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sabato 29 settembre 2012

Angelum pacis: inno vespertino dei Santi Arcangeli


L'inno dei vespri della Festa dei Santi Arcangeli, secondo la melodia del restaurato Liber Hymnarius di Solesmes. Riprende, modificandolo, l'inno Christe sanctorum per le feste degli arcangeli.

Angelum pacis Míchael ad istam,
Christe, demítti rogitámus aulam,
cuncta quo crebro veniénte crescant
próspera nobis.

Angelus fortis Gábriel,
ut hostem pellat antíquum, vólitet supérne,
sæpius templum cúpiens favéndo
vísere nostrum.

Angelum nobis médicum salútis
mitte de cælis Ráphael, ut omnes
sanet ægrótos paritérque nostros
dírigat actus.

Christe, sanctórum decus angelórum,
adsit illórum chorus usque nobis,
ut simul tandem Tríadi per ævum
cármina demus. Amen.


1. Ti preghiamo, o Cristo, manda in questa casa Michele, l’angelo della pace, perché, venendo spesso, cresca per noi ogni bene.
2. Gabriele, angelo forte, voli dal cielo, per cacciare l’antico nemico, e si curi di visitare di frequente e di proteggere il nostro tempio.
3. Manda dai cieli Raffaele, angelo medico della nostra salute, affinché risani tutti gli ammalati e guidi le nostre azioni.
4. O Cristo, onore dei santi angeli, il loro coro ci assista sempre, affinché insieme a loro, inneggiamo in eterno alla Trinità. Amen.


Esecuzione della Schola Cantorum Riga (Lettonia)

martedì 25 settembre 2012

Inizia la novena di san Francesco

25 settembre - 3 ottobre: Novena in preparazione alla festa del Serafico Padre San Francesco d'Assisi.
Ripassiamo il canto dell'Antifona Salve Sancte Pater, eseguita qui dai francescani conventuali di Pisa:

lunedì 24 settembre 2012

Il "rinascimento" della lingua latina: video in inglese

Mons. Daniel Gallagher, latinista della Segreteria di Stato vaticana, offre alcune riflessioni sull'importanza della lingua latina per la Chiesa universale e per l'unità della liturgia. Il video è in inglese (mica in latino), quindi non pone eccessive difficoltà oggi, nel nostro mondo "anglofilizzato" (non è vero?). Viene proposto dal Catholic News Service, che sarebbe l'agenzia stampa nientemeno che della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. E' evidente a tutti che in America (e nel seminario nordamericano di Roma....dove si allevano i futuri vescovi statunitensi) c'è molta più attenzione per la lingua latina di quanta non ve ne sia, diciamo, in altri ambienti - senza far nomi - in cui pare più utile far studiare ai seminaristi rudimenti di aramaico o lingua del computer piuttosto che la lingua in cui sono scritti (perfino!) gli Atti e i documenti del Concilio Vaticano II.
Ben dice Mons. Gallagher: c'è stata una buona dose di ideologia contraria alla lingua latina e tanta deprecabile fretta. Solo a posteriori, dopo la distruzione iconoclasta, si son potuti intravvedere i danni culturali e cultuali dell'abbandono generalizzato del latino da parte di quella Chiesa che umoristicamente, continua, ad appellare "latina"!


Se qualcuno avesse la pazienza di tradurlo o sottotitolarlo, farebbe certo una cosa buona, rendendo disponibili a tutti le riflessioni antropologiche e culturali - prima ancora che liturgiche o religiose - dell'intervistato.

"Apparizione" della Madonna "coram Sanctissimo"???

Sono rimasto alquanto colpito e turbato dagli ultimi video che mi sono stati inviati e che riguardano le presunte apparizioni alla veggente Marija Pavlovic il 22 settembre scorso allo stadio di Cassola. Dal video emergono abusi liturgici difficilmente tollerabili e su cui, non nutro molti dubbi, indagheranno le competenti autorità. La cosiddetta "veggente", alla presenza del Santissimo Sacramento appena esposto sull'altare, con totale noncuranza della presenza di Gesù (che evidentemente non le appare) si inginocchia davanti alla statua  (!) della Vergine Maria e inizia la preghiera del rosario. Come al solito, ad un certo punto (min. 5:41, si estranea dalla preghiera e pare colloquiare con qualcuno che non vediamo. 


Io chiedo: è mai possibile che la Madonna non dica niente alla veggente, non la rimproveri almeno un po' per la poca attenzione che rivolge al suo adorabile Figlio, sacramentalmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità?
Tanti inviti alla preghiera, ma poca attenzione alla presenza eucaristica di Cristo che richiede come minimo la nostra adorazione?
Nel video dal minuto 4:42 è chiarissimo che l'ostensorio con l'ostia consacrata rimane sullo sfondo e tutta l'attenzione è attivamente portata dalla veggente verso la Madonna.
E la Madonna che benedice le immaginette (si sente affermare alla fine del video) perché siano distribuite ai presenti, non è forse un tantino impressionante, quasi che la Vergine Santissima volesse lasciare a ciascuno una "reliquia" del suo passaggio?

Le domande si moltiplicano: come mai vengono permessi questi raduni e si utilizzano le celebrazioni liturgiche come "contorno" alle sedicenti apparizioni? Come è possibile, visto che per ora nessuno può affermare che vi sia qualcosa di soprannaturale nel fenomeno "Medjugorje", che i sacerdoti lascino predicare i laici durante le celebrazioni liturgiche mentre affermano tranquillamente la soprannaturalità degli eventi di cui asseriscono di essere protagonisti?

Questi tour della "Madonna di Medjugorje" in giro per l'Italia non sono forse una vera e propria "promozione" che tenta di forzare la mano del magistero? E come si può continuare a dire che si tratti della Madonna di Medjugorje, se appare ormai ovunque, ed è più legata ai veggenti che non ad un luogo? Veggenti che organizzano grandi incontri e palchi, e non solo Marija, ma anche Ivan, come potete vedere in quest'altro video che vi allego qui sotto, girato il 19 settembre a Villa d'Adige. Interessante che nel video sottostante il prete affermi che la benedizione dei sacerdoti è più forte di quella della Vergine Santissima (l'avrebbe detto la Madonna stessa). Allora, potremmo chiedere a Marija, perché non far benedire le immaginette di cui sopra da un prete che tutti possono vedere e che ha una benedizione "più potente" di quella della Gospa?

Non credo proprio che i vescovi dei luoghi interessati possano lasciare che queste celebrazioni continuino senza far sentire o la loro esplicita approvazione o il loro biasimo. Attendiamo una parola chiara.

I commenti saranno rigorosamente moderati.

domenica 23 settembre 2012

A 10 anni dalla canonizzazione del Santo di Pietrelcina

Sono già passati due lustri dalla canonizzazione di san Pio da Pietrelcina. Quest'anno la memoria liturgica è impedita dalla domenica, ma la devozione francescana per l'ultimo dei grandi santi della famiglia serafica non accenna ad incrinarsi. Anzi continua silenziosamente a diffondersi.
Per la serata di questo giorno che ricorda il transito celeste di Padre Pio, vi segnalo il documentario di Rai-Storia sulla vita e vicenda del Santo di oggi.

venerdì 21 settembre 2012

I cristiani più li ammazzi, e più si moltiplicano: ora lo dicono anche gli scienziati

Già dal primo giorno di convegno, emergono dati interessanti. Mi riferisco alla Conferenza 2012 organizzata dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove religioni) insieme a Intercultural Studies and Research Laboratory (URAC 57), al Gruppo di Ricerca culturale del Marocco (MCRG) dell'Università Chouaîb Doukkali a El Jadida, in Marocco, e l'International Society for the Study of New Religions.
Lo riferisce Marco Tosatti su La Stampa. Dai dati in possesso ai ricercatori pare proprio che il cristianesimo continui a crescere in Africa, nonostante tutte le violenze e i soprusi a cui, in molti stati del continente, i cristiani sono quotidianamente sottoposti. 
I Padri della Chiesa direbbero: niente di nuovo sotto il sole. Dai tempi dei martiri della Roma antica è risaputo che, nonostante tutte le persecuzioni o meglio, proprio grazie al sangue dei martiri, il cristianesimo si propaga. L'averne anche la prova empirica, discussa in una università di un paese islamico dell'Africa del Nord è almeno incoraggiante per quanti, certo, preferirebbero (e noi con loro) non essere messi a morte o discriminati per il loro aderire a Cristo.

