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giovedì 5 luglio 2012

Negare il funerale non è punizione del defunto, ma una salutare scossa per convertire i vivi

Notizia fresca: l'arcivescovo di Agrigento ha vietato le esequie ad un noto uomo della mafia siciliana. Il parroco, don Leopoldo Argento, attenendosi alle direttive dell'arcivescovo, ha pronunciato solo una preghiera. I giornali riferiscono che questo sarebbe il primo caso, nell'Agrigentino, in cui la Chiesa vieta la celebrazione dei funerali per un boss di mafia.

Secondo gli inquirenti, Lo Mascolo era il vicecapo della cosca locale, secondo soltanto al capomafia Antonino Gagliano. "Voglio rappresentare la mia grande ammirazione nei confronti del gesto dell'arcivescovo Montenegro - ha affermato il presidente del Consorzio agrigentino per la legalità e lo Sviluppo Mariagrazia Brandara - . Si è trattato certamente di una scelta complessa per le diverse implicazioni umani e morali e proprio per questo esprimiamo la nostra vicinanza all'arcivescovo". Appena domenica scorsa, in occasione dei festeggiamenti di San Calogero, compatrono di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, aveva ripreso l'anatema contro la mafia pronunciato da Giovanni Paolo II, nel maggio del 1993, nella Valle dei Templi.

Una riflessione: la Chiesa non vieta le esequie a qualcuno perché è peccatore, anche se ha commesso gravi crimini, ma si è poi pentito. Chiunque può e deve essere ammesso alla preghiera del suffragio cristiano: tutti ne hanno bisogno. Ma proprio perché è presupposta la fede, il desiderio di penitenza e la ricerca di rinnovamento della vita, il funerale cristiano non può e non deve essere concesso a chi ostinatamente e fino alla fine non ha voluto dare segni di sincero pentimento rispetto a modi di vivere e agire in aperto contrasto con il credere e operare da cristiano. 
Non c'è mai da rallegrarsi, quasi fosse una giusta punizione quella di privare un fedele del funerale in Chiesa. Ciò deve invece essere visto piuttosto come una salutare precauzione, messa in atto dalla Chiesa-madre, che deve dare segni chiari ai suoi figli, per non indurli a considerare normali certe scelte incompatibili con la fede e la morale. Si deve certo sempre pregare privatamente per i morti, e affidarli alla misericordia di Dio, ma nei casi in cui la gerarchia arriva alla sofferta decisione di privare qualcuno delle esequie, se ne devono sempre comprendere anche i forti motivi di richiamo e di stimolo alla conversione che tale forte gesto include.

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