticanza la sua vita e le sue gesta.
Qualche esile notizia conservata nei vecchi archivi cittadini, qualche significativa
memoria tramandatasi nei secoli nel convento ch’egli santificò con la sua
dimora: è tutto ciò che ci è noto di lui.
Tra i figli del Poverello
Il Beato Luca nacque a Padova in data imprecisata, ma che gli studiosi
con solide ragioni assegnano ai primi anni del 1200. Una tradizione piuttosto
tardiva e discussa attesta ch’egli appartenne alla ricca e potente casata dei
Belludi, che aveva in signoria il castello di Piazzola sul Brenta. Santi non ci
s’improvvisa. Perciò è verosimile che il piccolo abbia avuto la fortuna di
trascorrere infanzia, fanciullezza e adolescenza in un clima familiare intriso
di religiosità sana e operosa.
Nel 1220, S. Francesco, reduce dal pellegrinaggio in Terrasanta, dopo
aver approdato a Venezia, fece sosta a Padova per fondare, o forse solo per
visitare, alla periferia della città due umili «luoghi», cioè il conventino per
i frati e l’altro per le monache del suo giovane Ordine. Fu allora,
probabilmente, che il nostro Beato incontrò il mirabile Poverello e sentì
germogliare nel cuore la vocazione religiosa.
In quella stessa occasione o qualche tempo più tardi, Luca abbandonò
senza rimpianto il mondo con tutti i sogni e le promesse della giovinezza, per
rivestire la rozza tonaca di frate minore e cingere i fianchi col bianco cordiglio.
Ma l’oblio, da lui assunto come regola di vita, copre col suo velo
impenetrabile l’aurora di quella ardente santità.
Accanto alla chiesuola dell’Arcella, dedicata alla Madonna, frate Luca
poté conoscere in profondità e immedesimarsi con l’ideale francescano, cui si era
votato nell’entusiasmo e nella purezza dei suoi vent’anni. E fu qui - secondo
una ragionevole congettura - che, incitato dai superiori e dopo conveniente
preparazione, venne ordinato sacerdote. Nella tersa pace di madonna Povertà fu
bello, giorno dopo giorno, lasciarsi portare dalla Grazia ad altezze spirituali
sempre più luminose.
Il Beato scrisse la sua vita non con carta e penna, ma con parole di
verità e con atti di amore: è il Libro
della Vita, sigillato, che soltanto Dio conosce e che noi pure potremo leggere,
in Cielo.
L’incontro di S. Antonio
1227: nel tardo autunno S. Antonio è a Padova, per la prima volta. Dopo
avere abbandonato il natio Portogallo, il Santo aveva peregrinato per le strade
d’Italia e di Francia, dovunque svolgendo un molteplice apostolato come
educatore del popolo lottando in prima linea contro i vizi e le eresie
infestanti, come pacificatore di conflitti politici e sociali, come creatore di
centri di studi sacri, come forgiatore di anime apostoliche. Nella primavera di
quell’anno, Antonio era stato eletto ad Assisi
ministro provinciale, cioè superiore di tutti i francescani d’Italia
settentrionale. Per dovere d’ufficio egli era tenuto a visitare i diversi conventi
sottoposti alla sua giurisdizione, accostando personalmente uno per uno i
religiosi affidatigli.
Nel conventino dell’Arcella avviene il grande incontro. Anche qui
difettano notizie precise. Più che nel 1227 pare probabile che i due uomini di
Dio si siano incontrati più tardi, nell’estate del 1230. Da quel giorno S.
Antonio e il Beato Luca sono un cuor solo e un’anima sola, due fiamme dello
stesso Fuoco spirituale. Il Santo scopre con gioia quale tesoro stia racchiuso nell’anima
schiva e generosa di frate Luca, e il Beato comprende subito quale figura
straordinaria sia il suo nuovo «ministro», ridondante di sapienza e di santità,
dotato di fermezza incrollabile e di tenerezza materna.
Sboccia fra i due uomini di Dio un’amicizia indissolubile e santa, una
confidenza e un’intesa reciproca ammirevoli. Da quel momento il Beato Luca avrà
un cognome: sarà, in vita e in morte, «Luca di S. Antonio», il compagno
inseparabile del Taumaturgo.
Suscitati ambedue dalla Provvidenza in tempo di lotte forsennate tra
città e città, di contrasti sanguinari tra classe e classe sociale, di
implacabili rancori tra le famiglie più potenti ed ambiziose - S. Antonio e il Beato
Luca, preparati al grande compito dall’assidua intimità con Dio, dall’austerità
più rigida e dal cordiale amore fraterno, proseguono nelle terre emiliano-lombardo-venete
quell’azione francescana che dà novella giovinezza alla Chiesa, duramente
provata da tanti mali.
