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venerdì 31 dicembre 2010

Si possono usare traduzioni "private" delle preghiere eucaristiche?

Mi viene chiesto da un lettore se è possibile utilizzare nella celebrazione della santa Messa una traduzione "personalizzata" della III preghiera eucaristica. Nella domanda veniva anche accluso il testo di tale preghiera, che  non riporto.

La risposta, ovviamente, è MAI e POI MAI e POI MAI!

Non capisco nemmeno come possa sorgere il pensiero, in qualche sacerdote o negli zelanti parrocchiani, di voler usare nel culto pubblico traduzioni private, che spesso si discostano non solo dall'originale latino (interpretato liberamente), ma pure dall'ortodossia cattolica. Anche se sono belle e ispirate parole, la risposta rimane negativa.

Non tocca ai fedeli laici, e neppure ai presbiteri, o addirittura al singolo vescovo, elaborare per l'uso corrente traduzioni di preghiere eucaristiche - o peggio ancora inventarle di sana pianta -. Non è qui nemmeno in discussione se tali traduzioni siano migliori o più aderenti all'originale (e quella inviatami non lo è). Il punto è un altro. A monte. Parlo della necessità di aderire totalmente e non mutare nemmeno una parola della santa liturgia, la quale non è a disposizione della "comunità celebrante", ma è la voce della Chiesa Universale che risuona nella Chiesa particolare. L'unità e il rispetto del rito e delle preci sono da tutelare in ogni modo.
Pertanto, ribadisco, che non è assolutamente permesso cambiare di propria iniziativa le traduzioni dei testi della liturgia, tanto meno quelli delle preghiere eucaristiche. E non è nemmeno il caso di chiedere una autorizzazione specifica agli organi della Santa Sede per una traduzione "alternativa" della III preghiera eucaristica da parte di una parrocchia. E' risaputo, infatti, che la stessa Conferenza Episcopale Italiana sta esaminando la nuova traduzione dell'intero Messale, e ne chiederà - a tempo debito - la recognitio.

Consiglio, in proposito, a chi avesse ancora dubbi, l'attenta lettura dell'Istruzione Redemptionis Sacramentum (2004), che dice a riguardo:

[27.] La Sede Apostolica ha notificato fin dal 1970 la cessazione di tutti gli esperimenti relativi alla celebrazione della santa Messa ed ha ribadito tale cessazione nel 1988. Pertanto, i singoli Vescovi e le loro Conferenze non hanno alcuna facoltà di permettere gli esperimenti riguardo ai testi e ad altro che non sia prescritto nei libri liturgici.

e, poco oltre, viene precisato con parole durissime:

[59.] Si ponga fine al riprovevole uso con il quale i Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano e alterano a proprio arbitrio qua e là i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati. Così facendo, infatti, rendono instabile la celebrazione della sacra Liturgia e non di rado ne alterano il senso autentico.

Per quanto riguarda le traduzioni:

[112.] La Messa si celebra o in lingua latina o in altra lingua, purché si faccia ricorso a testi liturgici approvati a norma del diritto.

Con quanto scritto non intendo affatto scoraggiare i giovani lettori, versati nella lingua latina, dal cimentarsi in traduzioni "private" delle preghiere eucaristiche del Missale Romanum di Paolo VI. Quest'esercizio, anzi, soprattutto per i seminaristi, è quanto mai raccomandabile: al fine di capire bene cosa dobbiamo intendere quando pronunciamo o ascoltiamo, in lingua corrente, le preghiere della Messa. Ma guai ad utilizzare testi personalizzati, con preteso "fin di bene", durante la celebrazione! 

Pace e Bene e buon Anno Nuovo.

Te Deum di fine d'anno

Lo splendido coro della Cattedrale cattolica di Westminster interpreta il Te Deum di Tomás Luis de Victoria (1548-1611), sacra polifonia alternata alla melodia gregoriana, per far partecipare schola e assemblea nel canto di rendimento di grazie.

Buona fine a tutti i lettori.

Il Te Deum nel tono semplice si trova in questo post.

giovedì 30 dicembre 2010

Card. Burke: omelia in favore dell'armonia delle due forme dell'unico rito romano

Omelia in italiano del card. Raymond Burke (neomembro della Congregazione per il Culto divino), tenuta il 26 dicembre, sulla necessità di valorizzare le forme ordinaria e straordinaria dell'unico rito romano, in armonia con il magistero di Papa Benedetto XVI:

Presepi conventuali e basilicali.

Seconda puntata della "mostra dei presepi" del Convento e Basilica di Sant'Antonio di Padova.
Ecco il maestoso presepio del Chiostro della Magnolia: un mese di lavoro per fra Claudio e i suoi solerti aiutanti volontari. Gesù nasce quest'anno in una casa colonica della pianura veneta, con tanto di placido ruscello: quasi un'invocazione di pace per la campagna del vicentino e del padovano flagellata recentemente dall'alluvione.





Presepietto delle Ande (collocazione: corridoio dei frati, a cura di p. Giorgio):

Per chi dice: "la mamma mi costringeva ad andare a messa..."

Traduco un arguto post di padre Finigan, preso dal suo blog The hermeneutic of continuity. Può essere proficuamente utilizzato come argomento "per assurdo" nella catechesi con giovani (o adulti) e come esempio nella predicazione o consigli in confessione:

Sono arcistufo di sentire questa protesta: "Non vado a Messa perché i miei genitori mi obbligavano ad andarci quando ero ragazzo".
OK figliolo, che altro i tuoi genitori ti imponevano di fare?
I tuoi genitori ti costringevano a lavarti prima di uscire di casa al mattino. Quei tiranni crudeli si accertavano che ti lavassi i denti prima di andare a letto. Ti trascinavano - scalciante e urlante - a scuola, in modo che tu potessi imparare a leggere - e gli insegnanti hanno collaborato costringendoti a imparare l'alfabeto e a mettere insieme le parole.

Come se non bastasse, dopo aver provveduto alle tue necessità fisiche, hanno avuto la temerarietà di esercitare la loro autorità provvedendo anche alle tue esigenze spirituali, portandoti a messa la Domenica.

Se avessero trascurato di sorvegliare che tu fossi pulito, che indossassi un abbigliamento adeguato, mangiassi cibo nutriente, ricevessi un po' di istruzione e attraversassi la strada in sicurezza, avrebbero ricevuto la visita dei servizi sociali per l'inserimento in un piano di assistenza in modo che tu potessi crescere sano e salvo.

E tu ti lamenti perché si sono assunti la responsabilità della tua vita eterna?

