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venerdì 30 maggio 2014

Ricostruito scientificamente il vero volto di S.Antonio di Padova, verrà presentato il 10 giugno

SANT’ANTONIO, CHI SEI?
La ricostruzione forense del volto di Antonio realizzata dal Museo di Antropologia dell’Università di Padova. 

Verrà svelata al pubblico, in anteprima mondiale, a Padova martedì 10 giugno, nel corso del convegno «Scoprendo il volto di sant’Antonio», la ricostruzione forense del volto del Santo a opera del Museo di Antropologia dell’Università di Padova. Si tratta della più fedele ricostruzione del volto di sant’Antonio, realizzata con le nuove tecniche a disposizione di investigatori e criminologi.

Il Santo più venerato al mondo, di cui esistono migliaia di immagini e di icone, ha oggi un volto inedito e sorprendente: quello della scienza. Il volto sarà mostrato al pubblico nel corso del convegno «Scoprendo il volto di sant’Antonio», che avrà inizio alle 20.45, all’Auditorium del Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova (via Altinate, 71).

L’iniziativa, una delle più attese del Giugno Antoniano padovano, darà voce alle persone e alle istituzioni che hanno collaborato alla ricostruzione forense del volto di sant’Antonio, l’immagine più vicina alla realtà mai realizzata in otto secoli di storia.

L’operazione è stata possibile grazie all’avvento e all’evoluzione delle nuove tecniche di ricostruzione forense, rese ormai famose al grande pubblico grazie a notissime serie televisive (CSI o Bones): dal solo cranio si può ormai ricostruire con un alto grado di oggettività il volto e le fattezze della persona.
Tutto ha inizio da un’intuizione del Museo di Antropologia dell’Università di Padova.
volto artistico del 1995
«Avevamo già ricostruito volti di nostri antenati e di personalità del nostro territorio come il poeta Francesco Petrarca – racconta Nicola Carrara, il conservatore del Museo di Antropologia –. Perché non ricostruire quello di sant’Antonio, la personalità legata alla città di Padova più famosa al mondo? In questa scelta è stato fondamentale il contributo del Centro Studi Antoniani. Di sant’Antonio avevamo il calco del cranio, realizzato nel 1981 in occasione della ricognizione dei resti del corpo e una prima ricostruzione fatta dallo scultore Roberto Cremesini nel 1995(vedi immagine a lato). Era davvero quello il vero volto del Santo? A distanza di 30 anni avevamo le conoscenze e le tecniche per verificarlo. E il risultato della nostra ricerca è sorprendente».

Durante la serata parleranno i protagonisti di questa avventura a metà tra archeologia e fede, tradizione e tecnologia: Luca Bezzi, 35 anni archeologo, membro di Arc-team Archaeology (Cles, TN), specializzato in ricostruzioni 3D, che ha fatto le foto del calco da ogni angolatura e ha creato il prototipo tridimensionale; Luciano Bertazzo, francescano conventuale, direttore del Centro Studi Antoniani (Padova), che ha messo a disposizione della ricerca tutte le sue conoscenze e le fonti dell’epoca.
E poi la controparte internazionale di questo team nato intorno al progetto: Cicero Moraes, designer 3D brasiliano di 31 anni, molto noto per le sue ricostruzioni facciali in ambito archeologico e collaboratore del Centro de Tecnologia da Informação «Renato Archer» di Campinas (San Paolo). 

Avvincente la storia: «Volevamo che Cicero Moraes lavorasse alla cieca, per non essere influenzato dalla grande personalità cui apparteneva quel cranio – spiega Carrara –. Gli abbiamo comunicato solo i dati essenziali: maschio, 36 anni, caucasico e gli abbiamo lasciato campo libero». 
Gli scarni indizi sono confrontati con migliaia di dati forensi, archiviati in tutto il mondo. E dal mare di informazioni Moraes, senza saperlo, ricava la prima, inequivocabile conferma: è un iberico, probabilmente un portoghese. Per Moraes la scoperta che si tratta di sant’Antonio, santo veneratissimo in Portogallo e in Brasile, è una sorpresa: «A ogni passo mi domandavo chi fosse quell’uomo. Quando l’ho saputo, sono rimasto senza parole, letteralmente meravigliato. Nonostante io non sia particolarmente religioso, ho sentito una grande responsabilità: milioni di persone nel mondo avrebbero visto in faccia il loro Santo».

Entra in scena a questo punto l’ultimo importante attore: il Laboratorio de Antropologia e Odontologia Forense (FOUSP) dell’Università di San Paolo (Brasile), un centro specializzato nella stampa 3D ad alta precisione. Dai suoi laboratori riemerge il volto di sant’Antonio, a quasi 8 secoli dalla morte.

