Stando a quanto dice l'informatissimo Damian Thompson nel suo Holy Smoke, sembra proprio che il vescovo di Lancaster, Patrick O'Donoghue, si sia lasciato sfuggire la notizia parlando con un giornalista del noto settimanale cattolico The Tablet (ricordiamo che sono voci...).
Il prescelto alla successione del primate cattolico di Inghilterra sarebbe dunque un outsider nel vero senso della parola, uno che viene da fuori, anzi dal centro. Si tratterebbe di quel Dom Edmund Power - di cui si vocifera da tempo l'elevazione episcopale - cinquantaseienne benedettino inglese (di Douai Abbey), ma abate del Patriarcale Monastero di San Paolo di Roma (dal 2005). Può essere che l'anno paolino, l'anniversario dell'annuncio del Concilio Vaticano II, e le altre occasioni ecumeniche abbiano fatto mettere gli occhi apostolici di papa Benedetto su questo abate anglosassone, facendo balenare nella lucida mente pontificia il desiderio di inviarlo a spezzare il "circolo magico" (come dice sempre Thompson) dei vescovi della terra di Albione. Un gruppo chiuso ed estremamente liberale, che avrebbe proprio bisogno di non essere rinforzato attraverso una nomina interna al circolo medesimo.
Ha fama di essere particolarmente ortodosso (almeno rispetto ai vescovi del suo paese...) e la permanenza nella Caput Mundi avrà influito favorevolemente sul suo italiano, oltre che sulla sua conoscenza di tanti italiani e stranieri che passano per la sua Basilica (cardinali, curiali, fedeli di ogni genere, politici, monaci ecc..) .
Dopo il grande Basil Hume, un'altro benedettino sul trono di Westminster è quello che serve, dicono in molti, soprattutto se il polso è più fermo del suo compianto confratello. Di sicuro non dovrebbe far rimpiangere l'immediato predecessore, almeno quanto ad attaccamento alla tradizione e a cristiana franchezza verso le altre religioni.
Intervista all'abate Power (11/10/2007 - Oristano)
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