In questo contesto, mi pare rilevante citare ancora le classiche:

DIECI RAGIONI PER CUI NON MI LAVO MAI
  • 1. Venivo costretto a lavarmi da bambino.
  • 2. Le persone che si lavano sono ipocriti - pensano di essere più pulite di tutti gli altri.
  • 3. Ci sono tanti generi differenti di sapone, non riesco a decidere quale sia il migliore.
  • 4. Una volta mi lavavo, ma mi annoiavo e ho smesso.
  • 5. Mi lavo solo in occasioni speciali, come Natale e Pasqua.
  • 6. Nessuno dei miei amici si lava.
  • 7.Comincerò a lavarmi quando sarò più vecchio e più sporco.
  • 8. Non ho abbastanza tempo per farlo.
  • 9. Il bagno non è mai abbastanza caldo in inverno o abbastanza fresco in estate.
  • 10. Le persone che producono il sapone cercano solo i tuoi soldi.
Tratto dahttp://the-hermeneutic-of-continuity.blogspot.com/2010/12/my-mum-forced-me-to-clean-my-teeth.html

mercoledì 29 dicembre 2010

Il papa distribuisce i nuovi cardinali nella sua squadra di Curia.

Sono uscite oggi le nomine dei cardinali annoverati da Papa Benedetto come membri dei vari dicasteri vaticani. Trovate l'elenco completo a questo link della Sala Stampa

Vi segnalo solo l'infornata di membri, ben noti per le loro posizioni, nella Congregazione per il Culto Divino:
Il Santo Padre ha annoverato tra i Membri dei Dicasteri della Curia Romana i seguenti Eminentissimi Signori Cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro del 20 novembre 2010...
3) nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti gli Eminentissimi Signori Cardinali: Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Warszawa; Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo; Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero; Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
Mi pare che il Papa, stavolta, sia stato mooooooolto chiaro sul messaggio che sta lanciando a proposito di liturgia, proprio attraverso la scelta di questi membri della Congregazione. Non vi pare?

Il rientro di Ranjith in uffici a lui ben noti e lasciati inopinatamente anni addietro; l'ingresso del "cappamagnate" Burke, e del suo collega canonista De Paolis - che recentemente è stato udito invocare il ritorno del "diritto divino e canonico" a regnare tra gli ecclesiastici per attenuare l’attuale confusione generalizzata (vedi qui); l'arrivo del Card. Piacenza, che tanto insiste sull'identità e la santità del Clero e di Amato (ortodossissimo prefetto dei Santi), farà glissare sul nome dell'arcivescovo polacco, il quale non risulta eccellere nei riti sacri...



lunedì 27 dicembre 2010

Presepi dal Convento dei Frati Conventuali

Nei giorni di preparazione al Natale nella casa dei Frati francescani del Santo di Padova sono fioriti, come ogni anno, svariati presepi: da quello enorme del chiostro, alla Natività nel presbiterio, alle composizioni artistiche in sacrestia, fino ai presepi di casa. Farò qualche post per illustrarvi questi bellissimi lavori, tipicamente francescani, per contemplare la Natività di Nostro Signore:

Iniziamo dal grandioso presepio che quest'anno il nostro carissimo fra Daniele ha allestito nel corridoio maggiore del convento. Oltre 80 anni di età, ma entusiasmo giovanile nel fare i presepi: con tanto di torrente ad acqua corrente!





Il devotissimo fra Ambrogio ha addobbato così la sacrestia, ponendo il piccolo Gesù in trono sotto lo sguardo del ritratto di Papa Benedetto che campeggia sopra il mobile centrale:

continua.....

sabato 25 dicembre 2010

Buon Natale a tutti voi!



Prefazio di Natale I
Cristo Luce

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:

Quia per incarnáti Verbi mystérium
nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit:
ut, dum visibíliter Deum cognóscimus,
per hunc in invisibílium amórem rapiámur.

Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Nel mistero dei Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:

venerdì 24 dicembre 2010

L'intollerabile lagna del coretto sistino

Sto ascoltando il Gloria della Messa papale nella Notte. Tutta la solidarietà possibile alle orecchie pontificie, costrette a sorbirsi tale intollerabile lagna!!
Indescrivibile, come l'accompagnamento increscioso del gregoriano....
E non parliamo dell'Amen finale: ma che è? Un film americano?

Aggiornamenti ore 22,34: E la lagna continua, ululante, con un salmo responsoriale da brivido!!!

E i tromboni dell'alleluia adesso?? A seguire altre urlacchiate da teatro di bassa provincia. Cose incredibili, oltre ogni immaginazione! Il disgusto è alle stelle con questo Alleluia.

L'augurio di Natale di Sant'Antonio

Basilica di Sant'Antonio, Madonna con Bambino tra i santi Francesco e Antonio di Padova

«Questo sarà per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce
e adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12)
«Che cosa significa dire: "Troverete un bambino",
se non che troverete la sapienza che balbetta,
la potenza resa debole,
la maestà abbassata,
l'immenso fatto bambino,
il ricco fattosi poverello,
il re degli angeli che giace in una stalla,
il cibo degli angeli divenuto
quasi fieno per gli animali,
colui che da nulla può essere contenuto,
adagiato in una stretta mangiatoia"
"Questo dunque sarà per voi il segno".
Per il Verbo incarnato,
per il parto verginale,
per il Salvatore nato
sia gloria a Dio Padre nei cieli altissimi,
e sia pace in terra agli uomini che egli ama.
Si degni di concederci questa pace
colui che è benedetto nei secoli. Amen».

                                                                  Dai Sermoni di sant'Antonio di Padova

giovedì 23 dicembre 2010

Canti di Natale: Dominus dixit & Laetentur caeli in versione semplice

La notte di Natale i canti che la chiesa propone per la celebrazione della Messa sono scelti con una cura del tutto particolare e i loro testi fanno più che mai "parte integrante" dei testi della celebrazione.
Evidentemente in molte situazioni risulta impossibile utilizzare i canti del Graduale Romanum, pur volendo mettersi di impegno e buona volontà. Tuttavia, la costituzione del Concilio Vaticano II sulla Liturgia ha stabilito (SC 116) che il Gregoriano debba avere il posto principale - il posto d'onore - nel rito Romano: infatti è il canto proprio del nostro rito, ieri e oggi. Come fare?
C'è una buona soluzione, molto "pastorale": ricorrere al Graduale Simplex (qui in digitale pdf), il libro di Canti gregoriani semplici pubblicato, questo sì, per ordine esplicito dei Padri Conciliari (Cf. SC 117).
Allora, se volete veramente applicare il Concilio, e non solo chiacchierarne, diffondete nel tempo di Natale almeno queste due semplicissime antifone che qui ripropongo (per il Novus Ordo, ma sono legittimamente utilizzabili anche in quello antiquior per la messa della Notte).

La prima è il testo dell'Introito della Messa natalizia del Giorno: Dominus Dixit:




La seconda è l'antifona all'offertorio: Laetentur caeli:


Se desiderate ascoltare la versione "maggiore" di questi canti gregoriani: trovate Dominus dixit qui e Laetentur caeli qui.