Vicino a S. Antonio, collaboratore impareggiabile, il nostro Beato vive
anni intensissimi.
Una volta - è un antico e attendibile cronista che lo racconta - dopo
aver tenuto al popolo la predica, S. Antonio, volendo sfuggire all’infrenabile
entusiasmo della folla, cercò di far ritorno al convento attraverso viuzze
fuori mano. Era al suo fianco frate Luca, «uomo famoso per la sua bontà». Ed
ecco farsi avanti una povera madre, che stringeva in braccio il suo piccino
gravemente infermo. Antonio, solo spinto dall’umiltà, tenta di resistere alle
suppliche della sventurata; ma poi, vinto dalle preghiere del suo Compagno, s’intenerisce
dinanzi a tanto dolore e risana il bambino.
La quaresima del 1231 è l’estrema, memorabile prova apostolica del
Taumaturgo. Tutta Padova, dal vescovo Corrado col suo clero ai professori dell’università
coi loro scolari dalla laboriosa borghesia ai lavoratori della terra si stipa
intorno al suo pulpito e al suo confessionale. Una notte Satana, furente per le
tante anime strappate alle sue seduzioni, si scaglia contro il Santo; ma la
Vergine gloriosa, invocata nella stretta mortale, scende a liberare il suo
apostolo. All’amico prediletto Antonio confida l’incursione subita e vinta.
Nel maggio dello stesso anno, di ritorno da Verona dove aveva
impavidamente affrontato Ezzelino da Romano, S. Antonio si ferma sui colli
euganei, e di lassù contempla commosso e benedice la sua patria adottiva: Padova.
Gli è al fianco, come sempre e dovunque, il fedele frate Luca. Insieme
combattono le battaglie di Dio, insieme progettano e realizzano, insieme
soffrono e gioiscono, insieme pregano. E Luca attesterà del suo maestro: «Era
veramente un uomo di grande orazione».
Ormai stremato dalle incessanti fatiche Antonio si ritira nell’eremitaggio
di Camposampiero, seguito dall’Amico carissimo. Egli si fa preparare una
celletta di stuoie tra i rami di un noce maestoso, ai piedi del quale anche Luca
si ritempra nella preghiera e nella contemplazione, e riceve le ultime confidenze
del Santo.
Sorella morte è vicina, e Antonio le va incontro all’Arcella. Nel
quieto tramonto del 13 giugno 1231 egli abbandona questa terra di esilio
cantando un inno d’amore alla Vergine, e illuminato dalla Visione di Gesù.
Spira fra le braccia del Beato Luca.
A gloria dell’Amico
La salma del Taumaturgo alcuni giorni più tardi viene portata
processionalmente alla chiesetta di S. Maria, in mezzo a un indescrivibile trionfo
di popolo. Undici mesi passano, e papa Gregorio IX nella cattedrale di Spoleto eleva
Antonio agli’ onori degli altari. Il Beato Luca naturalmente fu uno zelante
promotore della canonizzazione; la sua testimonianza era la più sicura e
documentata. E’ quasi certo che sia stato Luca stesso, nel 1232, a scrivere la prima
biografia di S. Antonio, l’autorevole e fondamentale «Leggenda Assidua». In quelle pagine egli, fedele alla sua abitudine
di circondarsi d’oblio, non nomina mai se stesso. Ma da vari indizi appare che
lo scrittore, o almeno l’ispiratore, è lui, anche perché molti particolari ivi narrati non
potevano essere rivelati che da un amico intimo.
Il monumento che celebra nei secoli la grandezza di Luca è certamente
la Basilica del Santo, l’omaggio più stupendo che un amico abbia mai reso all’amico.
Sappiamo che Luca fu l’erede dello spirito di Antonio, ed è intorno a lui che
ormai gravita la vita dei francescani di Padova. La costruzione del bellissimo
santuario ebbe subito inizio; i lavori si protrassero per molti decenni, sotto
gli occhi vigili del Beato.
Un altro merito, e non minore, noi posteri dobbiamo riconoscergli. Si
tratta degli scritti di S. Antonio: i «Sermoni domenicali» e gli incompiuti
«Sermoni festivi» che, con la loro ricchezza di dottrina, hanno ottenuto al
Taumaturgo l’aureola di Dottore della Chiesa. Frate Luca, che gli fu vicino
durante la contemplazione in qualità di scrivano, diresse il loro riordinamento
e la pubblicazione.
