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domenica 31 marzo 2013

Auguri di Pasqua, soprattutto ai cristiani perseguitati

In questo giorno della festa della Risurrezione vi propongo di ricordare nelle vostre preghiere i cristiani perseguitati, soprattutto nel Medio Oriente. Ascoltiamo il Vangelo pasquale, cantato in Arabo secondo la liturgia bizantina (trovate sotto la traduzione), accompagnato dalle immagini delle icone della solennità del Cristo Risorto. Preghiamo in particolare per i Cristiani di Siria, Libano e Palestina, perché possano celebrare con fiducia e sicurezza la Santa Pasqua, secondo le loro antiche e splendide tradizioni che tanto hanno da insegnare all'Occidente che ha perso il significato dell'adorazione e della lode di Dio.


Vangelo di Marco, 16,1-9
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»». Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni.

sabato 30 marzo 2013

Il testo del videomessaggio di Papa Francesco per l'ostensione della Sindone e la preghiera del Santo di Assisi

Nel suo messaggio video che verrà inserito nell' "ostensione televisiva" della Santa Sindone di oggi (leggete qui), Papa Francesco ha citato la preghiera del Poverello d'Assisi che tradizionalmente fu proferita dal Santo davanti al Crocifisso di San Damiano che poi gli parlò, rivelandogli la sua vocazione.
Una preghiera carissima a tutti i membri della famiglia francescana, frati, suore e laici, perché è una preghiera profondamente vocazionale, e mostra il desiderio di chi la recita di assimilarsi a Cristo nel fare la volontà di Dio, incarnando le virtù teologali della Fede, Speranza e Carità. Qui potete trovare queste e altre preghiere uscite dalla penna e dall'anima del nostro Padre san Francesco.

La riascoltiamo nella popolare versione musicale di mons. Frisina:


Ecco il Messaggio del Papa:
Cari fratelli e sorelle,
mi pongo anch’io con voi davanti alla sacra Sindone, e ringrazio il Signore che ci offre, con gli strumenti di oggi, questa possibilità.
Anche se avviene in questa forma, il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo Volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla. Come è possibile? Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a questa Icona di un Uomo flagellato e crocifisso? Perché l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret. Questa immagine – impressa nel telo – parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore.
Lasciamoci dunque raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l’Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli… Eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maestà. E’ come se lasciasse trasparire un’energia contenuta ma potente, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto.
Per questo, contemplando l’Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò davanti al Crocifisso:
Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta,
senno e conoscimento, Signore,
che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen.

venerdì 29 marzo 2013

Adorare la croce: la stessa croce che passa come testimone nella staffetta della fede

Vedendo la fatica di Papa Francesco nel genuflettere se non è aiutato, possiamo dedurre quanto sforzo fisico gli sia costato - anche se con il sorriso - l'inchinarsi ieri per la lavanda dei piedi a Casal del Marmo.


Altro Papa: due anni fa appena, quando Benedetto XVI era ancora in discreta forma per celebrare in tutta la pienezza delle azioni simboliche i riti del Venerdì Santo:

Stabat Mater: sotto la croce tra classico e moderno

Un video per i giorni di Passione. Con la Madre di Dio alla Croce, accompagnati da immagini dell'Addolorata e da una musica da ascoltare sul testo latino dello Stabat Mater:

La primissima volta di un Papa tra i carcerati

E' stata richiamata più volte in questi, nei soliti paragoni della stampa tra un Papa e l'altro, la visita di Giovanni XXIII al carcere romano di Regina Coeli. Era il giorno dopo Natale del 1958. Ne rivediamo la registrazione con le testimonianze di chi era presente:

giovedì 28 marzo 2013

Un vecchio "prete" ammalato ma appassionato dell'Eucaristia

Il Giovedì Santo è il giorno dell'Eucaristia, il giorno della concentrazione eucaristica della Chiesa, che si raccoglie nel suo cuore per poi avere la forza e la spinta necessaria per arrivare fino alle periferie.
Riguardiamo qualche immagine di 10 anni fa: 17 aprile 2003, il beato Giovanni Paolo II, già molto ammalato, presiede comunque la celebrazione eucaristica con la massima solennità che gli è consentita dal suo corpo cadente, senza vergognarsi del suo stato. Addirittura si sforza di intonare le parti in canto.
Un prete mette la celebrazione della Messa sopra ogni altro ufficio e compito. Perché un prete è un prete e rimane sempre un prete. Con la consapevolezza che solo lui può offrire il Corpo di Cristo ai fedeli, e solo questa offerta, non altre sue attività, darà a tutto il gregge a lui affidato la forza e l'energia di vivere e servire come Gesù. Senza l'Eucaristia la Chiesa diventa una ONG pietosa.... e dopo un po' si ferma tutto.
Giovedì Santo è il giorno dell'Eucaristia. Per non scordare i santi che abbiamo conosciuto:

mercoledì 27 marzo 2013

Cantemus Domino: aperte le iscrizioni per il corso di Gregoriano ad Assisi


Mi ha avvertito il p. Matto Ferraldeschi che sono già aperte le iscrizioni per il corso triennale di Canto Gregoriano che si terrà a luglio ad Assisi, presso i francescani della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Avevamo già parlato l'anno scorso di questa interessante opportunità formativa per l'estate (vedi qui).
Questo corso giunge alla sua seconda edizione: "è patrocinato dal Pontificio Istituto di Musica Sacra e dall'AISCGre (Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano) e vuole essere un contributo alla formazione degli operatori musicali nella liturgia, di religiosi, sacerdoti, laici e cultori del genere, che intendono unire formazione liturgica e studio del repertorio in base al libri di canto attuali, e alle acquisizioni scientifiche e musicologiche più recenti, come attuazione pratica del gregoriano nella Liturgia, secondo i dettami del Concilio Vaticano II".


Info e iscrizioni:
Tel: 075.80.51.430 (ore: 9.00-12.30/15.00-18.00 giorni feriali)
cantemusdomino@libero.it

Qui potete scaricare il Modulo di Iscrizione al Corso

Qui, invece, un Depliant informativo sul Corso di Gregoriano

Il sito web del Corso è:
www.assisiofm.it/cantemus-domino-1873-1.html

sabato 23 marzo 2013

I gesti di Papa Benedetto e la delicatezza di Papa Francesco


Sono rimasto davvero edificato dall'incontro emozionante tra Papa emerito Benedetto e Papa in carica Francesco. Chi non avesse ancora visto il video dello storico incontro dei due Papi guardi qui:


I gesti di Benedetto sono inequivocabili. Continua far vedere che Francesco è davvero il nuovo Papa.
1) Nonostante la fatica di camminare vuole andare ad accoglierlo all'eliporto, appena arriva
2) All'accenno di inchino di Papa Francesco, quasi a baciare le mani del suo predecessore, papa Benedetto si ritira.
3) Papa Benedetto cammina dietro Francesco, cedendogli il passo.
4) In cappella Benedetto cerca di far accomodare Francesco al posto che gli spetta e al suo cenno di voler andare nei banchi cerca di protestare dicendo chiaramente; "dobbiamo rispettare...." e mi pare di capire, pur nell'audio disturbato, che aggiunga "i diritti". Evidentemente intende i ben noti "diritti di precedenza" tipici del Vaticano: delicatezza a cui il più "democratico" ed egalitario Francesco rinuncia volentieri e finiscono per condividere il banco.
5) Papa Francesco regala un'immagine della "Madonna dell'Umiltà" al suo predecessore, e dice che ha pensato subito a lui quando ha sentito il titolo di quell'icona e Benedetto è davvero grato. Non c'è altro da aggiungere.
6) Si vede poi, da come sta seduto sul divano, che Papa Francesco è quasi sull'attenti: anche a lui sarà difficile, dopotutto, non sentire deferenza per quello che per 8 anni è stato il suo Pontefice! Invece Benedetto è come un anziano maestro che viene visitato da un suo caro alunno.
7)  La cassa di documenti: Benedetto consegna al suo successore una notevole mole di documenti. E devono essere importanti, altrimenti glieli avrebbe lasciati nell'Appartamento o fatti recapitare altrimenti. Invece per 40 minuti, solo loro due, si parlano e l'uno istruisce l'altro.