Africa, cristianesimo 1a religione
Il cristianesimo è la prima religione dell'Africa e ha ormai nettamente superato l'islam. È quanto emerge da nuovi dati presentati oggi al congresso «Religione in un contesto globalizzato»


Il cristianesimo è la prima religione dell'Africa e ha ormai nettamente superato l'islam. È quanto emerge da nuovi dati presentati oggi al congresso «Religione in un contesto globalizzato» organizzato all'Università di El Jadida, in Marocco, dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), la rete internazionale di studiosi del pluralismo religioso diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne.

Secondo i dati del convegno - dove si esprimono settanta oratori di diciotto Paesi e di tutti i continenti - i cristiani rappresentano il 46,53% della popolazione africana rispetto al 40,46% dei musulmani e all'11,8% degli aderenti alle religioni africane tradizionali. Su 59 Paesi africani, 31 hanno una maggioranza cristiana, 21 una maggioranza musulmana, e 6 vedono la presenza maggioritaria delle religioni tradizionali.

Nel 1900 i cristiani in Africa erano dieci milioni, nel 2012 hanno raggiunto i cinquecento milioni. Nel 1900 gli africani erano il 2% dei cristiani del mondo, oggi sono il 20%, fra dieci anni saranno il maggiore blocco continentale all'interno del cristianesimo, superando l'Europa e le Americhe.

«Questi dati sono ancora troppo poco conosciuti - spiega Introvigne - ma hanno un grande significato storico, culturale e politico. Ormai ci sono più cristiani praticanti in Africa che in Europa. Alla lunga, questo cambierà non solo l'Africa ma anche il cristianesimo, come aveva capito Giovanni Paolo II di cui va ricordata la grande attenzione all'Africa, ripresa da Benedetto XVI che ha già visitato il continente due volte».

«Non tutti, naturalmente, sono contenti di questi sviluppi - aggiunge Introvigne - e questo spiega perché un ultra-fondamentalismo islamico che considera scandaloso il fatto che in Africa ci siano più cristiani che musulmani perseguita e uccide i cristiani in Paesi come Nigeria, Mali, Somalia, Kenya. Gli ultra-fondamentalisti pensano che oggi la battaglia decisiva per sapere se il mondo sarà musulmano o cristiano si combatta in Africa. E che l'islam la stia perdendo. Per questo, reagiscono con le bombe».

giovedì 20 settembre 2012

Un nuovo beato francescano: p. Gabriele Allegra, "il san Girolamo dei cinesi"

I Frati Minori di Sicilia hanno messo in rete un sito internet (clicca qui) dedicato alla ormai prossima beatificazione di p. Gabriele Maria Allegra, un frate che si è dedicato anima e corpo all'evangelizzazione della Cina, in modo particolare traducendo la Bibbia in cinese, per dare ai cristiani dell'immenso paese orientale la possibilità di accedere alle ricchezze della Parola di Dio.
Il 29 settembre 2012, alle ore 10, presso la Cattedrale di Acireale, verrà officiato il rito della beatificazione, a ben dieci anni dal riconoscimento ufficiale del miracolo (2002) firmato da Giovanni Paolo II.

Un ringraziamento al padre Pietro Messa della scuola di Studi Medievali e Francescani di Roma per la segnalazione di questo articolo su ZENIT, a proposito del modo di intendere ecumenismo e dialogo interreligioso da parte di questo grande missionario.

Qui sotto alcune altre utilissime risorse per conoscere il suo pensiero e il suo apostolato biblico:




Alcune note biografiche che riassumo da sito ufficiale:
Padre Gabriele nasce in Sicilia a San Giovanni la Punta, da poverissima famiglia. Decide di entrare tra i francescani della sua isola, e dopo la formazione iniziale fu mandato a Roma a completare gli studi. 

Fu ordinato sacerdote il 20 luglio 1930. Nel settembre successivo lasciò l’Italia e si imbarcò a Brindisi per la Cina: aveva 24 anni. Già lo accompagnava la precisa intenzione di tradurre la Bibbia in cinese. Appena arrivato in quella terra iniziò lo studio della difficilissima lingua locale, con tale interesse e passione che a 4 mesi circa dall’arrivo era già capace di esercitare il suo apostolato in mezzo al popolo. Giungerà a possedere la lingua cinese, sia nella forma letteraria che in quella popolare, riuscendo ad essere, tra gli stessi cinesi, maestro tra i maestri. Verso la fine del 1932 venne nominato rettore del Seminario Minore di Heng Yang.
La sua figura va vista nella duplice luce di sacerdote di Dio, divorato dallo zelo per le anime e di ricercatore appassionato ed entusiasta della verità. Era solito chiedere al Signore quattro cose: la sapienza, la santità, l’apostolato e il martirio. Fra Gabriele nella sua vita ha davvero incarnato l’ideale del vero Frate minore come lo ha descritto san Bonaventura: dotto, umile, pio e travolgente di zelo. Con un buon bagaglio culturale (conosceva e parlava l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco; e tra le lingue bibliche il greco, il siriaco e l’aramaico), iniziò da solo la versione della Sacra Scrittura nei primi anni di esperienza missionaria. Nel 1941 la prima stesura poteva dirsi compiuta. Ma fra Gabriele non voleva certo assumersi tutta la responsabilità di una traduzione dai testi originali: era necessaria la collaborazione di altri. Nacque così lo Studio Biblico Francescano che rimase a Pechino fino al 1945. Fra Gabriele amava chiamare questo periodo dello studio a Pechino il “Rivotorto e la Porziuncola” della sua vita: per la semplicità, le difficoltà, la povertà, che rendevano il lavoro spesso estenuante. Il provvidenziale sfratto costrinse fra Gabriele a trasferire lo studio a Hong Kong. 

Il 2 agosto s1946 uscì il primo volume dei Salmi, cui faranno seguito altri 11 volumi per complessive 10.000 pagine, corredate di un commentario ricchissimo ed aggiornato e di note critiche di grande valore scientifico. La traduzione della Bibbia dai testi originali in lingua cinese comportò indubbiamente grandi sacrifici: basti pensare alla necessità di creare vocaboli nuovi, per esprimere concetti fino ad allora sconosciuti alla lingua e alla mentalità cinese. Il merito del nostro Beato è veramente grande: con la sua traduzione egli non ha scritto una Teologia cinese, ma ha messo i Cinesi in condizione di scrivere una loro Teologia. Ha consentito, cioè, di interpretare il testo della Rivelazione secondo le categorie esperienziali e culturali locali. Fra Gabriele, con il suo lavoro, ha permesso l’accesso diretto ai testi della Rivelazione, secondo la tipicità cinese, per scoprirvi aspetti culturali e istituzionali differenti da quelli consolidati nell’Occidente europeo. Il suo grande merito è stato quello di aver anticipato profeticamente un orientamento che emergerà soltanto dopo il Concilio Vaticano II. Per farci un’idea di ciò che significa l’opera di padre Allegra nella Cina di oggi, basta citare quanto hanno affermato alcune grandi personalità. Mons. Yupin, Arcivescovo di Nanchino, in occasione della pubblicazione dell’ultimo volume, affermava: “la traduzione della Bibbia è l’opera più grande compiuta in Cina dalla Chiesa Cattolica. La storia della Cina, d’ora innanzi, si potrà dividere in due periodi: prima e dopo la versione della Bibbia fatta dai Francescani”. Il dott. Chang Tzu, Direttore della Biblioteca Nazionale di Taipeh, non è stato da meno: “Tutti giustamente ammirano quanto i monaci Buddisti hanno fatto in Cina per l’introduzione e la versione dei loro libri sacri; ma quanto hanno fatto i Francescani per la versione della Bibbia, specialmente con il Commentario, è di gran lunga superiore”.