Fedele alla povertà francescana, predicatore ascoltato, consigliere di
anime sperimentato e illuminato, Luca venne eletto superiore del convento del
Santo e, nel triennio 1239-42, fu scelto a succedere a S. Antonio nella carica di
ministro provinciale. Ma intanto, nubi foriere di uragano si erano addensate
nel cielo di Padova. Per vent’anni la città vive sotto il giogo del tiranno
Ezzelino, governata dal suo dispotico rappresentante Ansedisio di Guidotti.
Il Beato Luca si mostra, anche in questa drammatica circostanza, degno
continuatore dell’apostolato antoniano. Intrepidamente affronta il satellite
del tiranno, protestando contro l’intollerabile oppressione. Tale è il suo
coraggio, tale il prestigio della sua figura morale e la sua popolarità, che
Ansedisio non osa toccarlo. Nella notte del 13 giugno 1256, mentre il Beato
prega e piange accanto alla Tomba dell’Amico santo, viene confortato da una visione
S. Antonio gli appare, predicendogli imminente la liberazione della città dal
dominio ezzeliniano. Una settimana più tardi Padova riacquista la libertà.
Il 10 aprile 1263 un altro avvenimento portentoso colma di letizia il
cuore del Beato. Trasportandosi
i resti mortali .di Antonio dalla chiesetta di S. Maria alla nuova
basilica, ormai in fase di compimento, viene ritrovata incorrotta la Lingua del
Taumaturgo. La gloria si riverbera sul vecchio frate Luca. Il quale, nel mondo
francescano, mentre passano a miglior vita uno ad uno quelli che conobbero S.
Antonio, resta il depositario fedele delle memorie antoniane e l’ispiratore
veridico di quanto si viene scrivendo nel suo convento intorno al Taumaturgo.
Avvolto nel silenzio
Gli anni, le fatiche, le penitenze sembra non riescano a intaccare la
sua forte fibra.
Luca continua il suo apostolato, conducendolo col suo stile sommesso,
riluttando ad ogni ombra
di esteriorità. Un documento del 1260, ritrovato recentemente, getta un
raggio di luce su questa èsemplare attività. «Presente frate Luca già compagno
di S. Antonio», viene composto un acre dissidio tra due famiglie della nobiltà
padovana, ricche e prepotenti. C’è una sola spiegazione plausibile: il Beato è
lì, con il prestigio della sua santità, a continuare la missione pacificatrice
di Antonio, placando un funesto rancore. Il Signore lo favori anche col dono
dei miracoli, che egli seppe però occultare premurosamente, attribuendo tutto
all’intercessione del suo indimenticabile Amico.
La nobildonna Alice de Manto, nel suo testamento rogato il 9 giugno
1285, lascia «a frate Luca compagno di S. Antonio quattro lire venete per una
tonaca». Come doveva essere logoro il saio indossato dal quasi nonagenario frate
Luca, se la pia Signora si fa un dovere di provvedervi!
Il Beato vide gli albori del suo secolo: Dio dispose che ne vedesse
anche il tramonto. E’ infatti l’anno 1288 circa quando, dopo una lunghissima
esistenza tutta consacrata al Vangelo, frate Luca piega il capo stanco tra le braccia
di sorella morte. Abbiamo una testimonianza della venerazione che confratelli e
fedeli nutrivano per il vegliardo; una sola, ma che rivela tutto. Quando la sua
salma fu composta nell’estremo riposo, non si seppe trovare luogo più degno ed onorifico
per deporla, che la tomba dov’era stato custodito per trentadue anni il corpo benedetto
di S. Antonio. Non era una semplice tomba, ma un altare. Appena morto, il Beato
Luca fu spontaneamente venerato come un uomo di Dio, e il Signore ratificò quel
culto facendo fiorire intorno all’altare del Beato grazie e prodigi.
Sul finir del Trecento, a pochi passi dall’Arca del Taumaturgo, venne
eretta una graziosa cappella, che fu decorata magistralmente da Giusto de’
Menabuoi. Sulle pareti, ai lati dell’altare, due scene riguardano il nostro
Beato: a sinistra, è ritratto mentre, in ginocchio e a mani giunte, contempla S.