Notate come Papa Benedetto, nella sua cappellina, abbia tutto secondo il suo stile: l'altare orientato, le sei candele (non più sette, perché non ne ha più diritto!). Dalla quinta domenica di Quaresima ha velato anche la croce dell'altare, come consigliano di fare fino ad oggi le rubriche liturgiche! Piccole attenzioni che mostrano come sia in una cattedrale, sia in una cappellina, Benedetto XVI rimane sempre attento ai particolari del suo dialogo liturgico con Dio.
A proposito di quest'immagine ho letto in un sito americano un gustosissimo siparietto (inventato), e cioè: "Prima di passare ad argomenti importanti, Santità - dice Papa Francesco - vorrei chiederle: ma lei come fa a mangiare gli spaghetti al sugo con questo vestito tutto bianco?? Io ne ho già cambiati tre in dieci giorni!!" Papa Benedetto risponde: "Adesso hai capito a cosa serve la mozzetta?".

venerdì 22 marzo 2013

Domenica delle Palme: liturgie papali a confronto

E' uscito oggi dalle papali stamperie liturgiche il tradizionale libretto per la Domenica delle Palme, la prima che viene presieduta dal nuovo Papa. 

Che cosa si può notare? Che le due celebrazioni sono praticamente identiche (eccezion fatta per le letture che variano a seconda dell'anno A,B e C). Continuità in tutto. La Messa, per la maggior parte, sarà celebrata come al solito in italiano, a parte la preghiera eucaristica. L'ordinario della Messa è lo stesso del passato: lo schema XVII del Kyriale, per le domeniche di Avvento e Quaresima. Quest'anno è previsto, in più, il canto del Kyrie prima della colletta. Anche il proprio della Messa è lo stesso, con gli stessi canti e antifone. Il meraviglioso graduale trova il suo posto invece dell'acclamazione al vangelo sia nell'una celebrazione che nell'altra...
Quasi tutto è identico. Quasi. Ciò che salta all'occhio è che sono sparite le parti in canto del celebrante: le risposte ai dialoghi del prefazio o della benedizione non sono provvisti di note. Questo significa che il Papa, a differenza dei suoi predecessori, continuerà a non cantare. Differenza di formazione o di impostazione musicale (stonato?), non sappiamo. Comunque anche se il Papa non canta, questo non vuol dire che i sacerdoti debbano imitarlo, anzi devono "supplirlo". Mi raccomando, non iniziamo a trarre indicazioni teologiche "di rottura" anche dai semplici limiti umani o dallo "stile" di ciascuno. Un conto è lo "stile", un conto la "sostanza". 

Come anticipo e utile esemplificazione di nuovo unito all'antico, vi propongo l'antifona Pueri hebraeorum con i versetti del salmo cantati in italiano (Frisina) durante l'avvio della processione delle Palme del 2011. Un bell'esempio da riprendere possibilmente anche nelle parrocchie:

Qui l'edizione 2012 dello stesso canto

I bambini ebrei, portando rami d'ulivo, andavano incontro al Signore
e acclamavano a gran voce: Osanna nell'alto dei cieli.



giovedì 21 marzo 2013

Il vescovo di Roma non viene "intronizzato", ma l'Arcivescovo di Canterbury sì. Lo fanno dire a Papa Francesco!

insediamento del nuovo arcivescovo primate della comunione anglicana.
C'è qualcuno nelle stanze vaticane che gioca qualche "sgambetto lessicale" a Papa Francesco. Ormai lo sappiamo: il nuovo Pontefice ha un particolare fastidio per troni, poltrone e strapuntini, tanto che padre Lombardi il 18 marzo scorso ricordava ai giornalisti, tentati dall'uso di parole inappropriate, che la Messa del giorno dopo sarebbe stata "l'inizio del ministero petrino di papa Francesco", non "l'intronizzazione" perchè il Papa non è un re (vedi qui sul sito di Repubblica). E' così almeno dal 1978, non da pochi giorni insomma, ma ai giornalisti piace  troppo "intronare" i Papi.... e continuano allegri con i loro titoloni (vedi qui).

Eppure oggi il Vescovo di Roma che rifiuta il trono per sé, si rallegra con l'Arcivescovo di Canterbury, capo degli Anglicani, che viene "intronizzato" a sua volta. Infatti il Papa ha scritto oggi in inglese al Dott. Justin Welby un "Messaggio del Santo Padre Francesco all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby in occasione della cerimonia di intronizzazione (21marzo 2013)" in cui si dice proprio:
I wish in turn to offer my greetings and best wishes on the occasion of your Enthronement at Canterbury Cathedral.
Anche nel titolo/spiegazione in lingua italiana viene usato il regale vocabolo. Eppure  sul sito ufficiale dell'Arcivescovado di Canterbury viene spiegato chiaramente, a proposito della cerimonia di oggi, che: "The modern term would be inauguration, but 'enthronement' remains appropriate".
Appropriato forse da un punto di vista "mondano", ma del tutto "inappropriato" sulla penna di Papa Francesco, che certo non vuole augurare agli altri quello che non ritiene adatto a sé (ben più dell'arcivescovo di Canterbury c'è qui...). Felicitarsi per "l'inaugurazione" del ministero anglicano sarebbe stato molto più in linea con gli ideali del Santo Padre.
Si poteva al limite ricorrere alla bellissima e adattissima dicitura italiana "insediamento", visto che si tratta in fondo di prendere la "sede episcopale". O meglio "le sedi", visto che si tratta di un duplice insediamento su due distinte "cattedre": come pastore diocesano di Canterbury e come Primate della Chiesa d'Inghilterra (pare quasi che - a differenza di quanto avviene con il Papa - queste due cariche possano essere separate, devo approfondire...). Tuttavia qualche zelante minutante ecumenico ha preferito - a nome dell'umile Francesco - utilizzare apposta un termine ampolloso e curiale, che senz'altro suona come una nota stonata e difficilmente uscita dal sacco del firmatario.

La cosa è resa ancor più visibile perchè, tra l'altro, solo poche settimane fa, il 4 febbraio, in occasione del messaggio per la formale investitura del capo degli anglicani, Papa Benedetto XVI aveva parlato dell'"installation" del nuovo arcivescovo (vedi qui), riferendosi all'inaugurazione del suo ministero per il quale pregava (stranamente anche questo messaggio è stato diffuso tardivamente solo oggi). Il vocabolo inglese "installation" è ormai di uso corrente (vedi qui) e ufficiale anche nei testi della Chiesa d'Inghilterra, dove si parla più volentieri di "installation" che di "enthronement", nonostante la monarchia e i riti ad essa legati siano ovviamente vivi e vegeti nelle isole britanniche, non sentiti però più adatti ai rappresentanti del "potere spirituale" della Chiesa di Stato.
E dire che a Londra non hanno p. Lombardi in sala stampa.

martedì 19 marzo 2013

Messe di inaugurazione del Ministero Petrino... con un po' di nostalgia

Lasciatemelo dire francamente: senza nulla togliere a Papa Francesco, non c'è dubbio che la nostalgia di Benedetto oggi si è fatta sentire. Papa Francesco mi appariva intimorito, quasi bloccato dalla immensità del compito che la folla e le personalità oggi a San Pietro oggettivamente gli manifestavano. Anche nel giro della piazza si rifugiava nei gesti consueti e affettuosi a cui è abituato: bravissimo nei contatti personali, non riesce ancora ad entrare pienamente in sintonia con le folle, nel ruolo di Successore di Pietro, Papa di Roma e della Chiesa universale, e a reagire alle masse che inneggiano: "W il Papa". Quasi arrosisce.

Mi ha poi sorpreso non poco anche oggi: ha ricordato giustamente nell'omelia che il vescovo di Roma deve servire e ha detto: "Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce", ha fatto tornare le parole servizio e servire per ben 5 volte, gli è sfuggita l'occasione per menzionare il più bel titolo del Sommo Pontefice: "Servo dei Servi di Dio", titolo antico quanto Gregorio Magno eppure assolutamente contemporaneo. Ha usato solo una volta la parola "Papa", mai Pontefice, dicono sui giornali. Non credo che sia umiltà o modestia, è piuttosto consapevolezza schiacciante del peso del ministero che gli si apre innanzi, e quasi quasi non vuole nominarlo.