Le testimonianze di stima più alte sono giunte dai Romani Pontefici: dall’incoraggiamento di Pio XI, alla lettera paterna e piena di delicata comprensione di Pio XII, alla parola benedicente di Giovanni XXIII: “l’attività dello studio biblico di Hong Kong, di cui è stato ed è animatore padre Gabriele Allegra, è uno degli aspetti più validi nell’apostolato odierno della Chiesa nell’Estremo Oriente”. Il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, a nome dell’Ordine dei Frati Minori, il 21 novembre 1955, conferiva a fra Gabriele Allegra la Laurea in Teologia ad honorem. Alla versione della Bibbia, che rimane l’opera fondamentale, hanno fatto seguito, come necessario complemento, l’edizione popolare prima dei Vangeli, in oltre 60.000 copie, esaurite in brevissimo tempo – poi del Nuovo Testamento, quindi di tutta la Bibbia in un solo volume. Come opera di divulgazione, egli ha pubblicato una originale antologia biblica, dal titolo “il Buon Annunzio del Regno di Dio”, il Dizionario Biblico a carattere scientifico ed una rivista biblica di indole pastorale ed apologetica.

Tradusse in italiano alcuni sonetti di autori cinesi, scrisse le sue memorie autobiografiche e, ciò che stupisce, compose un commento teologico sulla Divina Commedia, un lavoro ritenuto di particolare interesse dal centro di studi danteschi di Ravenna. Fra Gabriele, tuttavia, non è solo un uomo di studio. Egli è innanzi tutto un Frate Minore, umile, dal cuore grande, aperto ad ogni miseria fisica e morale, alla quale si accostava con particolare tenerezza. Le anime da lui dirette che hanno riacquistato la fede o la speranza non si contano in ogni parte del mondo. Approfittava di ogni occasione per parlare con parola semplice, come voleva san Francesco. Parlava agli umili e ai dotti, ma soprattutto la sua paternità spirituale si riversava sui lebbrosi verso i quali nutriva un amore particolare. Approfittava dei giorni festivi o di riposo per andarli a trovare e stare giornate intere con loro. Nella sua vita non si notano manifestazioni spirituali eclatanti. La sua santità è stata straordinariamente ordinaria, tenuta accuratamente nascosta. Esternamente faceva cose ordinarie come tutti gli altri, ma le faceva in un modo straordinario. Esercitò le virtù teologali e cardinali in modo eroico. Si legge nel “Decreto Pontificio sulle virtù”: «osservò con somma fedeltà la Regola Francescana e i voti». Un posto del tutto privilegiato nella sua vita era riservato alla Vergine Santa: verso di Lei nutriva un amore filiale, tenero e affettuoso. La pregava sempre: sotto la sua protezione aveva posto lo Studio Biblico. Con Lei dialogava confidenzialmente.
Amò e servì la Chiesa con generosità e perseveranza. Compiva le sue pratiche di pietà con naturalezza e tanta umiltà. Difficilmente parlava di sé, né gradiva che altri lo elogiassero. Non faceva senza il merito dell’obbedienza. Una nota che lo caratterizzava era la semplicità francescana, che si qualifica come trasparenza, linearità e impegno in ciò che si compie, per riportarlo a Dio. A chi gli chiedeva quali fossero i mezzi per favorire l’unione con Dio, fra Gabriele ne elencava due: la preghiera e la scienza come ricerca. Fedele alla tradizione francescana, seppe unire queste due colonne portanti della vocazione, che hanno realmente sorretto la sua vita con Dio e il suo lavoro.

Fra Gabriele Allegra è morto a Hong Kong il 26 gennaio 1976. Nel 1986 il suo corpo fu trasferito ad Acireale, nella chiesa francescana di san Biagio, diventata mèta di tanti pellegrinaggi. Avviato, subito dopo la morte, il lungo iter previsto per giungere agli onori degli altari, il processo si è concluso il 23 aprile 2002, quando Giovanni Paolo II ha riconosciuto il miracolo e firmato il decreto che apre le porte alla sua beatificazione. Guardiamo fra Gabriele non soltanto come il santo cui rivolgersi per implorare grazie, ma come un fratello, un modello di vita cui poterci ispirare per rivedere i nostri comportamenti, in nostri rapporti con Dio e con gli uomini, i nostri interessi culturali; chiediamo a lui come vivere la fedeltà, la ricerca della verità, la carità, il distacco dalle cose e tutte le altre virtù cristiane.

mercoledì 19 settembre 2012

Il mistero di San Gennaro

Il 19 settembre è arrivato.
Il Martirologio Romano scrive: San Gennaro, vescovo di Benevento e martire, che in tempo di persecuzione contro la fede, a Pozzuoli vicino a Napoli subì il martirio per Cristo.

Attendiamo che da Napoli ci dicano che segno viene quest'anno dal sangue di san Gennaro, che - come tutti sanno - si dovrebbe liquefare in questo giorno. Per conoscere meglio le recenti controversie su questa straordinaria reliquia, tanto amata dai napoletani, guardate questo video:

martedì 18 settembre 2012

Un frate troppo santo: san Giuseppe da Copertino

San Giuseppe da Copertino, frate Minore conventuale del XVII sec. ci mostra quanto sia vero che il Signore usa i piccoli e i poveri per confondere i sapienti. La sua vita, la sua sapienza spirituale e i suoi fenomeni mistici (famose le sue levitazioni) sono innegabilmente testimoniate e storicamente accertate, eppure inspiegabili. San Giuseppe però non ebbe per niente una vita semplice, come tutti coloro che sono soggetti a manifestazioni soprannaturali genuine e "troppo" eclatanti.

Prima di tutto fece molta fatica a entrare in convento. Fu rifiutato per inettitudine sia dai frati Minori Riformati che dai Cappuccini, e solo per misericordia ammesso come frate laico tra i Conventuali. Che però, senza saperlo, fecero un grande "affare" a tenerselo, accaparrandosi quello che fino a san Massimiliano Kolbe rimaneva l'unico santo moderno dell'Ordine.

San Giuseppe da Copertino, oggi, interpella la pastorale vocazionale e la formazione dei candidati alla vita religiosa. Rimane un monito a non giudicare un giovane dalle sue apparenze, né dalle capacità di cui pare essere sprovvisto. Magari non sa leggere bene ed è un disastro nel lavoro manuale, chissà, però, se il Signore davvero lo vuole per sé. Il Signore non guarda a ciò che guarda l'uomo, e la vita religiosa non è in funzione del fare o dell'intraprendenza pastorale. E' prima di ogni altra cosa vita di consacrazione a Dio, ricercato come unico scopo e obiettivo della propria esistenza.
Addirittura spiazzante è il curriculum degli studi del Santo di Copertino, per quanto riguarda la sua formazione intellettuale e teologica. Si rivolgeva a se stesso chiamandosi "Frate asino", e si definiva il frate più ignorante dell'Ordine Francescano. L'esame per il diaconato lo passa per quello che si direbbe un colpo di fortuna, se non ci fosse la Provvidenza: l'unico brano del vangelo su cui era capace di dire quattro parole, fu proprio quello che gli fu messo davanti da vescovo esaminatore. Per diventare sacerdote, però, c'era un ulteriore "controllo qualità" da superare. Ma anche qui la fraternità francescana, con un gioco di squadra, si rivelò provvidenziale: i suoi compagni, da buoni conventuali, erano tutti "ben studiati" e preparati. L'esaminatore dopo averne interrogati alcuni, ricevendo brillanti risposte, condonò ai restanti l'esame, convinto che fossero altrettanto preparati. Fra questi c'era il tremante Giuseppe, che attribuì sempre all'intervento della Vergine Immacolata questo "miracolo" che gli aprì le porte dell'ordinazione sacerdotale.