Antonio che gli profetizza prossima la liberazione di Padova; a destra, vediamo
in alto il Beato Luca pure in ginocchio dinanzi a Cristo glorioso, in atto di implorare
pietà per i suoi devoti che chiedono grazie ai piedi della sua tomba. Anche
nell’abside, vicino al trono di Maria, appare l’immagine aureolata e amabile
del Beato Luca che presenta alla Madre di Dio un nobiluomo orante.
In questa elegante cappella fu trasportata la Tomba-altare di Luca. Al
presente, però, i suoi resti mortali sono custoditi in una pregevole urna
marmorea trecentesca, incassata nell’abside, precisamente alla base dell’affresco
raffigurante la Madonna in trono.
Se si potesse racchiudere in un’espressione molto rapida la figura di
un santo, potremmo definire il Beato Luca un «santo del silenzio». La sua
spiritualità ha profonde somiglianze con S. Giuseppe.
Per una singolare legge di contrasto, il nostro tempo, invasato dalle
furie della fretta e del rumore, contaminato da una soffocante pubblicità e
sconvolto da un’inquietudine senza pace, sta scoprendo la grandezza di questa spiritualità
tutta intima, priva di ogni nota clamorosa, fatta solo di profondità. Il 18
maggio 1927 il pontefice Pio XI confermava ufficialmente il culto immemorabile
prestato in tanti secoli al Beato Luca.
Di lui poco si conosce, poco si parla, poco si scrive. Mentre S.
Antonio e la B. Elena, suoi contemporanei, ebbero chi si prese cura di
raccogliere e tramandare ai posteri un riassunto biografico, il Beato Luca non
ebbe nessuno che, dopo morto, affidasse alla carta una traccia almeno, qualche
dato preciso, qualche ricordo degno di memoria. In questo io amo scorgere una
disposizione provvidenziale, quasi una obbedienza postuma al suo desiderio di
essere un santo appartato nell’ombra.
Non poche anime lo sentono vicino, lo invocano nelle loro necessità, lo
amano. Anime silenziose, le cui pene non possono essere espresse che sottovoce,
nel nascondimento del cuore. E le grazie del Beato Luca fioriscono nel
silenzio.
Grazie’ soprattutto intime, che occhio umano non vede, che orecchio non
ode. Iddio gli ha concesso di essere, anche nella gloria del cielo, il
confortatore degli umili, l’amico dei dimenticati.
Al mattino o sul finir della sera, chi entra nella sua devota cappella,
nota intorno all’altare del santo vegliardo degli adolescenti in preghiera. Sono i giovani
studenti che vengono ad invocarlo nelle loro difficoltà. O caro Beato Luca,
intercedi per noi presso Dio!
PREGHIERE DEGLI STUDENTI devoti al Beato Luca
Per il buon esito degli studi
O Signore, che nella sacra Scrittura ti definisti «Dio della scienza»,
ascolta la preghiera che t’innalziamo dinanzi alla tomba del Beato Luca,
unendoci alle sue intenzioni.
Non rimangano per nostra colpa infruttuosi i talenti che ci hai
concesso. Illumina, o Signore, la nostra intelligenza; irrobustisci la nostra
volontà, stimola la nostra volontà di lavoro, affinché possiamo compiere
felicemente i nostri studi. Aiutaci a scrollare il torpore della pigrizia, a
vincere il richiamo a una vita frivola e dissipata, a svincolarci dalle
attrattive di divertimenti che non fanno onore al nostro carattere di
cristiani. Aiutaci, o Signore, ad affrontare di buon animo la monotonia del dovere quotidiano, ad impegnare in pieno tutte le nostre capacità,
a formarci una cultura illuminata, vasta, profonda.
Ti domandiamo, o Signore, per intercessione del Beato Luca, di darci un
cuore di apostoli, per trasformare le nostre esperienze, le nostre amicizie, le
nostre inclinazioni in altrettante prese di contatto con la tua Grazia e la tua
Verità. In ogni persona, in ogni cosa, o Signore, fa’ risplendere la tua presenza
elevante e illuminante. E che tutti possano vedere in noi, nonostante le nostre
fragilità, un raggio della tua sapienza e della tua bontà. Amen.
Per ottenere la Sapienza (dal libro della Sapienza)
Dio dei padri e Signore di misericordia, *
che tutto hai creato con la tua parola,
che con la tua sapienza hai formato l'uomo, *
perché domini sulle creature che tu hai fatto,
e governi il mondo con santità e giustizia *
e pronunzi giudizi con animo retto,
dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono *
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, †
uomo debole e di vita breve, *
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
Anche il più perfetto tra gli uomini, †
privo della tua sapienza, *
sarebbe stimato un nulla.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere, *
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi *
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Mandala dai cieli santi, *
dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica *
e io sappia ciò che ti è gradito.