Secondo il mio parere - che condivido con Magister - Papa Francesco sarà piano piano plasmato dall'Ufficio che ha assunto (e sicuramente l'ha assunto suo malgrado). Ratzinger, quando divenne Papa, era già pronto, non aveva bisogno di abituarsi alle folle o alla Curia romana, ai cerimoniali e ai cerimonieri, e per questo poteva fin da subito tracciare con forza, fin dalle prime omelie, il suo progetto pastorale e le sue priorità per la Chiesa, affermando: "pregate perché non fugga davanti ai lupi!".
L'omelia di Papa Benedetto per l'inizio del suo Ministero Petrino fu costellata non a caso da 35 applausi. Sembrava a momenti che non riuscisse più ad andare avanti. Certo venivamo da un clima "alla Giovanni Paolo II", dove tutto ciò che circondava il Papa era entusiasmo Dopo la morte del grande pastore polacco e lo smarrimento dei fedeli, avere un nuovo Pastore fu come riemergere dalla notte.
Papa Francesco si pone invece molto più timidamente di Benedetto nei confronti dello stesso Ufficio, anche quando dice cose forti e chiare. Pare quasi abbia timore di sollecitare l'applauso (ne abbiamo sentiti 8) o di muovere le mani all'assemblea per farla gioire (Mons. Marini ha dovuto perfino richiamare l'attenzione del Papa sugli astanti al termine della celebrazione). Credo che ancora non riesca a distinguere la sua persona dall'ufficio petrino che ormai la possiede, l'onore dato a Bergoglio e quello che è invece destinato a Papa Francesco. Per questo - sempre a mio parere - tende a rifiutare certi simboli: perché nella sua mentalità tipicamente gesuitica, sono onori che non vanno cercati, anzi rifuggiti. Ma di certo sant'Ignazio non si immaginava un suo figlio elevato al Pontificato! Ci vorrà un po', ma piano piano anche Francesco capirà che al popolo interessa il Papa e il Papa vogliono salutare, ascoltare e riverire, non la persona che ne porta "pro tempore" la carica.
I portatori dell'Ufficio passano, il Ministero di Pietro rimane essenziale e stabile per la Chiesa.
Per chi ha poca memoria o non ricorda la poderosa celebrazione e omelia di Benedetto XVI il 24 aprile 2005 consiglio alcuni link e video: 


Inoltre vi invito a rivedere il servizio della RAI nel video qui sotto, che ci mostra il vero inventore della celebrazione che oggi si è ripetuta per la quarta volta nella storia. E' Giovanni Paolo I, Papa Luciani, il fulmineo riformatore e in senso buono "rivoluzionario", che tanto assomiglia nel carattere e nella ricerca di semplicità a Papa Bergoglio:

lunedì 18 marzo 2013

Cosa pensa Papa Bergoglio sulla Messa e sul sacerdozio?

Un bellissimo servizio di Eternal Word Television Network ci presenta una miniconferenza televisiva del Card. Bergoglio su Eucaristia e Sacerdozio. E' in spagnolo doppiato in inglese, ma vale la pena ascoltare la precisione e insieme la semplicità con cui colui che ora è Papa parla del ministero e sacramento centrale per la Chiesa. GRAZIE ancora a Stefano che ci ha inviato nei COMMENTI una sua traduzione in italiano.

Non è un grappolo d'uva è un fiore di nardo! Pubblicato lo stemma ufficiale di Papa Francesco

E' uscito lo stemma ufficiale di Papa Francesco, che omaggia il suo predecessore diretto riprendendo la mitra pontificia (una tiara semplificata) usata per timbrare lo scudo di Papa Benedetto. Naturalmente ci sono le chiavi; non compare più invece il pallio, che era entrato nel simbolo di Benedetto XVI sebbene criticato da molti araldisti come improprio (si torna alla tradizione, almeno in questo).
Per quanto riguarda lo scudo, come il nostro Blog aveva predetto, rimarrà esattamente com'era quello del vescovo Bergoglio, ovvero azzurro caricato dello stemma dei Gesuiti e accompagnato dalla stella di Maria.
grappoletto di fiori di nardo
Quello che tutti interpretavano come un grappolo d'uva di cui non si capiva il significato, si rivela invece essere un fiore di Nardo (!), omaggio a san Giuseppe. Per singolare coincidenza l'inizio del ministero petrino sarà celebrato domani, proprio nel giorno della solennità di San Giuseppe, tanto caro a Francesco e anche a Joseph Ratzinger, che ce l'ha come patrono da battesimo!
Potete leggere tutta la spiegazione ufficiale della simbologia sul sito Vaticano, che illustra anche le motivazioni "vocazionali" e personali del motto scelto da Papa Bergoglio (Miserando et eligendo). Il motto, a quanto pare, continuerà ad apparire sotto lo stemma, come capitava ai tempi di Giovanni Paolo II.

Uno accanto all'altro vi pongo l'immagine dello stemma ufficiale (a destra) e quello che era stato congetturato dal nostro Blog (a sinistra). Parrebbe che abbiano preso proprio l'idea dall'immagine caricata l'indomani dell'elezione da Cantuale! Piccole soddisfazioni...


Non solo Ratzinger e Scola: anche Bergoglio è amico di CL. Continuità di idee e di persone

Nonostante esimi vaticanisti e insospettabili uomini di Chiesa facciano a gara a chi contrappone con più vigore Papa Francesco a Papa Benedetto, cercando di tirare dalla propria parte il nuovo Pontefice per la mantellina bianca (visto che non si è ancora abituato alla mozzetta - forse il Papa aspetta quella estiva tanto cara a Giovanni Paolo II il Grande, che la usava anche in inverno?), spuntano dagli archivi molto capienti della Rete continue prove della vicinanza ideale ed ecclesiale dei due Papi e di quello che non senza cattiveria oggi dicono che sia entrato Papa in conclave per uscirne cardinale, l'arcivescovo di Milano Scola. Ratzinger.
Ecco l'ultima prova che tante supposte opposizioni sono poco credibili: il ricordo affettuoso dell'allora Cardinal Bergoglio per Don Giacomo Tantardini, guida spirituale di Comunione e Liberazione dopo la morte di Giussani, direttore prima del Sabato e poi di 30Giorni e confessore del fondatore. Il Card. Ratzinger fece un memorabile funerale a Don Giussani, a Milano in piazza Duomo. Il Card. Bergoglio ricorda con commozione  uno dei più ascoltati successori (spirituali) del Gius - prematuramente scomparso - con un articolo sul mensile 30Giorni del maggio dell'anno scorso (2012). Mostra così un'intensa condivisione del suo carisma personale e vicinanza al movimento. Interessante anche la foto a corredo del pezzo scritto da Bergoglio: una liturgia dove si nota lo stile celebrativo semplice che sa però commisurarsi alle situazioni e non disdegna "ciò che passa il convento". La foto è scattata nella Basilica romana di San Lorenzo fuori le mura (cliccare sopra la foto per ingrandire).
A questo link troverete l'intero numero 5/2012 del mensile di CL in formato PDF, il pezzo e le foto iniziano da pag. 37. And here you will find the same issue of 30Giorni in English.


PS. Stefano mi invita a precisare che il presidente di CL è Don Julian Carron, mentre Tantardini era responsabile della comunità a Roma. Come dico sopra intendevo parlare del suo peso "spirituale", che in Italia è stato ed è ancora sicuramente molto rilevante nel movimento e non solo.

domenica 17 marzo 2013

Il Rettore della Basilica di sant'Antonio rievoca il suo incontro con l'allora card. Bergoglio

I giornalisti vanno letteralmente "a caccia" di frati francescani da intervistare. Qui TMNews ha acchiappato il nostro superiore. Ecco la sua testimonianza di quando incontrò l'allora cardinale di Buenos Aires:

Padova, Rettore di S. Antonio: Papa Francesco... di TMNews

Un po' di benchmarking papale: dal "Buona Domenica" di Benedetto al "Buon giorno" di Francesco

Confrontiamo due Angelus della stessa domenica V di Quaresima, di Benedetto XVI e di Francesco. Mi sorprende non poco in quello del nuovo Papa l'omissione del riassunto del discorso e i saluti nelle diverse lingue ai tanti pellegrini venuti da varie parti del mondo. Anche dal punto di vista mediatico, questi piccoli interventi del Papa erano rilanciati dalle televisioni dei diversi linguaggi. Sarà il caso che i collaboratori del Pontefice si rimettano in moto, anche per dare il giusto tocco di vicinanza ai singoli gruppi e associazioni che si aspettano tanto di essere menzionati dal Papa. 
Inoltre anche in questa occasione Papa Francesco non canta. Nemmeno oggi ci ha dato la benedizione cantando, come non ha cantato nella messa. Spero sia solo l'iniziale incertezza o timidezza a frenare il Papa dal lodare il Signore con il canto, che - come sapete - sta molto a cuore a questo blog. Qualcuno sa dire se è intonato? So che anche questo non è essenziale, però certo non è trascurabile per chi si interessa di canto...

