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giovedì 22 agosto 2013

La "nostra comunità cristiana" torna a chiamarsi col suo nome proprio: "Chiesa di Dio"


Oggi una piccola notizia, ma di non poco peso teologico e pastorale, viene a rallegrare la giornata. Sandro Magister ha divulgato un decreto della Congregazione per il Culto divino che realizza un chiaro desiderio di Papa Benedetto XVI, un "ritocco" al rito del Battesimo dei Bambini, che tuttavia ha un significato di ampia portata. Si tratta di questo: Il buon Papa allora regnante (febbraio 2013) ha approvato il cambiamento delle parole che il ministro del sacramento del Battesimo deve dire al momento dell'ingresso dei piccoli catecumeni, subito prima di segnare sulla loro fronte il segno della croce.
D’ora in poi al termine del rito dell’accoglienza, prima di segnare con la croce la fronte del bambino o dei bambini, il sacerdote non dirà più: "Magno gaudio communitas christiana te (vos) excipit", ma invece: "Magno gaudio Ecclesia Dei te (vos) excipit".
"Communitas Christiana", cioè "Comunità cristiana" è una denominazione socio-religiosa, "Chiesa di Dio" è una denominazione di fede, esprime la realtà teologale che accoglie il battezzando. Tutti possono cogliere la consistenza istituzionale di un gruppo religiosa che si fa chiamare "cristiani", ma solo chi guarda con occhi di fede può vedere in queste persone l'epifania della santa assemblea convocata da Dio stesso e che a lui appartiene.
Nella traduzione italiana la situazione era in verità peggiore, infatti negli anni '70, non si erano accontentati di tradurre letteralmente "comunità cristiana", ma era stato interpolato addirittura un "nostra". Così appariva che il bambino da battezzare venisse "semplicemente" accolto nella "nostra comunità cristiana", invece che diventare figlio della Chiesa Universale, e tramite la Chiesa, famiglia di Dio, essere incorporato come membro di Cristo. 
La variazione terminologica è perciò un chiaro indicatore, una bussola ecclesiologica direi, che riorienta verso il mistero della Chiesa piuttosto che verso la sua visibilità esteriore, di organizzazione di cristiani che si riuniscono qui e ora. Intendiamoci: la nostra comunità cristiana è ciò che si vede qui e ora della universale e altrimenti inafferrabile Chiesa di Dio. Ma non è il tutto, è solo una delle tante "aperture" attraverso cui si entra nel "Regno di Dio già presente in mistero", come dice Lumen Gentium a proposito della Chiesa. 
Papa Benedetto ha sempre predicato con chiarezza contro il riduzionismo ecclesiologico, che fa della Chiesa un'istituzione umana, o mette troppo in rilievo l'organizzazione sociale a discapito della realtà spirituale. Bisogna tenere insieme entrambe gli aspetti, ma nel momento del Battesimo è prioritario mostrare il "di più" che altrimenti non si vede. Questo è il compito dei sacramenti: essere segno e strumento della grazia invisibile. La "grazia invisibile" non è certo quella di entrare a far parte di un gruppo umano (per quanto bello e unito esso sia), ma è invece l'essere assimilato al Corpo di Cristo che è la Chiesa, Popolo di Dio e strumento universale di salvezza. Almeno nelle formule battesimali questo è bene richiamarlo, ha pensato il buon Papa (che spesso - come ricorda Magister - ha amministrato il Battesimo in italiano), venendo a correggere quanto deve esprimere al meglio la realtà celebrata.

3 commenti:

Roberto ha detto...

Mi dispiace farlo notare, ma questa notizia resterà bella e importante soltanto sui libri... Molti preti continueranno a dire quello che vogliono, e se quello che c'è scritto non gli va bene cambiano le parole senza fare troppi complimenti.

lycopodium ha detto...

Un grande rammarico che, per mille motivi che è meglio tacere per carità ecclesiale, di questi opportuni ritocchi se ne siano visti davvero pochi pochi.

Anonimo ha detto...

Senza entrare nel merito, segnalo che il decreto era stato pubblicato su Notitiae (la rivista della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti) nel fascicolo di gennaio/febbraio 2013 e ripresa da "Settimana".

LucaGras

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