Essa tutto conosce e tutto comprende: †
mi guiderà con prudenza nelle mie azioni *
e mi proteggerà con la sua gloria.
Ringraziamento per il buon esito
degli esami
Mio Dio, ecco quello che succede: se una cosa mi va storta, mi lascio
dominare dalla permalosità e ti tengo il broncio; se una cosa va a gonfie vele,
mi lascio portar via dall’euforia. Così, in un caso e nell’altro, mi dimentico
di te ...
Voglio ringraziarti per la grazia che mi hai fatto. Tutto è dono tuo,
dono però che germoglia sull’albero della nostra collaborazione umana. Ho
lavorato, e tu hai benedetto la mia fatica. Ho cercato di far del mio meglio,
mettendoci applicazione e diligenza, e tu hai voluto premiare il mio impegno.
Grazie, mio Dio, dell’assistenza con cui mi hai circondato nei mesi di
studio, nella vigilia febbrile dell’esame. Se ripenso a come si sono svolti
questi lunghi giorni di studio, scopro che ogni mio passo è stato guidato dalla
tua luce, ogni mio progresso nella conoscenza è stato illuminato dal tuo amore.
Fa’, o Signore, che a motivo di questo successo non mi lasci invadere
dall’orgoglio intellettuale, dalla sicurezza di me; che io sappia mantenermi
cristianamente libero dal solletico della vanità, dalla sete di elogi. Ch’io
non mi dia mai aria di persona importante, bramosa di lodi vane. La mia cultura
non crei una separazione fra me e la gente semplice; fa’ che io scopra quanto
tesoro di sapienza c’è spesso nelle persone umili, che il mondo tratta con
spregio.
Vorrei assomigliare al Beato Luca, il quale, pur possedendo doti
intellettuali non comuni, non volle mai aggrapparsi a friabili apparenze di
successo, ma preferì lavorare in disparte, solo preoccupato di piacere a Dio e
di essere utile al prossimo. Oh, sì: il prossimo! A quell’esame, o Signore, io
voglio essere promosso: all’esame che tu, al tramonto della mia vita, mi farai
sull’amore che avrò portato ai miei fratelli.
Dopo un insuccesso scolastico
Sento poca voglia di pregare, dopo questa umiliazione. I bei sentimenti
sbocciano a loro agio soltanto nei momenti di euforia. Mi sento amareggiato,
stizzito. Istintivamente me la prendo con gl’insegnanti e li accuso di poca
giustizia o addirittura di parzialità e d’incomprensione. Me la prendo coi
compagni, e rinfaccio loro la buona fortuna; me la prendo con i miei familiari
e li rimprovero di non capirmi...
Sono tentato di seguire l’esempio di certi faciloni, che hanno l’aria
di prender tutto con leggerezza. Mio Dio, aiutami a comprendere meglio quello
che è accaduto; ma liberami prima, dal turbamento d’animo che m’impedisce di
vedere le cose con chiarezza.
C’è, nella mia reazione, parecchia vanità ferita, parecchia immaturità
di carattere.
Drammatizzo tutto. Quanto ci guadagnerei a essere più semplice, ad
affrontare virilmente
i fatti, con lealtà e realismo. Ecco: un successo mi inorgoglisce, uno
scacco mi abbatte. Non è questo il primo rovescio che subisco nella vita; chissà quante altre contrarietà dovrò
affrontare,
quante delusioni, quante rinunce e sconfitte mi attendono in futuro. La
vita è una maestra severa, con tutti. Invece di irritarmi inutilmente o di
afflosciarmi, farei meglio a rivedere la parte di responsabilità che ho in
questo insuccesso.
Se avessi studiato con più metodicità e intensità, senza lasciarmi
vincere dall’indolenza o da facili distrazioni, forse mi sarebbe andata bene.
Sono troppo portato a scaricare una colpa mia sugli altri! Fammi forte, o Signore,
nei momenti in cui mi trovo sfiduciato e sfinito. La strada è lunga, difficile,
ma devo percorrerla da cristiano, con ritmo sereno e coraggioso. Sono
inciampato mio malgrado, ma ora devo balzare in piedi e riprendere il mio
posto, senza sciocche lamentele.
Confido tanto nel tuo aiuto, o mio caro Protettore, beato Luca: non
lasciarmi solo in queste ore di tristezza e di scoraggiamento.
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