E' ovvio che non vanno bene i sacerdoti impreparati per negligenza e pigrizia. Ma nel caso di San Giuseppe si trattava piuttosto di grandi limiti naturali, compensati però in maniera sovrabbondante da obbedienza e da carismi celesti i quali, dove trovano un largo spazio vuoto, sgombro da ogni superbia o amor di sé, possono riversarsi liberamente e dar ottima prova.

Guardiamoci in onore del santo di oggi, due clip da film del passato che ci mostrano un paio di ritratti di san Giuseppe da Copertino. Il primo è tratto da "The Reluctant Saint" intepretato da Maximilian Schell, film del 1962 tradotto in Italia come "Cronache di un convento". Il secondo spezzone è un cammeo preso da "C'era una volta", 1967, con Omar Sharif e Sofia Loren


Secondo Incontro nazionale sulla Musica Sacra promosso da Ecclesia Mater a Verona


Con entusiasmo rilancio la locandina che ho di recente ricevuto dagli amici della Scuola pugliese Ecclesia Mater, animata dall'instancabile don Nicola Bux.
Il 6 ottobre 2012 a Verona, presso la Biblioteca capitolare in piazza Duomo 19, si terrà il II colloquio nazionale sulla Musica Sacra, patrocinato da istituzioni quali il Pontificio Istituto di Musica Sacra, la Diocesi di Verona, la Congregazione degli Oratoriani e il Conservatorio Statale di Verona.
Parteciperà e prenderà la parola anche il Card. R. L. Burke, che nel pomeriggio presiederà anche la Santa Messa conclusiva del convegno, con il canto curato dalla Cappella musicale della cattedrale veronese.
In questo post potete rileggere qualche suggestione proveniente dal Primo Colloquio, svoltosi a Lecce lo scorso mese di Maggio.

Nella sottostante locandina il programma completo del Colloquio di Verona  (cliccare qui per ingrandire):


lunedì 17 settembre 2012

Musica sacra in onore delle Stimmate di san Francesco

Beato Angelico - Stimmatizzazione di san Francesco - Pinacoteca Vaticana

Ascoltiamo un mottetto esemplato sull'antifona "Coelorum candor", per i vespri della Festa delle Stimmate di san Francesco (17 settembre), opera di Joannes Spielenberger (1636-84):


Coelórum candor splénduit, novum sidus
emícuit: Sacer Francíscus cláruit, cui Seraph
appáruit, obsígnans eum char
áctere in volis,
plantis, látere, dum formam Crucis gérere vult
corde, ore, ópere. Alleluja


Il chiarore dei cieli risplende, una nuova stella sfavilla: San Francesco rifulge.
Gli è apparso un Serafino che lo ha segnato con il sigillo di Cristo sui piedi, sulle mani e sul fianco, perché Francesco vuole portare l’immagine della Croce nel cuore, nelle parole e nelle azioni.
Alleluia.

- Se vi interessa il gregoriano, potete recuperare testo e spartito in questo post precedente

Quando la paura fa dire cose che non si vorrebbero dire: i cattolici in Pakistan

Vi traduco la notizia apparsa oggi su UCAnews, agenzia cattolica di notizie che copre l'Asia. Non si possono certo biasimare i cristiani del Pakistan, che vivono ogni giorno sotto la minaccia della ghigliottina della legge antiblasfemia (ricordate il caso della piccola Rimsha, falsamente accusata di aver oltraggiato il Corano solo pochi giorni fa...). Però non possiamo non renderci contro che i nostri poveri fratelli cattolici del Pakistan vivono nel terrore o addirittura in preda a una "sindrome di Stoccolma", che fa affermare cose che nessun cristiano può in coscienza affermare: come - per es. - la richiesta di arrestare (!) il produttore e regista del film considerato blasfemo. Potete leggere e capire la situazione di tensione a cui sono sottoposti i cristiani di quelle terre e come a volte sono costretti - per non subire ritorsioni (e lo affermano esplicitamente) a dire cose che ben difficilmente possono essere sottoscritte da cristiani liberi, pur con tutto il rispetto dovuto ai sentimenti dei credenti in altre religioni.
Cattolici Pakistani in preghiera nella Cattedrale di Faisalabad

LA CHIESA CONDANNA IL FILM "BLASFEMO"

Pakistan, 17 settembre 2012:  I leadear della Chiesa a Faisalabad nel fine settimana hanno fatto sentire le loro voci inseme a quelle dei musulmani inferociti nel condannare il film anti-islamico che ha scatenato un'ondata di violenza in tutto il mondo musulmano.

La Commissione diocesana per il dialogo interreligioso ha rilasciato una dichiarazione sabato scorso, esprimendo indignazione per il controverso film "L'innocenza dei musulmani".

Dice il comunicato: "Il film ha ferito i sentimenti spirituali e religiosi dei musulmani ma anche dei cristiani in tutto il mondo. Il Vaticano, come i capi di altri paesi, ha condannato la sua pubblicazione e promozione. Si tratta di un durissimo colpo per la pace nel mondo e gli sforzi per l'armonia interreligiosa". [Il "Vaticano", che non è paragonabile alla leadership di "altri paesi", ha condannato con forza prima di tutto le violenze e le sconsiderate reazioni...]

La nota si conclude con un appello all'arresto del regista Sam Becile e Terry Jones, un pastore americano che ha pubblicamente sostenuto il film. Jones è balzato agli onori delle cronache per aver offeso i musulmani bruciando una copia del Corano nel mese di aprile. [proprio chi soffre di continuo, in patria, l'arresto per la blasfemia chiede che questa legge sia applicata anche fuori del paese, negli Stati Uniti, patria della libertà di pensiero e di espressione! Piuttosto surreale, se non si cogliesse la tristezza della situazione.]

Padre Aftab James Paul, direttore della Commissione, ha detto che la Chiesa spera di evitare una possibile reazione contro i cristiani, mostrando il sostegno ai musulmani sul controverso film [ecco la verità: abbiamo paura, siamo terrorizzati dai nostri "carcerieri", se non diciamo quello che vogliono sentire, sarà peggio per noi!].

Venerdì scorso è stato anche appeso un grande striscione alle porte della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo con scritto: "Condanniamo con forza il blasfemo film americano contro il santo Profeta" [Il "santo Profeta" scritto a caratteri cubitali sulla porta di una Chiesa? Non vi sembra un po' troppo?]. 

Il messaggio era firmato dal vescovo Rufin Anthony, amministratore apostolico della diocesi di Faisalabad, e dalla "comunità cristiana del Pakistan".

Lo striscione è stato messo mentre violente proteste si scatenavano in seguito ai sermoni del venerdì nelle moschee, volti ad attaccare il controverso film.