Qui potete procurarvi una copia del Graduale Simplex 

mercoledì 22 dicembre 2010

Il libretto della Messa di Mezzanotte 2010 celebrata dal Papa

Ecco il link e l'anteprima del libretto della liturgia vigiliare e della Messa della Notte di Natale che Papa Benedetto celebrerà il 24 dicembre nella Basilica Vaticana. Come si vede, anche quest'anno, la parte del leone, per quanto riguarda la musica, la fa la tradizione gregoriana.
Clicca qui per scaricare

Maria & Giuseppe al tempo di Facebook

Rilettura della storia della nascita di Gesù in chiave di "social network". Video bello e delicato che fa cogliere cosa può voler dire evangelizzare con il linguaggio dei media di oggi. E' in inglese, ma molto comprensibile.

lunedì 20 dicembre 2010

Un altro storico discorso di Benedetto XVI: scampare al pericolo del peccato

Come fa ogni anno, anche oggi, in occasione dello scambio degli auguri tra i membri della Curia Romana, il Papa ha sviluppato un discorso davvero denso e memorabile. Paragonabile a quello del dicembre 2005, che ancora fa tanto discutere a proposito di ermeneutica della riforma in continuità o ermeneutica della rottura. Questa volta Benedetto XVI affronta problematiche morali (a partire dalla tragedia della pedofilia), ma allarga il quadro, andando a cercare le cause filosofiche, teologiche e culturali dell'attuale deriva morale dentro (prima ancor che fuori) la Chiesa.
Condanna nuovamente il "proporzionalismo" morale, che non vuole riconoscere l'oggettività del bene e del male e tutto "circostanzia". Fa appello anche a Newman, mostrando come il concetto di coscienza a cui il beato inglese fa spesso appello non è affatto in alternativa al magistero o all'oggettività della legge morale.
Soprattutto il Pontefice mette in chiaro che: "è compito suo esigere l’obbedienza nei confronti della verità".
Più volte il Papa fa riferimento a questa preghiera:
Éxcita, quæsumus, Dómine, poténtiam tuam, et veni:
ut ab imminéntibus peccatórum nostrórum perículis,
te mereámur protegénte éripi, te liberánte salvári.
Essa, nel Messale del 1962, figurava alla prima domenica d'Avvento. Oggi la troviamo al venerdì della prima settimana d'Avvento.
Comunque è interessante la scelta di citare tale preghiera. Questa orazione chiama con forza Dio ad esercitare la sua potenza e a venire in nostro soccorso, perchè siamo strappati - per sua protezione - e salvati, per la sua opera liberatrice, dai pericoli che provengono dai nostri stessi peccati. Non da altri imminenti pericoli, se non quelli che sono connessi con i nostri peccati.
Alla luce di questa colletta va letto tutto il discorso del Papa.

L'intero discorso può essere letto a questo collegamento

Domani (e già stasera) i giornali e i commentatori si scateneranno su questo discorso. Meglio leggerlo prima, per farsi un'idea propria. In attesa dei commentoni...

domenica 19 dicembre 2010

Alma Redemptoris Mater: l'antifona mariana del tempo d'Avvento e Natale

Ogni tempo liturgico ha la sua antifona mariana appropriata. Per l'Avvento e il Natale quella più adatta e consigliata è Alma Redemptoris Mater. In gregoriano esiste la forma solenne e la semplice, più usata e molto orecchiabile. Vi riporto qualche video e lo spartito di questa preghiera alla Vergine Maria che porta al mondo il Salvatore:
Alma Redemptoris Mater,
quæ pervia cæli porta manes et stella maris,
succurre cadenti, surgere qui curat, populo:
tu quæ genuisti, natura mirante, tuum sanctum Genitorem.
Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore sumens illud ave,
peccatorum miserere.

O Santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare, soccorri il tuo popolo che anela a risorgere. Tu che accogliendo il saluto dell'angelo, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore madre sempre vergine, pietà di noi peccatori.


Alma Redemptoris versione solenne: Benedettini di Silos


Alma Redemptoris semplice (Giovanni Vianini):

sabato 18 dicembre 2010

Aria natalizia: Sant'Antonio sotto la neve

Come l'anno passato, alle prime nevi della stagione, quasi solerte scoiattolo che fa capolino dalla sua tana, fra Giovanni si è precipitato a cogliere alcuni scorci del nostro convento e della Basilica del Santo imbiancati dal candido manto nevoso caduto nella notte. Si è arrampicato fin sui tetti! E noi ci rallegriamo per l'atmosfera natalizia che ci regalano i suoi scatti.
I minareti e le cupole della Basilica antoniana di Padova dal tetto del convento
Al caldo guardando il chiostro innevato
Il pozzo nel mezzo del prato del chiostro: di solito verde, oggi tutto bianco.

Canti per la IV domenica d'Avvento

Il canto che caratterizza la Quarta domenica del Tempo d'Avvento è Rorate caeli.
Il Graduale Romanum presenta un'antifona particolarmente bella, e nemmeno troppo difficile:


Se, tuttavia, si vuole "coinvolgere" maggiormente l'assemblea, invece che affidare al coro il canto di ingresso, si può utilmente ricorrere allo stesso testo, ma con melodia semplicissima, proposto dal  Graduale Simplex. Ne abbiamo parlato in questo post precedente. Si possono utilizzare, in questo caso, sia le strofe salmiche in latino che in italiano.
Per chi è più legato alle melodie tradizionali c'è poi la possibilità - ma solo nel rito di Paolo VI - di sostituire l'antifona d'ingresso con un "canto adatto" come la prosa Rorate caeli che risuona già nelle nostre chiese dall'inizio dell'Avvento. A questo link trovate la registrazione e lo spartito completo del canto. Ci vuole un buon solista per maneggiare le singole strofe, per nulla facili, e cantabili solo in latino.