PS. Aggiornamento: Mi dicono che il papa ha avuto problemi polmonari (in questo assomiglia ad Albino Luciani, operato più volte ai polmoni) e quindi non può.

Benedetto XVI   (21-3-2010)   Trascrizione del testo



Francesco   (17-03-2013)   Trascrizione del testo

sabato 16 marzo 2013

Il meraviglioso libretto liturgico di mons. Guido Marini per l'inizio del Ministero Petrino di Papa Francesco

E' apparso oggi sul sito Vaticano lo splendido libretto per i Riti di inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma e la Santa Messa di inizio Pontificato. Un bellissimo esempio di continuità con il precedente papato, così attento al culto divino e alla bontà e genuinità anche delle forme liturgiche. Il rituale è stato approvato da Benedetto XVI, come spiegava il 22 febbraio Mons. Guido Marini (vedi qui).
La Messa è quella di San Giuseppe, con qualche variante minima nei canti (offertorio), vista l'augusta circostanza. Il Gregoriano risuona con commovente abbondanza e con popolare semplicità (Messa de Angelis). Alla celebrazione Eucaristica sono premessi i gesti della visita al sacello dell'Apostolo san Pietro, la consegna del Pallio papale e dell'anello del Pescatore. Chissà se la presenza di Sua Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli non diventi una bella occasione per Papa Francesco: potrebbe invitarlo a scendere insieme a lui e ai patriarchi cattolici alla Tomba di Pietro. Però eviterei di farmi benedire da lui in diretta mondiale (come abbiamo visto anche sul balcone la prima sera). A parte gli strepiti antiecumenici di alcuni cattolici, un gesto del genere, per quanto generoso, metterebbe a disagio Bartolomeo. Per aver benedetto un po' d'acqua insieme a un cattolico, un vescovo ortodosso Romeno ha rischiato di essere deposto. Figuriamoci le reazioni di Grecia o Russia in un caso del genere..... Il Papa terrà certamente presente tutte e quattro le virtù cardinali.

Sentiremo comunque risuonare le laudes regiae e il Te Deum, ma anche le preghiere così cariche di impegno che collocano Francesco nella linea ininterrotta dei suoi predecessori: "TU ES PETRUS!". Viene simboleggiata la tradizione del delicato e pesante compito di tenere unita tutta la Chiesa "in fide et caritate", nella stessa fede e nell'amore a Dio e ai fratelli. Questo è il lavoro del Vescovo di Roma. Il Vescovo di Buonos Aires cede il posto dentro di sé al Romano Pontefice. La persona di Bergoglio diventa portatrice del ministero, lo assume su di sé. Un ministero che annienterebbe i più forti e determinati senza la preghiera incessante dell'intero Corpo di Cristo e il sostegno continuo dello Spirito Santo.


Mi dispiace non trovare altro che la copertina del precedente libretto di inizio pontificato, quello di papa Benedetto XVI, nel 2005 ancora non si usavano tutti i PDF di oggi. Quello che abbiamo - comunque - è anche opera sua.


venerdì 15 marzo 2013

Paramenti nuovi per Papa Francesco: lo scandalo del profumo di Betania si ripresenta nella liturgia

La redazione di Formiche.net ha realizzato un servizio sulle nuove casule che il Papa appena eletto e i concelebranti utilizzeranno il giorno dell'inaugurazione del Pontificato, il 19 marzo, festa di san Giuseppe.
E' la festa di Nozze tra la Chiesa romana e il suo Sposo, rappresentato dal Vescovo di Roma.
Già sento i benpensanti che dicono: " e quanto costano... e che spreco... e il Papa non ne ha bisogno...".
Forse era meglio usare "a gratis" i paramenti antichi e ricamati della sacrestia pontificia, costava meno, però non piacciono a tutti....

I paramenti nuovi sono realizzati dal famoso Serpone di Napoli, che assicura come siano poco costosi, semplici ma insieme solenni. Dare lavoro alla sartoria napoletana, con la crisi che c'è in giro, è un gesto nobile verso chi deve lavorare, ma non va comunque considerato uno spreco: anche Gesù - dice il vangelo di Marco - accettò l'unzione di Betania. Ai discepoli che si lamentavano perché i soldi dell'olio profumato si potevano dare ai poveri, Gesù replicò: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto una bella azione (καλὸν ἔργον) verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. Versando quest’olio sul mio corpo lo ha fatto in vista della mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei"». San Giovanni dice che a lamentarsi per lo spreco offerto a Gesù... fu Giuda (cf Gv 12,4-5).

Guardiamo il video con la descrizione dei nuovi paramenti, e poi continuiamo il discorso:


Il Cardinale Gesuita e biblista Carlo Maria Martini commentando l'episodio di Betania di Marco 14,1-11, mostrava che oltre allle opere buone (attività efficaci verso i poveri) Gesù gradisce anche le "opere belle" indirizzate a Dio (l'amore per il culto divino, la liturgia giudicata "sprecona" dalla mentalità efficientista):
L’importanza dell’episodio è chiara: fa già parte del "racconto ecclesiale" della "passione" e quindi, secondo la "predicazione" stessa, viene proclamato ogni volta che si proclama il "Vangelo" della "morte" di Gesù. Significativa la "sottolineatura" del Signore: ciò che la donna ha compiuto è parte del "Vangelo". Curiosa la "specificazione": «in ricordo di lei». La donna, con il suo "gesto", è messa al centro dell’attenzione delle parole di Gesù.
La "domanda" che più si è ripercossa nella storia della "esegesi" è sul significato dell’"affermazione": «I poveri li avete sempre con voi». Forse Gesù dice che non c’è nulla da fare di fronte alla "povertà"? Di fatto Gesù, volendo definire l’azione della donna, che è criticata dai "discepoli", la chiama «opera bella». Il "testo italiano" fa leggere: «un’azione buona». Il "testo greco" dice: «opera bella», degna dell’uomo, in cui l’uomo si esprime al meglio. Le "opere belle" non sono le "opere esteriori" – come appunto "preghiera", "digiuno", "elemosina" – bensì quelle descritte nello stesso capitolo 5: le "Beatitudini". "Opera bella" è l’essere "poveri", lo scegliere di non "servire" al "denaro", l’essere di cuore "semplice" (i "puri di cuore"), l’essere operatori di "pace". Il "gesto" di questa donna appartiene dunque non tanto alle "opere efficaci" bensì alle "opere belle" che qualificano la persona, così come le "Beatitudini" sono atteggiamenti vissuti dalla persona.
Nella "simbologia" dell’episodio ci è facile anche leggere quale sia la "bellezza" personale dell’"opera" della donna. È "bella" perché è "inaspettata", anzitutto. Viene nel mezzo del "banchetto" a dare un "profumo" incredibile a tutta la sala, senza che nessuno lo prevedesse. È un "gesto inatteso" eppure dovuto a un "ospite illustre".
Un’"opera inaspettata" quindi, e originale, "creativa". Ha la "bellezza" dei "gesti umani" che non sono semplicemente adempimenti di "leggi" oppure risposte a esigenze di "efficienza" ma sgorgano dall’"intimo" della persona che li compie. Se la donna avesse chiesto consiglio le avrebbero detto che era "inutile" versare quell’olio, che non ce n’era bisogno.
È anche un "gesto gratuito", e totale, "esaustivo". Gesù nel "brano parallelo" dell’"Evangelista" Marco spiega: «Questa donna ha fatto quello che ha potuto» (cfr. "Mc 14,8"). Ci richiama così l’"obolo" della vedova che, pur avendo fatto niente dal punto di vista dell’"efficienza", ha però fatto tutto perché ha espresso se stessa.
Infine, quest’"opera" è "bella" perché è "profetica": «in vista della mia sepoltura». I "discepoli" non avevano mai capito, benché Gesù l’avesse loro ripetuto, che «il Figlio dell’uomo doveva essere tradito, essere ucciso, e poi risorgere». La donna l’ha compreso e il suo è un "gesto cristiano" perché contiene una "profezia" della "morte" e "Risurrezione" del Signore.
Possiamo anzi dire che la donna, con quel "gesto", entra nella "morte" e "Risurrezione" di Gesù, fa un’"opera battesimale". E chi è il "cattivo discepolo"? Colui che non capisce questi "valori", che li critica, che va alla ricerca di "gesti clamorosi", dalle "risonanze grandiose". Mentre invece il "profumo" del "balsamo" si perde nella "oscurità" della casa di Simone. "Cattivi discepoli" sono coloro che non comprendono quella "bella opera" che è in ogni "gesto", quella "bella opera" che il "Padre Celeste" vede e che vedono gli uomini sensibili al fascino del "profumo" delle "Beatitudini evangeliche". Sono "opere" che rendono lode al "Padre" perché sono "irrefrenabili", mentre di tutte le altre "opere" si può supporre sempre una "seconda intenzione", un motivo non pienamente "disinteressato". Le "buone opere" delle "Beatitudini" sono le "opere cristiane" – "kat’exochèn" – senza alcuna aggiunta o "smarginatura" o "sottolineatura".
E i "poveri"? Che dire dei "poveri"? I cosiddetti "discepoli" sono qui "fuori strada" e in realtà non si preoccupano dei "poveri".
Se ne preoccupa il «vero discepolo» che è la donna, perché i cosiddetti "discepoli" oppongono erroneamente il "servizio" reso ai "poveri" all’adesione "personale" a Gesù che sta per morire, quasi si dovesse scegliere tra le due "opere". Si tratta di un rischio in cui noi spesso incorriamo: dare ai "poveri" od onorare Gesù raccogliendo la sua "morte" e "Risurrezione"?
Non comprendiamo che è l’accettazione di quella "morte", come "gesto supremo" d’amore per noi, che abilita poi il "discepolo" a mettersi incondizionatamente al "servizio" dei "poveri". Come quei "discepoli", anche noi vediamo la soluzione del problema dei "poveri" nel "denaro", in una "efficienza", e non nella "dedizione-amore", da cui nascerà il "servizio" ai "poveri".
Gesù difende e loda la donna, così come ha difeso Maria dalle "insinuazioni" di Marta che accusava la sorella di perdere tempo ascoltando la "Parola" e di non "servire". L’aiuto reso ai "poveri" sarà sempre una delle caratteristiche della "comunità" che ha scelto di seguire Gesù, il Signore "Crocifisso" e "Risorto", e quindi ha scelto di non "arricchire", di vivere la "Beatitudine" della "povertà", la "Beatitudine" della "semplicità" di cuore e, proprio per questo, avrà sempre "famigliarità" con i "poveri". I "poveri" li avremo allora sempre con noi, non soltanto nel senso che saranno della nostra "famiglia", della nostra realtà, ma anche perché noi, con Gesù "Crocifisso" e "Risorto", avremo scelto questo tipo di vita. Ecco dove il "laico cristiano" trova la radice anche di ogni suo impegno "sociale" e "civile" per i "poveri".
Ora è il momento di mostrare l’adesione al Signore che sta per morire, è il momento "battesimale". In seguito, tale adesione andrà dimostrata ai "poveri" per i quali Gesù è morto. E ciò che sarà fatto a loro sarà fatto a lui. È così che il "cristiano" si prepara a vivere l’"identità" tra le sue molteplici "azioni" ("sociali", "politiche", di "servizio", di "fede", di "catechesi", di "orazione", di "preghiera"). È così che si prepara a "unificare" la sua realtà, per non agire in maniera turbata o perplessa davanti a "scelte" che sembrano "escludersi" l’un l’altra.
La donna del "Vangelo" ha colto l’"unità" delle "scelte". Quando si proclamerà la "Buona Novella" della "morte" di Gesù, si esalterà insieme anche la "fede" nella "Risurrezione", mostrata da questa donna, e annunciata dal Signore ogni volta che si parla della sua "morte". La donna ha veramente capito il significato della "morte" di Gesù anzitutto in relazione a lui come "persona", non come "simbolo" o "ideologia" della salvezza dei "poveri" o di altre "categorie". Ha capito Gesù nella sua "identità storica", lo ha riconosciuto, "adorato", amato, "servito". Tale adesione alla "persona" di Gesù rende possibile la dedizione di tutta l’esistenza ai "poveri", che è pure parte del "messaggio", della "Buona Notizia" da predicare a tutto il mondo.
Senza lo spreco della preghiera e della liturgia la Chiesa diventa una "ONG pietosa" - parola di Papa Francesco. Quindi si smetta di fare tanti confronti tra questo e quell'altro Papa. Un conto è il colore delle scarpe o le preferenze di auto o comodità per la persona Bergoglio, tutt'altra cosa la bellezza del culto rivolto a Dio, non all'uomo. Chi pensa che i paramenti sacri siano "orpelli" non ha capito che si prega anche con il corpo, con gli occhi, con il naso, con le orecchie.... e questo inevitabilmente tocca il portafoglio.

La grande e ultima occasione dei Lefebvriani

Ho letto ieri sul blog di fr Z un appello ai seguaci di mons. Lefebvre in questo tempo di inizio pontificato. Dice dunque il reverendo americano (mia veloce traduzione):
Signori, ve lo ripeto, nel primo giorno pieno di pontificato di Francesco.
L'intera Società Sacerdotale di San Pio X si raccolga in piazza san Pietro, si trascini ginocchioni fino al Palazzo Apostolico, e implori il nuovo Papa di conceder loro di baciargli il piede, il ginocchio e la mano e promettergli obbedienza.
Data la novità del pontificato, che gran gesto sarebbe un tale gesto! E fornirebbe una ENORME dose di credibilità a quelli che desiderano mantenere la continuità con la tradizione.
Gli "auto-proclamati" leader della difesa della tradizione dovrebbero fare strada. Uscite davanti a tutti.
Fate in modo che la SSPX aiuti Francesco ad essere il Papa dell'Unità dei Cristiani
Padre Z. si rende ben conto che le priorità del nuovo Papa, la sua mentalità e attitudine, non sono propriamente inclini al dialogo su certi punti. Non pare dotato della pazienza negoziatrice del "venerato predecessore". D'altra parte i Lefebvriani hanno avuto la loro ultima possibilità con il papato di Benedetto, e l'hanno sprecata, giocando stupidamente al rialzo. Ora rischiano seriamente di perdere tutto. A meno di un guizzo di genio e di spirito. Se davvero accettassero di fare quanto l'acuto padre Zuldhorf suggerisce, in un attimo, con un solo forte gesto direbbero e farebbero per la loro causa molto di più di quanto abbiano fatto in tanti anni di colloqui dottrinali. Siete cattolici? Andate dal Papa. Dal presente Papa, non quello che scegliereste voi, ma quello "canonicamente eletto". Andateci come siete: nella Chiesa c'è sempre posto per tutti e il Santo Padre merita di raccogliere i frutti del paziente e misconosciuto lavoro del precedente Operaio della Vigna del Signroe.
D'altra parte, Papa Bergoglio, da buon gesuita, non può che essere sensibilissimo all'obbedienza e all'obbedienza al Pontefice in particolare (è il suo quarto voto da religioso!). Si è messo nome "Francesco", santo che i giornalisti continuano a chiamare "ribelle" e "accusatore della Curia", e che invece scrive testualmente così a conclusione della Regola del suo Ordine:
Per obbedienza, inoltre, ordino ai ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali della Santa Chiesa romana il quale sia governatore, protettore e correttore di questa fraternità affinché sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima Santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l'umiltà e il Santo Vangelo del Signor nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso (Francesco d'Assisi, Regola Bollata). 
Un atto di "incondizionata obbedienza", come quello preventivo fatto da Benedetto XVI nel momento della sua rinuncia, porterebbe vera linfa vitale e credibilità ai tradizionalisti, che non possono più stare sulla porta a dirsi cattolici senza agire di conseguenza, cioè per l'unità della Chiesa e la diffusione della vera Fede. Solo questo darebbe a loro piena cittadinanza nella Chiesa, anche se i problemi certo non finirebbero come per incanto, ma la comunione con Pietro li porterebbe col tempo a soluzione.
San Francesco non giudicava i cardinali perché vivevano come vivevano o ridevano del suo stile. Lui voleva vivere in un altro modo, il modo evangelico. Ma non per questo si è mai sognato di separarsi dalla Chiesa.
Chi davvero vuole aiutare la continuità e la tradizione sta sempre col Papa, anche quando i gusti del Papa non coincidono con i suoi. L'importante è che la fede sua coincida con quella del Papa e il magistero del Papa sia conforme alla tradizione degli apostoli.