Fonte: www.ucanews.com
I cancelli della Cattedrale di Faisalabad - immagine di repertorio.

sabato 15 settembre 2012

Gregoriano & chitarre, binomio inusuale in onore della Vergine addolorata

Ogni strumento, se suonato con proprietà, può rivelare doti insospettate. Molti ritengono che la chitarra non sia adatta alla liturgia. Ma oggi vogliamo invece provare a vedere se per caso non abbia ragione l'ultimo Salmo che proclama: "Laudate eum in psalterio et cithara.... laudate eum in chordis et organo".
Il giovane autore dei video che propongo oggi, ha registrato un paio di stanze dello Stabat Mater gregoriano e la Salve Regina, in onore della Santa Vergine che oggi celebriamo "Addolorata Madre di Dio". La musica è tratta da una chitarrina particolare detta "Ukulele", versione hawaiana del cavaquinho portoghese:





Il suonatore, Ondrej Sarek, ha anche pubblicato un libro, che trovate qui su AMAZON.it, dedicato al Canto Gregoriano con l'Ukulele, una vera passione che cerca di diffondere:

venerdì 14 settembre 2012

A proposito del segno della Croce nel benedire. Decennale del Decreto "De signo sanctae Crucis in benedictionibus semper adhibendo"


Cari sacerdoti e diaconi, non so se vi siete mai trovati ad usare il Benedizionale attualmente in vigore (trovate i testi del medesimo libro liturgico qui). Comunque, avrete saltuariamente notato che, nella maggior parte delle preghiere "di benedizione" ivi contenute, non è previsto il segno della croce fatto dal ministro, a differenza dell'uso tradizionale di questo gesto.
Molti si chiedono: si deve omettere tale segno perché non è previsto? Non si deve più fare come una volta? Ma è possibile che il segno della vivificante croce, segno cristiano di ogni benedizione, venga dimenticato proprio nei sacramentali che si chiamano appunto "benedizioni"?...

Nel 2002, dieci anni fa giusto oggi, la Congregazione per il Culto divino, proprio per venire incontro ai dubbi e alle perplessità, emise un DECRETO, che vi riporto in originale qua sotto. In esso si stabilisce che
a) Si deve sempre fare, da parte del ministro ordinato, il segno della Croce con la mano destra quando si danno le benedizioni alle persone e alle cose, deve essere considerato come "necessario".
b) Dove non sia esplicitamente posta la crocetta che indica il momento per tracciare il segno della Croce, lo si deve fare quando si incontrano parole come "benedire" o "benedizione" o equivalenti.
c) Se non ci sono nemmeno queste parole - cosa che capita spessissimo con il "nuovo" Benedizionale (CEI 1992) - allora si farà il segno della Croce alla fine della preghiera di benedizione.

Non è un caso che questo decreto sia datato 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Santa Croce: è per  chi  volesse minimizzare l'importanza del segno della Croce il quale, dunque, NON E' FACOLTATIVO nelle benedizioni conferite dai soli ministri ordinati (è ovvio - come chiariscono le rubriche - che i laici non devono utilizzare questo segno, anche nelle benedizioni che possono pronunciare).


URBIS ET ORBIS DECRETUM
De signo sanctae Crucis in benedictionibus semper adhibendo

Cum ex usitato more semper liturgica viguisset consuetudo, ut in ritibus benedictionis signum crucis adhiberetur, id dextera manu a celebrante super personas aut res describendo, pro quibus misericordia impetratur, haec Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum ad dirimenda dubia statuit, ut, etiam si textus illius partis Ritualis Romani cui titulus De Benedictionibus silentio signum ipsum praetereatur vel expressa in eo careat mentione temporis opportuni huius actionis, attamen tamquam necessarium in quavis benedictione sacris ministris peragenda supradictum signum crucis usurpetur.
Hac vero absente mentione, tempus opportunum habeatur cum textus benedictionis verba benedictiobenedicere vel similia praebeat vel his deficientibus verbis, cum concluditur ipsa oratio benedictionis.

Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 14 Septembris A. D. 2002, in festo Exaltationis Sanctae Crucis.

GEORGIUS A. card. MEDINA ESTÉVEZ, Praefectus
✠ Franciscus Pius Tamburrino archiep. a Secretis

Trovate il testo in Acta Apostolicae Sedis del 5 novembre 2002, p. 684.



Croce e basilico e perchè la festa di oggi si chiama così. Con contorno di canti bizantini

Il kontakion della festa dell'Esaltazione della venerabile Croce datrice di vita in slavonico ecclesiastico, con traduzione dai libri liturgici della comunità cattolica bizantina di Roma:



Вознэсыися на крэст волэю, тэзоимэнитому ныне граду твоэму, щэдроты твоя даруй Христэ Божэ, возвэсэли силою своэю Православныя Християны, победы дая им насопостаты, пособиэ имущу твоэ оружиэ, миру нэпобедимую победу

Tu, che sei stato innalzato volontariamente sulla croce, o Cristo Dio, concedi le Tue misericordie al nuovo modo di vivere che trae il suo nome da Te. Nella Tua forza rallegra i nostri governanti, dando loro la vittoria contro i nemici: abbiano la Tua alleanza come arma di pace e trofeo invincibile.

Una tradizione greca, per la festa di oggi, è di poggiare la Croce su un letto di foglie di basilico profumato: come dice il nome, questa è l'erba del Re (basileus). Spiega Manuel Nin, Rettore del Pontificio collegio greco di Roma:
Alla fine del mattutino si svolge il rito dell'esaltazione e della venerazione della santa Croce. Il sacerdote prende dall'altare il vassoio che contiene la Croce preziosa collocata in mezzo a foglie di basilico - l'erba profumata che, secondo la tradizione, era l'unica a crescere sul Calvario e che attorniava la Croce quando fu ritrovata - e in processione lo porta tenendo il vassoio sulla sua testa fino alla porta centrale dell'iconostasi e in mezzo alla chiesa. Lì depone il vassoio su un tavolino, fa tre prostrazioni fino a terra e, prendendo in mano la Croce con le foglie di basilico, guardando a oriente, la innalza sopra il proprio capo, poi l'abbassa fino a terra e infine traccia il segno di croce, mentre i fedeli cantano per cento volte "Kyrie eleison". Ripetendo questa grande benedizione verso i quattro punti cardinali e di nuovo verso oriente, il sacerdote invoca la misericordia e la benedizione del Signore sulla Chiesa e sul mondo intero. Al termine, il sacerdote innalza la Croce e con essa benedice il popolo che poi passa a venerarla e riceve delle foglie di basilico, per ricordare il buon profumo del Cristo risorto che tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare nel mondo.
Questo costume bizantino ci viene mostrato nel video seguente, dove si canta in greco il tropario della festa:



Σώσον, Κύριε, τον λαόν Σου και ευλόγησον την κληρονομίαν Σου, νίκας τοις βασιλεύσι κατά βαρβάρων δωρούμενος και το σον φυλάττων, δια του Σταυρού Σου, πολίτευμα.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità. Concedi ai nostri governanti la vittoria sui barbari e custodisci con la tua Croce il nostro modo di vivere secondo i tuoi comandamenti

La diocesi di Lucca, dove oggi si festeggia il crocifisso detto "Santo Volto", ci fornisce un utile documento che riassume i motivi della odierna festività. Riporto la parte centrale, che più interessa:

La festa dell’Universale Esaltazione della Preziosa e Vivificante Croce è nata a Gerusalemme. L’origine risale al IV secolo e si collega alla consacrazione, il 13 settembre 335, della doppia basilica della Risurrezione e della Croce costruite da Costantino ed Elena. Questa consacrazione fu celebrata ogni anno a Gerusalemme e in seguito a Costantinopoli e nelle Chiese che seguirono la sua tradizione. La festa durava 8 giorni, il primo giorno si celebrava alla basilica della Risurrezione, il secondo, il 14 settembre, al martyrion costruito
sopra la cripta dove era stata trovata la croce. In questo giorno veniva mostrata a tutti la reliquia della croce salvifica. Man mano questa esposizione della croce – chiamata esaltazione – si sviluppò e passò anche nelle altre chiese. Andrea di Creta descrive il momento come avveniva verso il 700:
“i pontefici … salgono al gradino più elevato della Chiesa. Portando in alto la Croce gloriosa ed infinitamente adorabile, la ‘esaltano’. E sollevandola più volte verso il cielo, la mostrano ai popoli”. E nel secolo X nella grande Chiesa di Costantinopoli “il Patriarca sale sull’ambone… prende la croce nelle mani e la ‘esalta’… Il popolo canta ‘Signore pietà” per la prima, la seconda e la terza esaltazione. Dopo la terza, il Patriarca scende dal gradino e si fa l’adorazione del venerabile legno”.
    Nel XIV secolo ci sono alcuni ritocchi a questo rito e si giunge a precisare che la croce deve essere ‘esaltata’ verso i quattro punti cardinali mentre il popolo deve cantare Signore pietà per 100 volte.
Il rito viene compiuto anche oggi. Il celebrante, facendo una breve processione si porta al centro della chiesa e innalza la reliquia della Croce sopra la propria testa, nello stesso momento il popolo canta Signore pietà; la croce viene rivolta poi verso i punti cardinali suggerendo motivi di preghiera; rivolto a sud invita a pregare per il vescovo e per tutti i cristiani, rivolto a occidente per la città per ogni città e paese e i loro abitanti, guardando a nord invita a pregare per la salvezza di tutti i cristiani e per il perdono dei loro peccati e infine rivolto a oriente invita a pregare per quanti lavorano per la chiesa dove si celebra. Il significato del rito è chiaro: la Croce evoca la passione del Cristo che libererà il mondo dall’inganno dell’errore e da ogni schiavitù, lo illuminerà della luce della risurrezione e lo trasformerà nell’immagine della gloria di Dio: è questa la grande misericordia che il popolo invoca ripetendo Signore pietà. E’ facilmente comprensibile il retroterra scritturistico in riferimento all’innalzamento sia nei testi del libro dei Numeri (cap. 21) che di Giovanni
(cap. 3), (testi proclamati anche nella Liturgia latina della festa).
     La croce viene poi deposta all’interno di un grande piatto ricolmo di basilico su un tavolo al centro della chiesa; qui si recano tutti, clero e fedeli che prostrandosi adorano la croce e ricevono un rametto di basilico (il motivo per cui viene usata questa piantina si fa risalire al fatto che sul Golgota, dove fu trovata la croce, cresceva abbondantemente quest’erba odorosa). Giovanni Damasceno precisa la natura dell’atto di adorazione alla croce, è un’adorazione di onore perché l’onore reso all’immagine passa al prototipo e colui
che adora l’immagine adora la sostanza di ciò che vi è rappresentato.
    Gli inni della festa sottolineano che la Croce è l’espressione e il punto culminante di tutta la passione salvifica di Cristo; è un infinito abbassamento: ma gli innografi vedono anche il valore salvifico e pertanto glorioso dello scandalo della Croce: appena l’albero della tua croce fu piantato, o Cristo, si scossero le fondamenta della morte, o Signore; ciò che con brama aveva inghiottito, l’ade lo rese con tremore”
L'Esaltazione della Croce con santi francescani (notate a destra il nostro Sant'Antonio)
Arte popolare peruviana del XVII sec. - Bottega di Lorenzo Pardo - Lima

mercoledì 12 settembre 2012

Il papa invita i cattolici ad andare a Messa la domenica

Non dovrebbe essere un titolo che fa notizia, comunque meglio ripetere che far dimenticare importanti e necessarie verità. Papa Benedetto, all'udienza di oggi, mercoledì 12 settembre, ha richiamato con forza i cristiani a frequentare la celebrazione della Messa nel giorno del Signore, la Domenica, centro di tutta la settimana del credente. Ascoltiamo le sue parole:


Potete leggere qui l'intera catechesi di oggi

In memoria di Chris Stevens: "ambasciator non porta pena", ma non dappertutto.

Viene ucciso l'ambasciatore USA in Libia e altri 3 statunitensi e si dà la colpa ad un film di quarta categoria, girato in california mesi fa. E' davvero difficile capire certi nessi di causa ed effetto, e a volte pare proprio siano inventati ad arte.
Ho visto i 13 minuti del film (vedi qui) di Sam Bacile che, si afferma, avrebbero scatenato il caos a Bengasi. Certamente è un film che intende esplicitamente insultare e in maniera volgare e direi stupida. I dialoghi e le scene sono volutamente pieni di odio e di veleno contro Maometto stesso. Comunque tale filmato era uscito a luglio e circolava liberamente anche su YouTube in lingua originale inglese. Non è prodotta da cristiani, ma da ebrei, per ammissione del suo autore che è israeliano (leggi qui). Fino a quando qualcuno, la settimana scorsa, l'ha sottotitolato in arabo, non era successo nulla (era stato perfino liquidato da Al Jazera come un pessimo tentativo di provocazione, ma senza conseguenze). Dare in pasto ai fondamentalisti un'esca del genere, nella lingua del popolo, è stato come sventolare una bistecca davanti allo squalo: sai benissimo quello che sta per succedere e il regista del film, forse, cercava proprio questo caos.
Il punto è che anche i buoni musulmani non sono culturalmente preparati per resistere minimamente a queste provocazioni, figuriamoci quelli esagitati. L'Occidente, comunque, ha uno strano atteggiamento: se il perpetratore della violenza è musulmano, allora se non giustificato è almeno in parte scusato quando la blasfemia l'ha provocato. Se invece è il cristiano ad essere oggetto di oltraggio e il suo credo o i suoi simboli vengono dileggiati, allora non è grave, dopotutto c'è libertà di pensiero e di espressione, e ognuno deve poter manifestare liberamente le sue idee, anche sulla religione.
Meno male che alla mostra del cinema di Venezia non c'era quest'anno nessun fondamentalista cristiano, altrimenti dopo la proiezione di "Paradise: Glaube" di Ulrich Seidl, sai che finimondo ci sarebbe stato!

Il vero dialogo interculturale impone, ovvio, di non offendersi reciprocamente, e di cercare di comprendere la sensibilità dell'altro. Ma questo non vuol dire arrivare a tollerare nella cultura altrui ciò che lede i diritti umani universali.
Questo per i cristiani è anche, e a maggior ragione, uno degli intenti del dialogo interreligioso che culmina nell'evangelizzazione, la quale richiede oltre che "inculturazione" del messaggio nella lingua e mentalità degli altri, anche un necessario "giudizio" e una "purificazione" della cultura ancora non permeata dal messaggio di Cristo, in tutti quegli aspetti che mortificano l'essere umano singolarmente o socialmente inteso.
Nel caso presente, perché certo non è il primo e non sarà l'ultimo, bisogna innanzitutto insistere che si diffonda anche tra i musulmani un sano atteggiamento culturale che condanni chi scarica la violenza in maniera cieca sul primo occidentale che capita a portata di mano per le colpe (vere o presunte) di un individuo o di pochi, senza processi e senza correlazioni (si pensi anche ai recenti casi dell'uso distorto della legge sulla blasfemia contro cristiani innocenti nel Pakistan). Questa mentalità corporativa, per cui - faccio un esempio - se uno disegna una vignetta blasfema allora si possono distruggere tutti i ristoranti del suo paese o bruciare le case dei suoi parenti è e resta una barbarie sia in oriente che in occidente e non può mai essere giustificata, perché non ha nessun fondamento religioso. E' una logica che non tiene e deve essere smascherata, perché non deve continuare a tenere in ostaggio le relazioni tra popoli e paesi interi. L'imbecille che strappa pagine di Corano  e mostra il video ci sarà sempre, ma le fucilate sparate agli innocenti dicendogli: "è colpa tua se li ammazziamo", sono ben più barbare.