Al convegno saranno presenti tutti i protagonisti di questa avventura che sembra unire scienza e fede. 
Nel corso della serata saranno esposte le tecniche di documentazione 3D applicate ai resti scheletrici, i protocolli di ricostruzione forense e verranno fornite alcune anticipazioni sulla mostra «Facce. I molti volti della storia umana», organizzata dal Museo di Antropologia di Padova dal 15 novembre 2014 al 15 febbraio 2015. 
Durante il convegno, la ricostruzione forense del volto di sant’Antonio sarà rivelata al pubblico. 
Il volto di sant’Antonio rimarrà in esposizione dal 12 al 22 giugno negli spazi della Mostra della Devozione popolare, presso la Basilica del Santo (Chiostro del beato Luca Belludi).

Intervista a Cicero Moraes, designer 3D, collaboratore del Centro de Tecnologia da Informação «Renato Archer» di Campinas (San Paolo) e del Laboratório de Antropologia e Odontologia Forense da Faculdade de Odontologia da USP (OFLAB). 

Può spiegare brevemente la tecnica di ricostruzione facciale forense? 
La ricostruzione facciale forense è una tecnica per agevolare l’identificazione delle persone. Essa ricostruisce scientificamente i tratti del viso per permettere l’identificazione da parte degli analisti forensi. Nel mio caso, preferisco usare la definizione di «ricostruzione facciale digitale», perché il mio obiettivo sono le ricostruzioni archeologiche e queste non sono collegate a quelle fatte dagli investigatori forensi, anche se la tecnica è analoga. Sostanzialmente noi riceviamo un cranio in 3D e lo confrontiamo con dati statistici e anatomici, cosa che ci permette di ricostruire la faccia di un individuo. 

Durante la ricerca, lei ha mai immaginato a chi appartenesse quel cranio? 
No, mai. Durante la ricostruzione io ero davvero molto curioso. Mi chiedevo se si trattasse di un cavaliere, di un filosofo, di un pittore, di un dottore o di un contadino. E chi poteva dirlo? L’incertezza alimentava la mia curiosità. Ciò mi ha spinto ad accelerare il lavoro e spedire al più presto i risultati al committente, per scoprire di chi era quel cranio misterioso e ben strutturato. 

Che cosa ha provato quando ha scoperto che il cranio apparteneva a sant’Antonio? 
Dopo aver analizzato la ricostruzione, l’archeologo Luca Bezzi (Arc-Team) mi chiese se volevo sapere l’identità della persona ricostruita. Gli risposi di sì, prima ancora che finisse la frase. Mi spedì un link a Wikipedia in lingua portoghese. Apparve il nome «sant’Antonio di Lisbona». Lo ringraziai per l’onore e continuai a lavorare per altre ricostruzioni; confesso in verità che ancora non avevo capito di chi si trattasse. Il problema era che non avevo letto il post di Bezzi interamente. Quando, assalito dalla curiosità, lo riaprii, andai sulla pagina in italiano di Wikipedia. (Io sovente consulto gli argomenti in più lingue). A quel punto il nome cambiò in «sant’Antonio di Padova». Allora non si trattava di un portoghese. Rimisi la versione in portoghese e a quel punto lessi tutto il contenuto. Solo quando raggiunsi la parte in cui si parlava del lato più folcloristico della devozione, mi accorsi che in Brasile il Santo è famoso perché fa trovare il proprio sposo/ sposa. Solo in quel momento mi resi conto di chi era colui che avevo ricostruito. Sant’Antonio è il patrono della città in cui vivo (Sinop-MT, Brazil) ed è il nome dell’ospedale in cui sono nato a Chapecó (Brazil). È anche il nome di mio nonno (Antônio Pagliari) e del creatore di Blender (il software che ho usato per ricostruire il volto del Santo), che si chiama appunto Ton (Anthony) Roosendaal, proprio in onore del Santo. Ero davvero impressionato, realizzando che ovunque mi girassi c’era qualcosa di lui… è stato un enorme onore e anche un grande spavento! 

Che cosa è successo quando la notizia è trapelata? 
Quando informai i miei collaboratori sull’identità di quel cranio, all’inizio la reazione fu simile alla mia. Inizialmente rimasero in silenzio, chiedendosi se era vero o se stessi scherzando. Vedendo che però io rimanevo serio, un’espressione di sorpresa si palesò sui loro volti. Sbarrarono gli occhi e dissero: «Caspita, sant’Antonio, incredibile!». E così iniziammo a parlare di quest’uomo importante non solo per la religione ma anche per la Storia dell’umanità.

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