venerdì 17 dicembre 2010

La genealogia di Gesù Cristo

Albero di Iesse - cattedrale di Venafro. Sono dipinti i re progenitori di Cristo
Oggi, 17 dicembre, leggiamo la lunga genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, secondo il vangelo di Matteo (di cui la tavola genealogica di Cristo è il solenne inizio):
Mt 1,[1]Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. [2]Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, [3]Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, [4]Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, [5]Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, [6]Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, [7]Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, [8]Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, [9]Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, [10]Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, [11]Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. [12]Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, [13]Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, [14]Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, [15]Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, [16]Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. [17]La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.
Così commentava questo brano papa Benedetto, nell'omelia da lui tenuta l'anno scorso in questa data:
Il brano del Vangelo di Matteo ci presenta la "genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo" (Mt 1,1), sottolineando ed esplicitando ulteriormente la fedeltà di Dio alla promessa, che Egli attua non soltanto mediante gli uomini, ma con loro e, come per Giacobbe, talora attraverso vie tortuose e impreviste. Il Messia atteso, oggetto della promessa, è vero Dio, ma anche vero uomo; Figlio di Dio, ma anche Figlio partorito dalla Vergine, Maria di Nazaret, carne santa di Abramo, nel cui seme saranno benedetti tutti i popoli della terra (cfr Gen 22,18). In questa genealogia, oltre a Maria, vengono ricordate quattro donne. Non sono Sara, Rebecca, Lia, Rachele, cioè le grandi figure della storia d’Israele. Paradossalmente, invece, sono quattro donne pagane: Racab, Rut, Betsabea, Tamar, che apparentemente "disturbano" la purezza di una genealogia. Ma in queste donne pagane, che appaiono in punti determinanti della storia della salvezza, traspare il mistero della chiesa dei pagani, l’universalità della salvezza. Sono donne pagane nelle quali appare il futuro, l’universalità della salvezza. Sono anche donne peccatrici e così appare in loro anche il mistero della grazia: non sono le nostre opere che redimono il mondo, ma è il Signore che ci dà la vera vita. Sono donne peccatrici, sì, in cui appare la grandezza della grazia della quale noi tutti abbiamo bisogno. Queste donne rivelano tuttavia una risposta esemplare alla fedeltà di Dio, mostrando la fede nel Dio di Israele. E così vediamo trasparire la chiesa dei pagani, mistero della grazia, la fede come dono e come cammino verso la comunione con Dio. La genealogia di Matteo, pertanto, non è semplicemente l’elenco delle generazioni: è la storia realizzata primariamente da Dio, ma con la risposta dell’umanità. È una genealogia della grazia e della fede: proprio sulla fedeltà assoluta di Dio e sulla fede solida di queste donne poggia la prosecuzione della promessa fatta a Israele.
Si può leggere qui l'intera omelia 

giovedì 16 dicembre 2010

Le "tempora" d'inverno e la Novena di Natale: armonizzare pietà popolare e liturgia

Nel programmare le "attività pastorali" dell'Avvento, i giovani parroci (e non solo loro) dovrebbero tener conto di un ottimo - quanto poco utilizzato - documento che s'intitola: "Direttorio su Pietà popolare e Liturgia. Principi e Orientamenti".
Ve ne riporto alcuni numeri che cascano a proposito in questo periodo e invitano a tener conto della pietà popolare nel tempo di preparazione al Natale.
Ieri, domani e dopodomani, cadono le Tempora d'inverno (mercoledì, venerdì e sabato dopo la III domenica d'Avvento). Anche se poco valutate dall'odierna pastorale "di città", le quattro tempora sono ancora vive e vegete, a segnare il cambio di stagione in prossimità degli equinozi e dei solstizi, per ringraziare Dio per i frutti del lavoro e prepararsi spiritualmente al nuovo periodo dell'anno. Sebbene nel Messale di Paolo VI non ci siano dei formulari propri per questi giorni (ma ci sono nel Messale del 1962, e chissà se verranno recuperati dalla "riforma della riforma"....), tuttavia il novello "Benedizionale" (1992) ricorda e propone di valorizzare le tempora:
1814. La tradizione delle «Quattro Tempora», originariamente legata alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni, può essere opportunamente ravvivata con momenti di preghiera e di riflessione. Mettendo in rilievo il mistero di Cristo nel tempo, la comunità cristiana invoca e ringrazia la provvidenza del Padre per i frutti della terra e del lavoro dell'uomo.
1815. L'inizio, delle quattro stagioni viene ricordato il mercoledì, il venerdì e il sabato dopo la III domenica di Avvento (Inverno), dopo la III domenica di Quaresima (Primavera), dopo la domenica della SS. Trinità (Estate), dopo la III domenica di settembre (Autunno).
In tali occasioni si potrà usare qualche formulario particolare dl preghiera dei fedeli e anche, nelle ferie del Tempo Ordinario, il formulario delle Messe per varie necessità.
1816. Si potrà caratterizzare la Messa vespertina del venerdì o quella del sabato mattina, concludendo l'apposito formulario della preghiera dei fedeli con l'orazione di benedizione proposta qui di seguito e con l'offerta:
- dell'olio in Inverno;
- dei fiori in Primavera;
- delle spighe di grano in Estate;
- dell’uva in Autunno.
Con queste offerte si potranno compiere particolari gesti votivi: ad es. con l'olio accendere o alimentare una lampada fino al Natale; con i fiori, le spighe e i grappoli adornare l'altare per la domenica e farne dono, se è il caso, ad alcune famiglie. Nella domenica è opportuno ricordare il cambiamento di stagione con un apposita intenzione nella preghiera dei fedeli.

Da stasera, invece, inizia la Novena di Natale con le sue "ferie privilegiate" che vanno dal 17 al 23 dicembre (24 è vigilia di Natale). Il documento propone di "armonizzare" in senso liturgico il periodo della Novena in preparazione al Natale, riportando in auge la celebrazione dei vespri (ahimè negletti) e i canti tradizionali, tra cui spiccano, ovviamente, gli inni della seconda parte dell'Avvento e le Antifone "O".
La tradizionale forma della Novena di Natale è una composizione gregorianeggiante del XVIII sec. (1720) opera del sacerdote vincenziano Carlo Antonio Vacchetta. Egli prese parti di salmi, inni e brani della Scrittura, centonizzando e preparando un "piccolo ufficio". La Novena di Natale con le sue popolari melodie si sviluppò inizialmente a Torino, da dove, attraverso i grandi istituti religiosi come i Salesiani e li figli e figlie di San Vincenzo de' Paoli, si diffuse in tutt'Italia e poi in giro per il mondo.
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Dal Direttorio su Pietà popolare e Liturgia:

Le “Tempora d’inverno”

100. Nell’emisfero boreale, nel tempo di Avvento, ricorrono le “tempora d’inverno”. Esse segnano un passaggio di stagione e un momento di tregua in alcuni settori dell’attività umana. La pietà popolare è molto attenta allo svolgimento del ciclo vitale della natura: mentre si celebrano le “tempora d’inverno”, il seme giace sotto la terra in attesa che la luce e il calore del sole, che proprio nel solstizio d’inverno riprende il suo cammino, lo faccia germogliare.
Là dove la pietà popolare abbia istituito espressioni celebrative del cambio di stagione, esse vanno conservate e valorizzate come momenti di supplica al Signore e di riflessione sul significato del lavoro umano, che è collaborazione all’opera creatrice di Dio, autorealizzazione della persona, servizio al bene comune, attuazione del progetto della redenzione.

La novena del Natale

103. La novena del Natale è sorta per comunicare ai fedeli le ricchezze di una Liturgia alla quale essi non avevano facile accesso. La novena natalizia ha svolto effettivamente una funzione salutare e può continuare ancora a svolgerla. Tuttavia nel nostro tempo, in cui è stata resa più agevole la partecipazione del popolo alle celebrazioni liturgiche, sarà auspicabile che nei giorni 17-23 dicembre sia solennizzata la celebrazione dei Vespri con le "antifone maggiori" e i fedeli siano invitati a parteciparvi. Tale celebrazione, prima o dopo della quale potranno essere valorizzati alcuni elementi cari alla pietà popolare, costituirebbe un’eccellente “novena del Natale” pienamente liturgica e attenta alle esigenze della pietà popolare. All’interno della celebrazione dei Vespri si possono sviluppare alcuni elementi già previsti (es. omelia, uso dell’incenso, adattamento delle intercessioni).