Dobbiamo perciò ribadire cristianamente il al rispetto di tutti e il no alle gratuite provocazioni, ma da qualunque parte vengano, senza tolleranti silenzi o silenziose connivenze opportunistiche. E insieme, però, dobbiamo condannare ogni violenta reazione a qualunque provocazione, fosse anche religiosamente ammantata. Nei tanti paesi islamici dove questa condanna è impensabile, è impensabile tuttora l'uguaglianza fra uomini di diversa fede ed è impensabile il dialogo, nonostante i raduni e i documenti di circostanza. 

Una preghiera per l'ambasciatore ucciso e i suoi uomini di scorta. Ecco una videopresentazione che aveva preparato in occasione della sua nomina in Libia, davvero toccante.


Santo Nome di Maria: una prosa gregoriana per celebrarlo

Vi posto la prosa gregoriana "Ave plena gratiae", cantata dai famosi monaci benedettini di Silos. Vi aggiungo lo spartito in bel formato PDF e il testo. Ogni strofa di questo canto - che ripercorre, in lode, tutti i grandi momenti della vita e della glorificazione della Madonna - viene conclusa con l'invocazione del Nome della Vergine: "sancta Maria", perciò mi pare molto adatto alla festa di oggi, in cui all'interno dell'ottava della Natività della Beata Vergine, ricordiamo il suo nome dolcissimo.



Scarica qui lo spartito


Ave plena gratiae, Mater misericordiae, sancta Maria.
Per quam omnis gratiae fons ortus est Ecclesiae, sancta Maria.
Laude digna angelorum, sume laudes peccatorum, sancta Maria.
Spes reorum, spes lapsorum, laetitia beatorum, sancta Maria.
Te Gabriel laetificavit, te Paraclitus obumbravit, sancta Maria.
Pater summus magnificavit dum Filio matrem creavit, sancta Maria.
O gloria! O gaudium! Dum genuisti Altissimi Unigenitum, sancta Maria.
O Domina! O Dominum propitium fac nobis tuum primogenitum, sancta Maria.
Tuam pertransiit gladius animam, cum in crucifixi latere defixam cerneres lanceam, sancta Maria.
Vincula, colaphi, corona spinea, arundo, flagella clavique te matrem corde cruentarunt, sancta Maria.
O laetitia! O resurrexit Dominus, en Virgo, vivit tuus Filius, sancta Maria.
O Regina! O regnat, vincit, imperat! Non moriturus tuus unicus, sancta Maria.
Nunc semper choros angelorum exaltata, a dextris Filii mater, regnas, caelesti gloria circumdata, sancta Maria.
Nostri memor esto in misericordia, in hac miseria, nos exules reduc ad aeterna tabernacula, sancta Maria.
O Virgo! O Domina! O Mater regina, sancta Maria.

lunedì 10 settembre 2012

Come prevedevasi: dopo il matrimonio omo, si introduce la "poligamia silenziosa". In Brasile, infatti...


E' passata alquanto in sordina la notizia che in Brasile, dopo l'introduzione di un contratto di unione civile tra uomo e uomo o donna e donna, si sono accorti che è possibile anche la formula "due donne e un uomo". Praticamente, per via di carta bollata e notai, si legalizza adesso anche la poligamia simultanea (ufficialmente vietata, mentre la "poligamia successiva" è già stata introdotta da vari decenni, praticamente ovunque, dalle leggi divorzistiche). Potemmo dire: "come volevasi dimostrare"....leggere questo precedente post.
Crolla un altro baluardo del diritto di famiglia e del buon senso occidentale e cristiano: che il rapporto di tipo sponsale/matrimoniale sia esclusivo, uno a uno.
Così è accaduto che tre persone, due donne e un uomo, sono state registrate come "unione stabile", con tutte le tutele legali del caso (pensione di reversibilità ed eredità comprese). Motivo: non c'è motivo giuridico per rifiutare la domanda!
Il Catholic Herald (leggi qui in inglese), giornale britannico, ci informa che l'Istituto Brasiliano per la Famiglia, che supporta apertamente sia le unioni poligame che quelle dello stesso sesso, ha accolto con entusiasmo la decisione. Il vicepresidente del gruppo ha affermato: "Dobbiamo rispettare la natura privata delle relazioni e imparare a vivere in questa società pluralistica, riconoscendo differenti desideri".
La sociologa britannica Patricia Morgan, specialista in politiche familiari e criminologia, ha tuttavia affermato di non essere affatto sorpresa dalla nuova iniziativa di legalizzazione, e ha aggiunto che tentativi del genere si erano avuti anche in Olanda. (E possiamo scommettere che torneranno in gran spolvero!)
La proliferazione di una schiera di relazione che saranno legalmente considerate equivalenti al matrimonio era già inevitabile da quando l'istituzione matrimoniale è stata ridefinita: "In Olanda, per favorire l'uguaglianza, aprirono il "parternariato civile" agli eterosessuali come agli omosessuali, per poi trovare che c'erano anche relazioni "a tre" che stavano cercando riconoscimento legale". E aggiunge: "penso sia tutto dovuto alla stessa causa: una volta che ci si allontana dal modello un uomo-una donna, che cosa ci si può aspettare?". Una volta che si permette il matrimonio di persone dello stesso sesso non ci sono più confini.
"La gente dice che questo non accadrà, ma dove si va a finire? Non stiamo forse per introdurre la poligamia alla maniera dei musulmani? E la gente vuol semplicemente tenere gli occhi chiusi se pensa che tutto questo non stia per succedere", ha detta ancora la sociologa. Parte del problema - concludeva la Morgan - è dovuta alla moderna visione del matrimonio come "relazione di coppia" basata su definizioni soggettive di "amore". Questo ha condotto all'esclusione dello scopo più ampio del matrimonio, quale contratto pubblico a servizio del bene comune, a supporto della procreazione e dell'educazione delle future generazioni.

Qualche altro azzarda una previsione: se questo caso brasiliano farà scuola e si imporranno le nuove "unioni a tre", si può essere certi di una conseguenza: gli avvocati dei divorzi diventeranno ancora più ricchi di quanto già non siano (leggi qui)

sabato 8 settembre 2012

Come stella mattutina e luna piena, così nasce la Vergine Maria. Parola di Sant'Antonio

Maria Immacolata tra i santi Francesco e Antonio (opera del Nuvoloni)
Vi posto ampi stralci del bellissimo sermone mariano di Sant'Antonio in onore della Nascita della Beata Vergine Maria, festa che il santo Dottore padovano colloca all'inizio della Redenzione, preparazione prossima della vera Arca dell'Alleanza, che doveva contenere l'Eterna Parola di Dio fatta carne. I quattro sermoni mariani, a differenza degli stilizzati ed elaborati sermoni domenicali antoniani, paiono a prima vista più simili a quella che doveva essere la viva predicazione del Santo, e soprattutto ci riportano la sua personalissima devozione alla Madre di Dio, attestataci dai contemporanei e dalle diverse biografie, e certificata dalla sua penna anche nelle bellissime preghiere composte da Antonio all'indirizzo della Vergine e collocate al termine delle sezioni di ciascun sermone.

