La musica di quest'inno è la stessa di A solis ortus, cioè l'inno di Natale. C'è dunque continuità nel tema melodico che parla di continuità del tempo celebrativo (vedi la stessa metodologia negli inni d'Avvento della prima parte del tempo e della novena di Natale).
Il video riporta un assaggio di questo inno:
E ora il testo in latino con la traduzione (non letteralissima, ma comunque ottima) presente nel breviario:
Hostis Heródes ímpie,
Christum veníre quid times? Non éripit mortália qui regna dat cæléstia. Ibant magi, qua vénerant stellam sequéntes præviam, lumen requírunt lúmine, Deum faténtur múnere. Lavácra puri gúrgitis cæléstis Agnus áttigit; peccáta quæ non détulit nos abluéndo sústulit. Novum genus poténtiæ: aquæ rubéscunt hýdriæ, vinúmque iussa fúndere mutávit unda oríginem. Iesu, tibi sit glória, qui te revélas géntibus, cum Patre et almo Spíritu, in sempitérna sæcula. Amen. |
Perché temi, Erode,
il Signore che viene? Non toglie i regni umani, chi dà il regno dei cieli. I Magi vanno a Betlem e la stella li guida: nella sua luce amica cercan la vera luce. Il Figlio dell'Altissimo s'immerge nel Giordano, l'Agnello senza macchia lava le nostre colpe. Nuovo prodigio, a Cana: versan vino le anfore, si arrossano le acque, mutando la natura. A te sia gloria, o Cristo, che ti sveli alle genti, al Padre e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen. |
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