Non è questione di "sensibilità liturgica": piano piano anche Papa Bergoglio imparerà - con umiltà e semplicità - a celebrare da Vescovo di Roma sentendosi a suo agio sulla scomoda cattedra di Pietro. Dategli un po' di tempo. Vorrei vedere voi eletti Papi! Non tutti hanno innata l'ars celebrandi di Benedetto (soprattutto nella Compagnia di Gesù....). Ma la vera questione resta questione di Fede. E questa o è cattolica con il Papa, o semplicemente non è né cattolica, né tradizionale.

Ritornare ora, per i Lefebvriani, sarebbe inoltre un gran colpo mediatico. Spiazzerebbe tutti i commentatori, giornalisti e vaticanisti, come l'elezione di Papa Francesco. Eppure sarebbe l'unica scelta sensata possibile. L'altra porta dritta dritta verso il naufragio dello scisma formale. Non ci sono più alternative. Non ci sono più tempi supplementari.

giovedì 14 marzo 2013

La prima predica: si inizia già a "ritoccare" i testi pronunciati dal Papa...


Vizietto tipico dei testi papali pronunciati a braccio: viene detta una cosa, e nella trascrizione, oplà, troviamo altro. Attenzione, non si parla di traduzione, ma di semplice trascrizione. Passi la sistemata generale per eliminare alcune imperfezioni del parlato, ma se Papa Francesco ha detto letteralmente che la Chiesa non deve diventare una "ONG pietosa" (vedi lancio ADNKronos), come mai troviamo nel testo del sito Vaticano: "ONG assistenziale"?

La forma: In realtà capirlo, stavolta, è facile: il Papa ha usato una locuzione infelice. In italiano pietosa non vuol dire "che si dedica alla pietà", ma che "fa pietà". In spagnolo probabilmente "pietosa" ha il senso di dedicarsi alle opere di assistenza e misericordia. Però il Papa ha detto proprio "pietosa", e se io fossi un membro di una Organizzazione Non Governativa che fa salti mortali per spendersi per i poveri, mi offernderei un tantino a sentirmi chiamare in diretta TV dal Sommo Pontefice "ONG pietosa"! Santità, stavolta il "falso amico" (così si chiamano quelle parole che suonano uguali ma hanno significati diversi nelle diverse lingue) non era troppo cattivo. Ma in futuro chissà? Meglio non rischiare fraintendimenti. Forse è davvero più utile essere umili fino in fondo e leggere un testo scritto, magari dopo averlo fatto correggere; almeno nelle grandi celebrazioni, quando gli occhi e le orecchie di tutto il mondo sono puntati sul Vescovo di Roma (che non è più il vescovo di Buenos Aires, ma certo ci vuole qualche giorno per entrare nei panni...).
I contenuti saranno forti e potenti lo stesso, anche se messi sulla carta: Giovanni Paolo II il grande lo insegna. Sapeva l'italiano molto meno di Francesco, perciò leggeva e a volte, in maniera calcolata, si staccava dallo scritto con poche battute ad effetto, che rimangono nella memoria. Anche papa Benedetto parlava a braccio ai bimbi di prima comunione, ma scriveva nero su bianco ai Cardinali e negli altri solenni momenti del suo ministero, pur parlando benissimo la nostra lingua. Al Papa non è richiesto di predicare solo come il buon parroco del duomo (con tutto il rispetto per il parroco del duomo) ma di dare e ribadire grandi messaggi in forma di magistero ordinario. Speriamo proprio che ci sia qualche segretario-cireneo che aiuti il Papa a entrare nei delicati meccanismi della comunicazione mediatica senza fargli fare brutte figure o lasciando che venga frainteso. A proposito: qualcuno ha visto o sa chi sia il segretario del nuovo Pontefice?

Passando al contenuto, non c'è dubbio che quello espresso dal Papa sia limpidamente cristocentrico, e francescanamente staurocentrico: il richiamo a confessare Cristo e Cristo crocifisso, contrapponendosi alla mentalità del mondo, della carne e del diavolo è un tema squisitamente evangelico e per questo squisitamente francescano. Camminare alla luce di Cristo e sequela del Crocifisso non sono separabili: pena sgretolare la Chiesa dall'interno, come un castello di sabbia. Oggi si dice: pericolo del relativismo e della perdita della Fede.
Riascoltiamo i sette minuti della prima omelia del Santo Padre:


Una piccola riflessione in questi giorni di esagerata retorica
La croce deve sempre essere ben in vista e non evitata. Però essa è "tagliata" alla misura del cammino di ciascuno: se sei Papa ne hai una, se sei mamma di famiglia un'altra, un'altra ancora, sempre personalizzata, se sei - mettiamo - una suora di clausura. Rileggiamo a commento dell'omelia di Papa Francesco alcune brevi righe tratte dalla Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II (n. 32), che preannuncia i temi espressi oggi dal Papa, mettendo però in luce che nella Chiesa ognuno ha il suo compito e ufficio. Questo non compromette l'uguaglianza di dignità dei membri della Chiesa, ma comporta comunque una distinzione, una differenza di cammini nella comunione, verso l'unica meta: 
Se quindi nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ricevuto a titolo uguale la fede che introduce nella giustizia di Dio (cfr. 2Pt 1,1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il corpo di Cristo. La distinzione infatti posta dal Signore tra i sacri ministri e il resto del popolo di Dio comporta in sé unione, essendo i pastori e gli altri fedeli legati tra di loro da una comunità di rapporto: che i pastori della Chiesa sull'esempio di Cristo sono a servizio gli uni degli altri e a servizio degli altri fedeli, e questi a loro volta prestano volenterosi la loro collaborazione ai pastori e ai maestri. Così, nella diversità stessa, tutti danno testimonianza della mirabile unità nel corpo di Cristo: poiché la stessa diversità di grazie, di ministeri e di operazioni raccoglie in un tutto i figli di Dio, dato che «tutte queste cose opera... un unico e medesimo Spirito» (1 Cor 12,11).
Il brano del Concilio può essere parafrasato così: anche se il Papa si chiama Francesco, egli non è e non può essere un semplice fraticello che fa esortazioni evangeliche zampillanti al momento. Anche se assume il programma di Francesco, il Papa è la roccia della Fede, colui che presiede a tutte le chiese nella carità, colui che conferma nella fede i suoi fratelli e li guida con la Parola stessa di Cristo. E il Papa - come tutti i cristiani - sarà santo compiendo il suo ufficio, come sosteneva una altro san Francesco, quello di Sales. La devozione e l'esempio devono essere commisurati alla  propria vocazione, non solo ai propri desideri, pur pii e santi. Santità questa è la sua sfida: rimanere uomo del popolo, ma anche del tutto Papa di Roma e con Cristo discendere e risalire, o come dice san Giovanni nel Vangelo, deporre le vesti e riassumerle - dopo aver lavato i piedi - per poter parlare con autorità di maestro.

Papa Francesco saluta la Madonna e san Pio V

La notizia della mattina è la visita privata del nuovo Papa alla Basilica mariana dell'Urbe. Con una sosta fuori programma ma alquanto significativa. Leggete tutto a questo link, o solo questo:

Papa Francesco ha sostato mezz’ora alla Basilica di Santa Maria Maggiore, in preghiera nella cappella Paolina, dove c’è l’immagine della Salus Populi Romani. ”Siate misericordiosi, le anime hanno bisogno della vostra misericordia” ha detto Jose Mario Bergoglio ai confessori domenicani della Basilica. Poi ha cantato il Salve Regina, quindi si è spostato nella Cappella Sistina della stessa Basilica ed ha nuovamente pregato. Infine ha fatto una breve sosta davanti alla tomba di San Pio V.