Inoltre:


La pietà popolare e lo spirito dell’Avvento

105. La pietà popolare, per la sua comprensione intuitiva del mistero cristiano, può contribuire efficacemente alla salvaguardia di alcuni valori dell’Avvento, minacciati da un costume in cui la preparazione del Natale si risolve in una “operazione commerciale” con mille vacue proposte provenienti da una società consumistica.

La pietà popolare, infatti, percepisce che non si può celebrare il Natale del Signore se non in un clima di sobrietà e di gioiosa semplicità e con un atteggiamento di solidarietà verso i poveri e gli emarginati; l’attesa della nascita del Salvatore la rende sensibile al valore della vita e al dovere di rispettarla e di proteggerla fin dal suo concepimento; essa intuisce pure che non si può celebrare coerentemente la nascita di colui «che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21) senza compiere uno sforzo per eliminare da se stessi il male del peccato, vivendo nella vigile attesa di Colui che ritornerà alla fine dei tempi.

lunedì 13 dicembre 2010

Benedizione dei "bambinelli" per il presepio. Pregare per il papa davanti al presepe

Il Papa ha benedetto ieri le statuine di Gesù bambino recate dai ragazzi romani all'Angelus domenicale. Una bella e pia tradizione, che inoltre incentiva a tener desta nei più giovani la consapevolezza dell'importanza di "fare il presepio", per aver sotto gli occhi la scena della Natività. Benedetto XVI, inoltre, si è raccomandato alla preghiera dei più piccoli della sua diocesi, perchè nel porre il bambinello nella grotta o nella capanna del loro presepe, si ricordino di dire una preghiera per il Papa e le sue intenzioni.

Per imparare a cantare le orazioni e le letture della Messa

Carissimi lettori, oggi desidero segnalarvi una recente iniziativa (che trovate qui), nata da una parrocchia canadese, per aiutare i sacerdoti e gli altri sacri ministri a cantare le proprie parti nelle messe domenicali e festive in forma cantata e solenne. 
Per facilitare quanti non sono versati nella musica, i fratelli della Parrocchia dell'Assunta (Windsor-Ontario) hanno messo in linea tutte le parti - completamente notate - delle Messe secondo il messale tridentino.
A chi, tuttavia, celebra in latino secondo il Messale di Paolo VI, essendo i toni da cantare i medesimi, questo sito può comunque tornare utile ugualmente. Spesso - inoltre - i vangeli delle feste sono proprio gli stessi, e magari anche le collette.
In ogni caso, soprattutto per chi si cimenta nella Messa cantata secondo il rito straordinario, questa risorsa è di ineguagliabile valore. Di frequente - infatti - il sacerdote poco sicuro tende a rinunciare al canto. Invece con le note sotto mano, e potendo esercitarsi, sarà di sicuro più "tentato" di celebrare in maniera più solenne, favorendo la partecipazione dell'assemblea, secondo il desiderio della Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II
113. L'azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo. Quanto all'uso della lingua, si osservi l'art. 36 (L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini...); per la messa l'art. 54 (...Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della messa che spettano ad essi. ..)
114. Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra. Si promuovano con impegno le « scholae cantorum » in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d'anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l'assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente, a norma degli articoli 28 e 30.

domenica 12 dicembre 2010

Memoria della Vergine di Guadalupe, patrona d'America.

Die 12 decembris
Beatae Mariae Virginis de Guadalupe


Anno 1531 Virgo Maria se manifestavit Ioanni Didaco Cuauhtlatoatzin, ex Indorum nativorum stirpe, in colle Tepeyac apud Mexicopolim in territorio nunc Mexici, et in paenula eius mirabiIiter imago permansit, quam illic christifideles adhuc iugiter venerantur. Per hunc virum, fide purissima praeditum, Dei Genitrix et Ecclesiae Mater ad amorem Christi omnes vocat populos.


Nel 1531 la Vergine Maria apparve a san Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un indigeno azteco, presso il colle Tepeyac  a Città del Messico, nel territorio dell'odierno Stato del Messico. Sulla tilma (mantello) di Juan Diego rimase impressa, in modo prodigioso, l'immagine della Vergine, che in quel luogo fino ad oggi i cristiani hanno continuamente venerato. Per mezzo di questo uomo, dotato di fede purissima, la Madre di Dio e della Chiesa chiama tutti i popoli all'amore di Cristo.

Deus, Pater misericordiarum,
qui sub sanctissimae Matris Filii tui
singulari patrocinio plebem tuam constituisti,
tribue cunctis, qui beatam Virginem Guadalupensem invocant,
ut, alacriori fide, populorum progressionem
in viis iustitiae quaereant et pacis.
Per Dominum...

[tr. conoscitiva:
O Dio, Padre di misericordia,
che hai posto il tuo popolo sotto la speciale protezione della Madre del tuo Figlio,
concedi a tutti coloro che invocano la Beata Vergine di Guadalupe di ottenere, con fede operosa,
il progresso dei popoli nelle vie della giustizia e della pace.
Per il nostro Signore... ]



La devozione popolare alla Vergine "morenita", fu più efficace per l'evangelizzazione del Messico e dei popoli dell'America Latina di qualunque altra attività pastorale dei colonizzatori spagnoli. Dal 1531 al 1538 oltre 8 milioni di abitanti nativi del centro America si convertirono al cristianesimo e si fecero battezzare, convinti dal messaggio "inculturato" che vedevano nell'immagine della Vergine indigena che si era definita la "Madre del Dio verissimo" parlando nell'antica lingua locale azteca. Nei lunghi anni precedenti nessuna opera di evangelizzazione era riuscita nemmeno ad avvicinarsi a tali numeri di conversioni e battesimi.
Dopo 480 anni il mantello di fibra di cactus con l'immagine della Madonna prodigiosamente impressa su di esso è ancora perfettamente visibile nella Basilica di Guadalupe, meta di oltre 20 milioni di pellegrini ogni anno. Un mantello del genere normalmente non dura più di 30 anni, dopo di che va in polvere. Questo non è successo all'orginale, mentre altre copie dell'immagine mariana, dipinte sulla stessa tela, non hanno resistito al clima locale più di 7-10 anni.