La gloriosa Vergine Maria fu "come la stella del mattino fra le nubi" (Eccli 50,6)…

La stella del mattino è chiamata lucifero, portatrice di luce, perché splende più di tutte le stelle, e in modo più esatto è detta iubar, splendore, astro. Porta la luce, perché precede il sole e annuncia il giorno, irrora le tenebre della notte con il fulgore della sua luce.
    Stella del mattino, portatrice di luce, è la Vergine Maria che, nata nell'oscurità della nube, dissolse la tenebrosa caligine e a coloro che stavano nelle tenebre, nel mattino della grazia annunciò il sole di giustizia. Infatti, riferendosi a lei, il Signore dice a Giobbe: "Sei tu che fai spuntare a suo tempo la stella del mattino?" (Gb 38,32). Quando venne "il tempo di usare misericordia" (Sal 101,14), "il tempo di costruire la casa del Signore" (Ag 1,2), "il tempo favorevole e il giorno della salvezza" (2Cor 6,2), allora il Signore fece sorgere la stella del mattino, cioè la Vergine Maria, perché fosse la luce dei popoli. E i popoli devono dire a lei ciò che il popolo di Betulia disse a Giuditta:
"Il Signore ti ha benedetta con la sua potenza, perché per mezzo tuo ha annientato i nostri nemici. Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra. Benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidata a colpire il capo dei nostri nemici. Oggi egli ha esaltato il tuo nome in modo che la tua lode non cesserà mai dalla bocca degli uomini" (Gdt 13,22-25).
    La beata Vergine Maria, nella sua nascita, fu dunque come la stella del mattino. Di lei dice ancora Isaia: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" (Is 11,1).
    Osserva che la Vergine Maria è paragonata al germoglio, a motivo delle cinque proprietà che questo possiede: è allungato, diritto, solido, esile e flessibile. Così Maria si prolungò nella contemplazione, fu diritta per la sua perfetta giustizia, solida per la fermezza della mente, esile per la povertà e flessibile per l'umiltà. Questo germoglio è uscito dalla radice di Iesse, che fu il padre di Davide (cf. Mt 1,5): da questi discende Maria (cf. Lc 1,27), "dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo" (Mt 1,16). Per questo motivo nella festa di oggi si legge il brano del vangelo che ricorda la genealogia di Cristo, figlio di Davide (Mt 1,1).
"Come la luna che risplende nei giorni della sua pienezza" (Eccli 50,6). La Beata Vergine Maria è paragonata alla luna piena, perché è perfetta sotto ogni aspetto. La luna in verità è talvolta imperfetta e incompleta, perché ha delle macchie e la forma di falce. Ma la gloriosa Vergine Maria non ebbe mai alcuna macchia, né nella sua nascita, perché fu santificata ancora nel grembo materno e custodita dagli angeli; né durante i giorni della sua vita, perché mai peccò di superbia: sempre rifulse di pienezza di perfezione. Ed è detta luce perché dissolve le tenebre. 

    Ti preghiamo dunque, o nostra Signora, perché, tu, che sei la stella del mattino, scacci con il tuo splendore la nuvola della suggestione diabolica, che copre la terra della nostra mente. Tu che sei la luna piena, riempi la nostra vacuità, dissolvi le tenebre dei nostri peccati, affinché meritiamo di giungere alla pienezza della vita eterna e alla luce della gloria infinita.

    Ce lo conceda colui che ti ha creata perché tu sia la nostra luce, colui che oggi ti ha fatta nascere per poter egli stesso nascere da te. A lui sia onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(Antonio di Padova, Sermone per la Natività della B.V.M., §§1-2.4) 

venerdì 7 settembre 2012

Il Signore continua a suscitare figli a San Francesco e Madonna Povertà. Auguri ai giovani che professano i primi voti

Maestro delle Vele, particolare del Matrimonio di Francesco e Madonna Povertà
Domani, 8 settembre, presso la tomba del Serafico Padre San Francesco si rinnova il "mistico parto" di Madonna Povertà, che da otto secoli continua, per grazia di Dio, a dare numerosi figli al Poverello di cui è sposa. Nascono 13 nuovi frati francescani conventuali, giovani che al termine del loro "anno della prova", il Noviziato, scelgono la via stretta della professione religiosa seconda la Regola del Santo di Assisi, per vivere in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, donati alla fraternità e a servizio della Chiesa.
Un augurio del tutto particolare a fra Alex e fra Antonio, novelli virgulti della Provincia francescana di Sant'Antonio di Padova: il Signore doni a loro e a tutti i compagni, che lasciano ogni cosa per seguirlo più da vicino, la santa perseveranza nella vocazione.
E a tutti i lettori del blog un invito pressante: una preghiera (o anche più) per il passo cruciale che questi fratelli compiono, consacrando a Dio la loro vita.


Il Signore vi benedica!

Gli affreschi di San Francesco in gloria e le allegorie dei voti
sulla volta della Basilica inferiore di Assisi.
In basso il matrimonio tra Francesco e Madonna Povertà officiato da Cristo stesso.

giovedì 6 settembre 2012

Mandaci, Signore, tanti pescatori di uomini, buoni predicatori


Il pescatore di uomini, di cui ci parla il Vangelo di oggi, è per sant'Antonio di Padova il buon predicatore, il sacerdote che si mette a disposizione di Gesù, non per la sua sapienza o orgoglio, ma mosso dall'interiore ispirazione dello Spirito di Dio, per predicare Cristo e il suo Vangelo, non se stesso. Un pensiero in perfetta consonanza con quello del padre San Francesco.
Così dunque, il Dottore Evangelico, interpreta la pesca miracolosa di Lc 5,1-11, nel Sermone della Dom. V dopo Pentecoste (§17):
«Ma sulla tua parola getterò le reti». Commenta la Glossa: "Se gli strumenti della predicazione non vengono gettati sulla parola della superna grazia, cioè per ispirazione interiore, invano il predicatore lancia la rete della sua voce, perché la fede dei popoli non nasce dalla sapienza di un forbito discorso, ma per opera della divina chiamata. O stolta presunzione, o umiltà feconda! Quelli che prima non avevano preso nulla, sulla parola di Cristo catturano una grande moltitudine. Si rompono le reti per la grande quantità di pesci perché adesso, in questo mondo, insieme con gli eletti entrano tanti reprobi, che lacerano persino la chiesa con le loro eresie. Si rompono le reti, ma non si perde il pesce, perché il Signore salva i suoi anche in mezzo alle persecuzioni e agli scandali".
«Ma sulla tua parola», non sulla mia, «getterò le reti». Ogni volta che le ho gettate sulla mia parola, non ho preso mai niente. Ahimè, ogni volta che le ho gettate sulla mia parola, l'ho attribuito a me, non a te; ho predicato me stesso, e non te; ho predicato cose mie, non le tue. E quindi nulla ho preso; e se ho preso qualcosa, si trattava non di un pesce ma di una rana gracidante, perché mi lodasse; e anche questo era un niente! «Ma sulla tua parola getterò le reti». Getta le reti sulla parola di Gesù Cristo colui che nulla attribuisce a se stesso, ma tutto a lui; colui che vive secondo ciò che predica. E se così farà, prenderà veramente una grande quantità di pesci.                                                (sant'Antonio di Padova)
E' giovedì: ricordati di pregare per i sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali e religiose.

martedì 4 settembre 2012

Canto gregoriano per la Madre di Dio: dai bambini ai maestri

Vi propongo due esecuzioni della stessa antifona mariana, tratta dal Comune della Beata Vergine Maria del Graduale Simplex, il libro di canti semplici, adatti a tutti, pensato per le celebrazioni dopo il Concilio Vaticano II.
Il testo del canto dice: Madre beata e Vergine intemerata, gloriosa regina del mondo, intercedi per noi presso il Signore.
Il primo video mostra delle bambine americane in un camposcuola, dove hanno praticato il Gregoriano, alle prese con il canto di quest'antifona all'inizio della messa presieduta dal vescovo.
Il secondo video fa sentire il canto della stessa melodia, eseguita magistralmente dal professore gregorianista p. Gennaro Becchimanzi, francescano conventuale. Corrediamo il tutto con gli spartiti, per diffondere un così bel canto, tanto facile che anche i bambini lo padroneggiano senza problemi di lingua o di note....







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