Il Papa ha salutato per primo Papa san Pio V: a nessuno sfugge il gesto conciliatore, visto il terrore che si è a torto diffuso nei tradizionalisti e che le esternazioni di alcuni hanno enfatizzato... Di Ratzinger tutti dicevano che era un Rotweiler della Fede cattolica, e invece è stato un Pastore Tedesco dolcissimo. Di Bergoglio adesso dicono che è un rivoluzionario sudamericano, e invece si mostra un Papa nella linea dei suoi predecessori, che saluta il Pontefice del Messale riabilitato da Benedetto XVI....

W Papa Francesco, Vescovo di Roma!

Se il Papa manterrà i simboli che aveva da Vescovo di Buenos Aires, il suo stemma potrà essere più o meno così: con i colori dell'Argentina (azzurro e bianco), ma anche i colori della Vergine Maria; il monogramma del Nome di Gesù, stemma dei Gesuiti preso in prestito dai Francescani (San Bernardino da Siena ne ha il "copyright"); la stella è solitamente sempre un simbolo Mariano, e l'uva? forse le origini piemontesi del Papa?
Qualche suggerimento?
Il motto non fa tradizionalmente parte dello stemma papale, ma vista la sua originalità, di cui abbiamo parlato in un post precedente, lo lasciamo lì dov'è in questo stemma provvisorio. Sapendo che da Cardinale arcivescovo di Buenos Aires J.M. Bergoglio non ha mai messo la croce arcivescovile nel suo stemma (anzi nessuna croce), anche nei simboli il nuovo Papa ci riserverà forse qualche sorpresa. Intanto possiamo congetturare così:


mercoledì 13 marzo 2013

Miserando atque eligendo: il motto di Papa Francesco

Sono rimasto colpito, come tutti, dalla scelta del Conclave. Non per la provenienza del Papa, l'Argentina, ma per il fatto che sia il primo Papa gesuita della storia (mi sa che a Lombardi è preso un doppio colpo con lo schiocco!!). L'ultimo Papa del mio Ordine soppresse il suo....ma evidentemente Papa Bergoglio non tiene rancori...infatti, ancora più sorprendente è la scelta anticonformista del nome: Francesco. Ovviamente il nome del fondatore dei Francescani mi piace tantissimo,  ma non avrei mai pensato di vederlo associato ad un Papa. E sicuramente anche il Poverello di Assisi non avrebbe mai pensato che il suo soprannome (perché Francesco era il suo soprannome, lui si chiamava Giovanni al battesimo) sarebbe un giorno diventato l'appellativo del Pontefice. Forse è comprensibile in un Papa figlio di Ignazio di Loyola, un vero discendente spirituale di Francesco, nella povertà e nella missionarietà.
Ma quello che mi ha colpito più di tutto è il suo motto: "Miserando atque Eligendo", tradotto alla lettera sarebbe "con misericordia e predilezione". I cardinali l'hanno preso in parola! Queste due parole sono in realtà prese di peso dall'Omelia 21 di San Beda il Venerabile, che si legge nel breviario per la Festa dell'Apostolo San Matteo, il santo pubblicano pentito, il santo apostolo che prima era esattore delle tasse e strozzino dei poveri:
Vidit ergo Iesus publicanum, et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi, Sequere me. Sequere autem dixit imitare. Sequere dixit non tam incessu pedum, quam executione morum
Così scrive dunque, in traduzione italiana, san Beda a commento del brano del Vangelo di Matteo:
Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).
Gesù ha guardato Jorge Mario Bergoglio con misericordia e l'ha scelto di nuovo, l'ha scelto non per essere Matteo - uno degli apostoli, come finora è stato - ma per essere Pietro: colui che per primo deve seguire Gesù e diventare guida di tutti gli altri discepoli e apostoli.

Il Nome di Gesù, insegna francescana diventata simbolo della Compagnia fondata da Ignazio di Loyola campeggia sullo stemma del nuovo Papa, come un sole da cui si sprigionano le lettere del Nome santissimo.

I lettori hanno votato: vediamo se hanno indovinato il nome scelto dal Papa eletto.


La fumata è bianca, le campane suonano. Ma non sappiamo chi è l'eletto! 
Ecco i nomi più votati a proposito del nome che potrebbe prendere il nuovo Papa appena eletto:

Il primo è il numero dei votanti, il secondo la percentuale. Come si vede quasi un terzo dei votanti pensa che il nome sarà inedito. Come secondo il nome di Gregorio, terzo Pio. Chissà! Tra pochi minuti lo sapremo e vedremo se qualcuno ha indovinato.

Nuovonome I  31 (18%)

Gregorio XVII  29 (17%)

Pio XIII  26 (15%)

Paolo VII  17 (10%)

Clemente XV  13 (7%)

Giovanni XXIV  8 (4%)

Alessandro IX  6 (3%)

Nicolò VI  1 (0%)

Sisto VI  1 (0%)

Quando il protodiacono dice il nome del Cardinale eletto Papa....

L'Habemus Papam del 2005, proclamato dal card. Jorge Medina Estevez
Fra poche ore o alcuni giorni, non si sa, il Protodiacono (o chi per lui se venisse eletto proprio il Card. Tauran - nella foto piccola-), uscirà sulla loggia delle benedizioni e pronunzierà la celeberrima formula: "Habemus Papam", a cui aggiunge "Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum" (ovvero: l'Eminentissimo e Reverendissimo Signore), "Dominum N....." (Il Signor e qui va il nome dell'eletto), "Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem N. " (Cardinale di Santa Romana Chiesa  e qui va il cognome).

La focosa partecipazione della folla a piazza san Pietro, di solito, esplode in grida altissime già al nome di battesimo. Spesso infatti c'è un solo cardinale con quel nome. Ma non è detto e non è nemmeno detto che si capisca il nome in latino in relazione al nome normalmente pronunciato in altre lingue.

Per facilitare il riconoscimento al primo colpo, ma anche per mettere in allerta sui numerosi casi di omonimia, la CNS (il servizio di Comunicazione dei vescovi USA) ha fornito una interessante lista con tutti i nomi in latino dei 115 elettori in Conclave, desunti dagli "Acta Apostolicae Sedis", cioè il bollettino ufficiale della Santa Sede. Vari cardinali li troverete due volte, perché a volte viene usata l'una o l'altra traduzione latina dello stesso nome straniero.
Per es. il Cardinal William J. Levada e il Cardinal Willem Jacobus Eijk di Utrecht hanno: “Gulielmum” and “Villelmum”, entrambe forme accettate di traduzione del loro nome.

Ecco qui la lista e le corrispondenze:

Albertum
– Albert Malcolm Ranjith di Colombo, Sri Lanka.

Aloisium
– Luis Antonio Tagle di Manila, Filippine.
– Lluis Martinez Sistach di Barcelona, Spagna.

Andream
– Andre Vingt-Trois di Paris.

Angelum
– Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi
– Angelo Bagnasco di Genova, Italia.
– Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro
– Angelo Scola di Milano.

Ansgarium
– Oscar Rodriguez Maradiaga di Tegucigalpa, Honduras.

Antonium
– Antonio Canizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino.
– Antonios Naguib, Patriarca emerito dei Copti, Egypt.
- Anthony Olubunmi Okogie di Lagos, Nigeria.

Antonium Mariam
– Antonio Maria Rouco Varela di Madrid.
– Antonio Maria Veglio, Presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e itineranti.

Attilium
– Attilio Nicora, presidente emerito dell’APSA

Audrys
– Audrys Juozas Backis di Vilnius, Lituania.

Augustinum
– Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Città di Roma.

Bachara or Becharam
– Bechara Rai, patriarca dei Maroniti.

Basilium Clementem
- Baselios Cleemis (Isaac) Thottunkal, arcivescovo maggiore della Chiesa Cattolica Syro-Malankarese

Carolum
– Carlos Amigo Vallejo di Seville, Spain.
– Carlo Caffarra, di Bologna, Italia.
– Karl Lehmann di Mainz, Germania.

Casimirum
– Kazimierz Nycz di Warsaw, Polonia.

Christophorum
– Christoph Schonborn di Vienna.

Claudium
– Claudio Hummes, Prefetto emerito della Congregazione del Clero.

Conradum
– Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani.

Crescentium
– Crescenzio Sepe di Napoli, Italia.