Approfondimenti sulla storia della Vergine di Guadalupe si possono trovare qui

sabato 11 dicembre 2010

Rallegratevi nel Signore: Domenica "Gaudete"

Anche quest'anno, per introdurci alla III Domenica di Avvento, ascoltiamo l'introito da cui prende il nome, il quale è basato su questo testo di Fil 4,4-5:
Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto: Rallegratevi. La vostra mitezza sia nota a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non siate in ansia per nulla, ma in ogni preghiera fate conoscere a Dio le vostre richieste.
Il versetto è del Sal 84,2: Hai benedetto, Signore, la tua terra: hai liberato Giacobbe dalla schiavitú.


venerdì 10 dicembre 2010

Tempo di ripassare le Antifone "O"

La novena di Natale è dietro l'angolo, ecco il momento di ripassare le antifone maggiori delle ferie privilegiate dell'Avvento.
Potete trovare tutto il necessario (e anche di più), ovvero spartiti, registrazioni, video, e commenti teologici, su questa serie tutta particolare di antifone ai seguenti post:

Le antifone maggiori dette anche antifone "O"



Risorse per la novena di Natale (con le antifone del 16 e 24 dicembre)


La novena di Natale: una gestazione in miniatura (con l'antifona soprannumeraria "O Virgo Virginum") 


giovedì 9 dicembre 2010

Il Papa ai piedi dell'Immacolata a piazza di Spagna

Servizio della televisione vaticana sull'omaggio floreale e il discorso del Papa a piazza di Spagna nel giorno della festa dell'Immacolata Concezione:

mercoledì 8 dicembre 2010

Il Vangelo dell'Immacolata: un appello per la "versione breve"

Mentre mi chiedevo come mai nella solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ci viene fatto leggere tutto il vangelo dell'annuncio dell'Angelo alla Madonna, compreso il brano del "come avverrà questo?", che ovviamente si riferisce al concepimento verginale di Gesù nel grembo di Maria, e non alla di lei immacolata Concezione, sono andato a guardare il Messale del 1962 (detto anche tridentino)... Oh sorpresa: il vangelo di oggi è solo la prima parte del brano lucano (Lc 1,26-28):
In quel tempo nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
I versetti selezionati si concentrano solo sulla "pienezza di grazia" e sul fatto che "il Signore è con te", non invece sul "sì di Maria", che oggi non è assolutamente in primo piano. E' l'iniziativa di Dio gratuita e preveniente che oggi dobbiamo contemplare in Maria. Anzi, il brano intero, che troviamo nella liturgia ordinaria, ingenera quella confusione, che il predicatore deve sempre affrontare e stemperare nel popolo, per cui l'Immacolata Concezione coinciderebbe con il concepimento di Gesù, citato nei versetti successivi che possono fuorviare: "Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù."

Ma se il Vangelo della forma straordinaria è, liturgicamente e omileticamente, più adeguato, non c'è dubbio che le letture della Genesi (3,9-15.20) e della Lettera agli Efesini (1,3-6.11-12), sono certamente più adatte alla solennità odierna rispetto al brano di Proverbi 8,22-35 che troviamo nel rito antico. Bisogna davvero fare dei salti mortali allegorici per interpretare nel contesto odierno un brano che, secondo i commentatori medievali, pur applicandosi in primo luogo a Gesù (Sapienza eterna di Dio), può anche essere - stranamente - riferito alla predestinazione della Vergine.

Come si vede c'è spazio per la mutua "impollinazione" dei riti, soprattutto per quanto riguarda il lezionario.

Per la vostra meditazione e studio personale:
Potete trovare qui le letture del Messale 1962
Qui, invece, le letture della liturgia di Paolo VI

martedì 7 dicembre 2010

San Massimiliano Kolbe, francescano conventuale, e la consacrazione all'Immacolata

San Massimiliano Kolbe, il martire di Auschwitz, è anche il più grande cantore della Vergine Immacolata, patrona e regina dell'Ordine Francescano. Per lei ha lavorato, in suo onore si è speso non solo nell'ultimo momento della vita, ma lungo tutta la sua esistenza. Era un "cavaliere dell'Immacolata" e per lei ha fondato l'associazione mariana della Milizia di Maria Immacolata, un'attiva organizzazione di laici e religiosi dedita alla diffusione del Vangelo con ogni mezzo, all'interno della cultura e della società di oggi, sotto la guida e lo sguardo dell'Immacolata, colei che rimanda a Gesù e dice: "fate quello che vi dirà".
Nei confronti della Vergine Immacolata p. Kolbe propugna la consacrazione: un atto di totale affidamento alle sue mani, per essere come lei e per lei strumento nelle mani di Dio. Questa sera o domani è giorno propizio per seguire l'esempio di San Massimiliano, "santo per il nostro difficile tempo" lo definì Giovanni Paolo II, nell'amore e nel consacrarsi alla Vergine Immacolata:

SOLENNE CONSACRAZIONE ALL'IMMACOLATA (composta da san Massimiliano)

O Immacolata,
Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori
e Madre nostra amorosissima,
Cui Dio volle affidare
l'intera economia della misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente
di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me
e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo,
di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso,
senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di Te:
"Ella ti schiaccerà il capo" (Gn 3,15),
come pure: "Tu sola hai distrutto
tutte le eresie sul mondo intero" (Lit.),
affinché nelle Tue mani immacolate
e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile
per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria
in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo,
quanto più è possibile,
il benedetto regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia
della conversione e santificazione,
poichè ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani,
dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.

V. Concedimi di lodarTi , o Vergine santissima.
R. Dammi forza contro i Tuoi nemici.

ATTO DI CONSACRAZIONE (quotidiano)


Vergine Immacolata, Madre mia, Maria,
io rinnovo a Te oggi e per sempre,
la consacrazione di tutto me stesso
perché tu disponga di me
per il bene delle anime.
Solo Ti chiedo,
o mia Regina e Madre della Chiesa,
di cooperare fedelmente alla Tua missione
per l'avvento del Regno di Gesù nel mondo.
Ti offro, pertanto,
o Cuore Immacolato di Maria, le preghiere,
le azioni e i sacrifici di questo giorno.

lunedì 6 dicembre 2010

Tutta bella sei, amica mia.

Tota pulchra es amica mea, et macula non est in te: favus distillans labia tua, mel et lac sub lingua tua: odor unguentorum tuorum super omnia aromata: jam enim hiems transiit, imber abiit et recessit: flores apparuerunt, vineae florentes odorem dederunt, et vox turturis audita est in terra nostra. Surge, propera, amica mea: veni de Libano, veni, coronaberis.

(Cantico dei Cantici 4,7.11.10; 2,11-13; 4,8)

Nel medievale Liber Tramitis si specifica che questa antifona Tota pulchra es è utilizzata per accompagnare le processioni mariane. Essa è conservata anche nell'ufficio dei primi vespri dell'Assunta nel rito Domenicano, ed è l'unica antifona per i cinque salmi, da cantare all'inizio della salmodia e alla fine. 

L'antifona celebra tutta la vita di Maria Vergine, attingendo da vari versetti del Cantico dei Cantici: ne esalta la bellezza di Immacolata, senza macchia di peccato, Sposa dolcissima come miele e profumata pronta per il suo sposo, richiamata dalla morte (hiems transiit, l'inverno è passato) alla vita (surge, propera, amica mea) per andare incontro a Cristo in cielo (veni de libano...), per essere incoronata regina del cielo (coronaberis).

