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lunedì 14 aprile 2014

Le sette parole di Gesù in Croce 2 - commenti di Giovanni Paolo II - Oggi sarai con me

Oggi la seconda delle "sette parole di Cristo in Croce" nel commento di Giovanni Paolo II:

Seconda parola:
"In verità, ti dico, oggi tu sarai con me in paradiso" (Lc 23,43)

Giovanni Paolo II,  Mercoledì, 16 novembre 1988


7. ..Un altro fatto concreto avvenuto sul Calvario... s’integra nel messaggio della croce come messaggio di perdono. Dice Gesù a un malfattore crocifisso con lui: “In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23, 43). È un fatto impressionante, nel quale vediamo in azione tutte le dimensioni dell’opera salvifica, che si concretizza nel perdono. Quel malfattore aveva riconosciuto la sua colpevolezza, ammonendo il suo complice e compagno di supplizio, che scherniva Gesù: “Noi siamo in croce giustamente, perché riceviamo la giusta pena per le nostre azioni”; e aveva chiesto a Gesù di poter partecipare al regno, da lui annunciato: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23, 42). Egli trovava ingiusta la condanna di Gesù: “Non ha fatto niente di male”. Non condivideva quindi le imprecazioni del suo compagno di pena (“Salva te stesso,e noi” [Lc 23, 39]), e degli altri che, come i capi del popolo, dicevano: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio, l’eletto” (Lc 23, 35), né gli insulti dei soldati: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” (Lc 23, 37).

Il malfattore pertanto, chiedendo a Gesù di ricordarsi di lui, professa la sua fede nel Redentore; nel momento di morire, non solo accetta la sua morte come giusta pena del male compiuto, ma si rivolge a Gesù per dirgli che ripone in lui tutta la sua speranza.

Questa è la spiegazione più ovvia di quell’episodio narrato da Luca, nel quale l’elemento psicologico - cioè la trasformazione dei sentimenti del malfattore -, se ha come causa immediata l’impressione ricevuta dall’esempio di Gesù innocente che soffre e muore perdonando, ha però la sua vera radice misteriosa nella grazia del Redentore, che “converte” quest’uomo e gli accorda il perdono divino. La risposta di Gesù, infatti, è immediata. Egli promette al malfattore, pentito e “convertito”, il paradiso, in sua compagnia, per il giorno stesso. Si tratta dunque di un perdono integrale: colui che aveva commesso crimini e rapine - e dunque peccati - diventa un santo all’ultimo momento della sua vita.

Si direbbe che in quel testo di Luca è documentata la prima canonizzazione della storia, compiuta da Gesù in favore di un malfattore che si rivolge a lui in quel momento drammatico. Ciò mostra che gli uomini possono ottenere, grazie alla croce di Cristo, il perdono di tutte le colpe e anche di tutta una vita cattiva, e che possono ottenerlo anche all’ultimo istante, se si arrendono alla grazia del Redentore che li converte e salva.

Le parole di Gesù al malfattore pentito contengono anche la promessa della felicità perfetta: “Oggi sarai con me in paradiso”. Il sacrificio redentore ottiene, infatti, per gli uomini la beatitudine eterna. È un dono di salvezza proporzionato certamente al valore del sacrificio, nonostante la sproporzione che sembra esistere tra la semplice domanda del malfattore e la grandezza della ricompensa. Il superamento di questa sproporzione è operato dal sacrificio di Cristo, che ha meritato la beatitudine celeste col valore infinito della sua vita e della sua morte.

L’episodio narrato da Luca ci ricorda che il “paradiso” è offerto a tutta l’umanità, a ogni uomo che, come il malfattore pentito, cede alla grazia e pone la sua speranza in Cristo. Un momento di conversione autentica, un “momento di grazia”, che possiamo dire con san Tommaso, “vale più di tutto l’universo” (S. Thomae “Summa Theologiae”, I-II, q. 113, a 9, ad 2), può dunque saldare i conti di tutta una vita, può attuare nell’uomo - in qualsiasi uomo - ciò che Gesù assicura al suo compagno di supplizio: “Oggi sarai con me in paradiso”.

1 commento:

Censorina ha detto...

Grazie per questa seconda meditazione.

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