Daniel or Danielem
– Daniel N. DiNardo di Galveston-Houston.

Dionigium
– Dionigi Tettamanzi di Milano.

Dominicum
– Domenico Calcagno, Presidente APSA.
– Dominik Duka di Praga, Repubblica Ceca.

Donaldum
– Donald W. Wuerl di Washington.

Eduinum
– Edwin F. O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

Emmanuelem
– Manuel Monteiro de Castro, head di the Apostolic Penitentiary.

Ennium
– Ennio Antonelli, retired president di Pontifical Council for the Family.

Ferdinandum
– Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione for the Evangelization di Peoples.

Franciscum
– Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio for Legislative Texts.
– Francis E. George di Chicago.
– Francesco Monterisi, retired secretary di the Congregation for Bishops.
– Francisco Robles Ortega di Guadalajara, Mexico.
– Franc Rode, Prefetto emerito della Congregazione for Institutes di Consecrated Life and Societies di Apostolic Life.

Franciscum Xaverium
– Francisco Javier Errazuriz Ossa di Santiago de Chile.

Georgium
– George Alencherry di Ernakulam-Angamaly, arcivescovo maggiore della Chiesa Cattolica Syro-Malabarese.
– Jorge Mario Bergoglio di Buenos Aires, Argentina.
– George Pell di Sydney.
– Jorge Urosa Savino di Caracas, Venezuela.

Gabrielem
– Gabriel Zubeir Wako di Khartoum, Sudan.

Gerardum
– Geraldo Majella Agnelo di Sao Salvador da Bahia, Brazil.

Godefridum
– Godfried Danneels di Mechelen-Brussel.

Gulielmum
– Willem Jacobus Eijk di Utrecht, Olanda.
– William Joseph Levada, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede

Iacobum
– James M. Harvey, Arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura.
– Jaime Ortega Alamino di Havana.

Ioachim
– Joachim Meisner di Cologne, Germania.

Ioannem
– Sean Brady di Armagh, Irlanda del Nord.
– Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di Vita Religiosa e società di vita apostolica.
– Juan Cipriani Thorne di Lima, Peru.
– Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato.
– John Njue di Nairobi, Kenya.
– John Olorunfemi Onaiyekan di Abuja, Nigeria.
– Sean Patrick O’Malley di Boston.
– Juan Sandoval Iniguez di Guadalajara, Mexico.
– John Tong Hon di Hong Kong.

Ioannem Baptistam
– Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei vescovi.
– Jean-Baptiste Pham Minh Man, Ho Chi Minh City, Vietnam.

Ioannem Claudium
– Jean-Claude Turcotte di Montreal.

Ioannem Ludovicum
– Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Ioannem Franciscum
– Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura.

Ioannem Patricium
– Sean Patrick O’Malley di Boston.

Ioannem Petrum
– Jean-Pierre Ricard di Bordeaux, France.

Iosephum
– Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato.
– Giuseppe Betori di Firenze, Italia.
– Josip Bozanic di Zagreb, Croatia.
– Jose da Cruz Policarpo, Lisbona, Portugal.
– Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede.

Iulium
– Julio Terrazas Sandoval di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia.

Iustinum
– Justin Rigali di Philadelphia.

Isaac
– Baselios Cleemis (Isaac) Thottunkal, arcivescovo maggiore della Chiesa Cattolica Syro-Malankarese

Laurentium
– Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa, Congo.

Ivanum
– Ivan Dias, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli

Leonardum
– Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali

Marcum
– Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi.

Maurum
– Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione del Clero.

Nicolaum
– Nicolas Lopez Rodriguez di Santo Domingo, Repubblica Dominicana.

Norbertum
– Norberto Rivera Carrera di Città del Messico.

Odilonem
– Odilo Pedro Scherer di Sao Paulo, Brasile.

Osvaldum
– Oswald Gracias di Mumbai, India.

Patricium
– Sean Patrick O’Malley di Boston.

Paulum
– Paolo Sardi, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.
– Paul Josef Cordes, Presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum.
– Paolo Romeo di Palermo, Italia.

Petrum
– Peter Erdo di Esztergom-Budapest, Ungheria.
– Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

Philippum
– Philippe Barbarin di Lione, Francia.

Polycarpum
– Polycarp Pengo di Dar es Salaam, Tanzania.

Radulfum
– Raul Vela Chiriboga, Emerito di Quito, Ecuador.

Raimundum
– Raymond L. Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
– Raymundo Damasceno Assis di Aparecida, Brasile.

Rainardum
– Reinhard Marx di Munich and Freising, Germania.

Rainerium
– Rainer Maria Woelki di Berlino.

Raphaelem
– Raffaele Farina, Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa.

Robertum
– Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.

Rogerium
– Roger Mahony, Emerito di Los Angeles.

Ruben
– Ruben Salazar Gomez di Bogota, Colombia.

Sanctum
– Santos Abril Castello, Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore.

Severium
– Severino Poletto di Torino, Italia.

Stanislaum
– Stanislaw Dziwisz di Krakow, Polonia.
– Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio dei Laici.

Telesphorum
– Telesphore Toppo, di Ranchi, India.

Tharsicium
– Tarcisio Bertone, Camerlengo.

Theodorum
– Theodore-Adrien Sarr di Dakar, Senegal.

Thomam
– Thomas C. Collins di Toronto.

Timotheum
– Timothy M. Dolan di New York.

Valtherum
– Walter Kasper, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani.

Velasium
– Velasio De Paolis, delegato pontificio per i Legionari di Cristo e il Regnum Christi.

Vilfridum
– Wilfrid F. Napier di Durban, South Africa.

Villelmum
– Willem Jacobus Eijk di Utrecht, Olanda.
– William Joseph Levada, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Vincentium
– Vinko Puljic di Sarajevo, Bosnia-Herzegovina.

Zenonem
– Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

martedì 12 marzo 2013

Conclave-Replay: per chi si fosse perso la processione e l' "extra omnes"

Per chi si fosse perso le immagini e i suoni di questa storica giornata, ecco in aiuto Youtube, che ci restituisce alcuni scampoli di Conclave. Nel sito Vaticano trovate, se vi interessa, l'intera replica della Messa di stamattina, l'inizio del Conclave del pomeriggio e l'attesa della fumata (nera).

La partenza della processione dei Cardinali dalla Cappella Paolina alla Cappella Sistina:

Il giuramento dei singoli Cardinali:


Al termine del solenne giuramento, Mons. Marini invita tutti i non "addetti ai lavori" ad uscire:

I libretti per seguire i riti di oggi: la Messa pro eligendo e l'ingresso in Conclave


L'ufficio delle celebrazioni papali ci offre i PDF dei libretti preparati per i riti che accompagneranno oggi le fasi iniziali dell'elezione del nuovo Pontefice. Sul sito del Vaticano, naturalmente, ci sarà la diretta streaming (vedi qui).
E' dunque disponibile il libretto per seguire la Messa "pro eligendo Romano Pontifice", che verrà presieduta alle 10 dal card. Sodano, con la partecipazione di tutti i cardinali. A seguire trovate il libretto per l'ingresso in Conclave e per il solenne giuramento dei cardinali. Come vedete, a differenza del testo per la Messa, che riporta le solite traduzioni a fronte in italiano e inglese, il testo per l'inizio del Conclave è solo in latino, perché non è pensato "per motivi pastorali", ma solo per i cardinali e gli altri prelati e chierici che devono officiare i riti preelettorali: si intende che almeno essi sappiano il semplice latino che è loro presentato....


Scarica qui il libretto


Scarica qui il libretto

Dimmi come celebri e di dirò che Papa sarai...

Papa Emerito Joseph Ratzinger
Qualche immagine tratta dalle sante Messe presiedute da alcuni "papabili" nelle diverse chiese titolari di Roma domenica scorsa, 10 marzo, ultima prima del Conclave per l'elezione del nuovo Pontefice. Penso sia assai vero che si possa dedurre parecchio da come un prete (o un vescovo, o un cardinale...) celebra la Messa. A voi lo studio di queste e la ricerca di ulteriori immagini di coloro che potrebbero molto presto essere il nuovo Papa.
Card. Sean O'Malley
Card.  Albert Malcom Ranjith Patabendige Don 
Card. Angelo Scola
Card. Marc Ouellet
Card. Odilo Scherer
Card. Péter Erdő
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