Composizione medievale polifonica:



Diversa esecuzione qui

sabato 4 dicembre 2010

Un altro cardinale salesiano nella Curia Romana?

Oggi Tornielli (vedi qui) esce con alcune speculazioni a proposito della possibile investitura a Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica del Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, SDB, attuale arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e uomo di provato valore. Ma - c'è da chiedersi - sarebbe davvero saggio portare un terzo cardinale salesiano in una Curia Romana dove già il Segretario di Stato e il Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi fanno parte dello stesso Istituto Religioso? (senza contare l'Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, anche lui cardinale figlio di Don Bosco). Questa concentrazione di seguaci del Santo piemontese non farebbe sorgere quantomeno un sensato dubbio di "salesianizzazione forzata" degli organismi centrali della Chiesa?
E' vero che non ci sono più cardinali sudamericani a servizio della Curia Romana; è vero che bisogna proteggere l'arcivescovo Maradiaga minacciato in patria, ma probabilmente il Papa punterà su un diverso nome, almeno per non offrire il fianco a critiche che, altrimenti, non potrebbero non apparire alquanto giustificate... Siamo Di Bertone?

Vigilate!

Per la serie non solo gregoriano, vi propongo un pezzo intonato al tempo di Avvento, per la vostra meditazione. Un mottetto in cinque parti sulle parole di Gesù che invita i discepoli a vegliare attendendo il ritorno del Signore:
Questa composizione è di William Byrd, uno dei più eccelsi musicisti del Rinascimento inglese. Il mottetto è contenuto in Cantiones Sacrae I (1589). Si presenta in maniera alquanto inusuale per il suo "dipingere il testo" sullo stile del madrigale. Per es. al "galli cantu" (il canto del gallo, l'alba), le voci imitano il verso del volatile, il basso salta di una sesta e parecchie voci hanno note corte e veloci melismi. Al "repente" (all'improvviso), ci troviamo in ritmi abbreviati. La frase "inveniat vos dormientes" è invece un lungo e lento doppio canone, che dovrebbe far rammentare i discepoli sonnolenti. Anche la musica, per l'autore cinquecentesco, deve essere "figurativa", aiutando l'immaginazione del cristiano a costruire nella sua mente la scena evangelica che sta meditando. E' lo stesso principio del "presepio" applicato alla musica. Ulteriore argomento per respingere con forza ogni pretestuoso anti-figurativismo astratto (ereticale), non tanto nella musica, ma soprattuto nell'arte pittorica o scultorea per la chiesa e per la liturgia. Vigilate!

Vigilate, nescitis enim quando dominus domus veniat, sero, an media nocte, an galli cantu, an mane.
Vigilate ergo, ne cum venerit repente, inveniat vos dormientes.
Quod autem dico vobis, omnibus dico: vigilate.
Mc 13,35-37
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!


Spartito disponibile qui


Esecuzione dei "Tallis Scholars".



Qui un'altra esecuzione, da parte dei King's Singers

venerdì 3 dicembre 2010

Sussidio per i canti gregoriani di Avvento

Ringraziando la prolifica Schola Gregoriana Mediolanensis per il suo sforzo di divulgazione del Canto Gregoriano, vi segnalo un fascicolo in PDF disponibile in rete, che raccoglie parecchi canti del proprio dell'Avvento (per es. gli introiti delle quattro domeniche, l'inno del vespro e altri canti di origine ambrosiana). Potete scaricare il sussidio cliccando su questo link, lo vedete in anteprima qui sotto:



Su YouTube vi consiglio di sentire i canti di ingresso d'Avvento dal canale gregoriaansch: la pronuncia è un po' olandese, ma il canto molto bello e intenso, corredato dagli spartiti per il Karaoke (e per imparare il canto). Ecco, per esempio, il canto d'ingresso di domenica prossima, seconda d'Avvento:

Un'analisi mozzafiato e puntuale sulla situazione della Conferenza Episcopale Inglese e la sua linea divergente dal magistero Papale

Il giornalista inglese Dominic Scarborough, che scrive per il Telegraph e per il Catholich Herald, ha recentemente pubblicato un pezzo esplosivo (a dir poco) su The Catholic World Report. Il titolo dell'articolo di approfondimento è Outside the Magic Circle (Fuori dal Circolo Magico). Chi conosce i modi di dire dei "vaticanisti" britannici sa bene che il Circolo Magico è quel sistema di reclutamento dei vescovi che compongono la Conferenza Episcopale inglese, la quale per anni e anni ha autoperpetuato la sua linea liberal-modernizzante-dialogista-antidogmatica, cooptando membri a immagine e somiglianza (ideologica) dei vescovi in essa coinvolti. Il sottotitolo dell'analisi, quanto mai esplicito, dice: "sale la tensione fra la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e i cattolici fedeli all'ortodossia", qui "ortodossia" si intende quella papale, non quella orientale! Anche Vincent Nichols, stando ad alcune affermazioni riportate dall'articolo, pare alquanto aperto nella linea morale e non solo, e dire che qui da noi passa da primo alleato di Papa Benedetto (che l'ha voluto alla sede di Westminster). Pare che i vescovi vedano i liberi blogger cattolici come la loro bestia nera, perchè forniscono controinformazione libera e fedele al Papa, prima dell'avvento della rete inaccesibile e ben silenziata. Eppure il Concilio [Lumen Gentium] dice che i laici, formati e secondo le loro competenze, hanno diritto e dovere di far conoscere alla gerarchia il proprio parere informato, anche su questioni ecclesiali... e non dice che è vietato farlo "via computer"!

Per chi legge l'inglese ecco il link diretto: vale proprio la pena una lettura approfondita.
Per chi fatica con la lingua di Albione, ecco una traduzione automatica: non è granchè, ma meglio di niente. Se qualche anima pia lo traduce, mi segnali il link nei commenti.

giovedì 2 dicembre 2010

Meditazione sulla triste vicenda del giovane diacono che voleva esser sacerdote "ad ogni costo"

Sono rimasto molto, molto, molto colpito dalla tragedia del diacono ventinovenne di Orvieto che in preda all'angoscia si è tolto la vita perchè - a quanto risulta - la Santa Sede avrebbe rimandato la sua ordinazione sacerdotale, che lui aveva già fissato per il 7 dicembre.
Innanzitutto bisogna pregare e affidare lui e i suoi cari all'infinita misericordia di Dio. Ma c'è anche da riflettere e meditare su questa sconvolgente notizia. Desidero farlo, con circospezione e senza offendere nessuno, ma non si può far finta di niente.
La vicenda ha infatti dei contorni alquanto strani e oserei dire incomprensibili: 1) Come mai la Santa Sede (chi poi? La congregazione per il Clero? Si è parlato della Nunziatura...chissà...) dovrebbe intervenire, in maniera alquanto irrituale, nelle competenze del solo Vescovo diocesano? Probabilmente - se l'ha fatto - c'era qualcosa di molto importante ed estremamente urgente che era stato trascurato (o non conosciuto) da altri. Personalmente non ho mai sentito di un caso simile.
Il Codice di Diritto Canonico norma in modo preciso, con i seguenti canoni l'ammissione all'ordine sacro:
Can. 1029 - Siano promossi agli ordini soltanto quelli che, per prudente giudizio del Vescovo proprio o del Superiore maggiore competente, tenuto conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono dotati di tutte quelle altre qualità fisiche e psichiche congruenti con l'ordine che deve essere ricevuto.
Can. 1030 - Soltanto per una causa canonica, anche occulta, il Vescovo proprio o il Superiore maggiore competente possono interdire l'accesso al presbiterato ai diaconi ad esso destinati, loro sudditi, salvo il ricorso a norma di diritto.
Can. 1031 - §1. Il presbiterato sia conferito solo a quelli che hanno compiuto i 25 anni di età e posseggono una sufficiente maturità, osservato inoltre l'intervallo di almeno sei mesi tra il diaconato e il presbiterato; coloro che sono destinati al presbiterato, vengano ammessi all'ordine del diaconato soltanto dopo aver compiuto i 23 anni di età.
2) Come mai il Vescovo afferma che per lui non c'erano problemi a procedere all'ordinazione (e l'anno scorso aveva ordinato diacono il giovane candidato), se già era uscito da due seminari (Molfetta e Fermo, e anche nella diocesi in cui è approdato aveva avuto non pochi problemi)? Capiamo la mancanza cronica di sacerdoti, ma questo non può giustificare il sottovalutare le difficoltà psicologiche (non solo di altro genere) dei candidati. Come mai questo stesso vescovo, non ha sostenuto subito un ricorso alla Congregazione competente. Se davvero, come qualcuno vocifera, era solo un sopruso da parte di qualche monsignorotto, un ricorso canonico avrebbe sciolto come neve al sole ogni resistenza. Tempo ce n'era. Dobbiamo pensare che le cause del rinvio non dovessero essere così leggere.
3) Alla luce del gesto inconsulto e assolutamente non giustificabile del candidato al presbiterato, che si è tolto la vita perchè gli è stato negato - per il momento - l'accesso al sacerdozio, si deve affermare, pur a malincuore, che chi ha fermato l'ordinazione ha fatto la cosa giusta. Il sacerdozio non è un'aspirazione personale. Non può mai essere il "desiderio di una vita". Non ha senso. Solo Dio è l'assoluto, la mancata ordinazione (come l'essere lasciati dalla persona della propria vita, la morte di un caro o altro) non sono per il cristiano un "male assoluto". Neanche il peccato, che è male, è "male assoluto". La vocazione, per di più, è una realtà ecclesiale, non un sentimento soggettivo o un sogno da realizzare "a tutti i costi". Se la Chiesa non ritiene maturo un candidato, non può far altro che frenare. E chi non riesce ad accettare di obbedire alla Chiesa, come può chiedere di esserne ministro?
La Parola di Dio nella prima lettera di san Paolo a Timoteo, a proposito del conferimento del presbiterato, richiama alla cautela ogni vescovo: "Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo. Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno" (1Tm 5,21-22).
4) Certo, ci vogliono delle motivazioni quantomai gravi per posticipare (o impedire del tutto) ad un diacono avviato al sacerdozio di raggiungere l'ordinazione. Ma è evidente che questa prova - per quanto dura- se è vissuta con spirito di obbedienza alla Madre Chiesa che cerca il bene dei suoi figli, non può portare al gesto di togliersi la vita. Non vogliamo pensare a chissà quali peccati o altre nefandezze, che siamo certi non avrebbero potuto non essere note al Vescovo che viveva a stretto contatto con il suo diacono. Ma il gesto in sè è certo indice di squilibrio emotivo e forse anche psicologico, e in tal senso è emerso da una personalità con chiare controindicazioni alla paternità spirituale in mezzo al popolo di Dio.
5) L'itineranza di questo giovane in cerca di ordinazione presbiterale lontano dalla sua diocesi, e di diocesi in diocesi, non è nemmeno questa una realtà molto chiara e normale.
Chi è troppo preso dal "proprio" progetto, dal "mio" cammino, dal "mio" obiettivo, dalla "mia" parrocchia... dal "mio" Dio, rischia di non essere consapevole che il sacerdozio è tutto il contrario. Inizia con il portare la croce con Cristo, l'essere caricati di essa, per poter certo immolarsi con lui: Sacerdos tuae Victimae, victima tui sacerdotii. Ma chi è davvero orientato a Cristo e al servizio del suo popolo, trema al solo pensiero dell'assumere il ministero sacerdotale, e una volta assunto se ne sentirà ogni giorno indegno. Prolungare, anche per qualche anno o indefinitamente, il ministero diaconale, come poteva ferire a morte l'orgoglio di questo giovane?
Pensiamo ai grandi padri dell'antichità: quasi tutti hanno cercato di evitare in ogni modo l'ordinazione presbiterale e peggio ancora quella episcopale: Basilio Magno, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Agostino. Di  quest'ultimo si racconta che venne ordinato sacerdote a Ippona su richiesta del popolo, quasi contro la sua volontà: Agostino non pensava di diventare sacerdote e, per paura dell'episcopato, evitava anche di passare per le città nelle quali era necessaria l'elezione del vescovo. Ma un giorno, essendo stato chiamato ad Ippona da un amico, stava pregando in una chiesa quando un gruppo di persone improvvisamente lo circondarono, lo consolarono ed implorarono Valerio, il vescovo, di elevarlo al sacerdozio; nonostante i suoi timori, Agostino fu ordinato nel 391.


Preghiamo infine il Signore per l'anima del fratello diacono, che in un momento di disperazione, ha posto termine alla sua giovane vita. Questo gesto possa richiamare alle proprie responsabilità i formatori dei seminari, i pastori e gli stessi prelati della Santa Sede, e sia di monito e insegnamento perchè ci si renda sempre conto che non si può ordinare qualcuno "purchè sia celibe" e - d'altra parte - perchè nessuno debba mai pensare di aver "diritto", nonostante tutto e tutti, all'accesso al sacerdozio o a qualunque ministero nella Chiesa. Prima bisogna venire incontro alle fragilità e alle difficoltà di una persona e - se è il caso - farla desistere per tempo dal proseguire. Nel caso presente pare che i formatori avessero fatto la loro parte. Speriamo che il vescovo diocesano non debba aver nulla da rimproverarsi in questo momento di enorme dolore: "Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti....Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno".

Il video dell'ordinazione diaconale del giovane, messo in rete dai suoi amici.
Un testo scritto dal diacono: perchè non l'ha riletto e non ha seguito i propri consigli?
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